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L'intervista

"Sul vaccino serve un'organizzazione che finora non c'è stata". Parla l'immunologo Sergio Romagnani

David Allegranti

"Le persone stanno aspettando il vaccino come un miracolo. Ma se il governo non comincia a organizzarne l’uso fin da ora, si rischia di perdere altro tempo e allora sì che questa storia non finirà più"

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Sergio Romagnani, immunologo, ha fatto ricerca per tutta la vita e di risposte del sistema immunitario se ne intende come pochi al mondo. Dice al Foglio che agli annunci sul vaccino in arrivo per l’anno prossimo devono seguire progetti immediati, ché altrimenti siamo di nuovo punto e a capo: “Sono stati buttati via mesi per la prevenzione della seconda ondata a causa di un ottimismo di maniera e di una faciloneria che adesso scontiamo. Governo e Regioni avrebbero dovuto prepararsi per tempo. Già in primavera scrissi che la app Immuni che sarebbe stato un fallimento. Avrebbero dovuto pensare a organizzare meglio la medicina sul territorio e ad aumentare i posti in terapia intensiva. Tutte cose che negli ultimi quattro mesi si sarebbero potute fare”.

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Sergio Romagnani, immunologo, ha fatto ricerca per tutta la vita e di risposte del sistema immunitario se ne intende come pochi al mondo. Dice al Foglio che agli annunci sul vaccino in arrivo per l’anno prossimo devono seguire progetti immediati, ché altrimenti siamo di nuovo punto e a capo: “Sono stati buttati via mesi per la prevenzione della seconda ondata a causa di un ottimismo di maniera e di una faciloneria che adesso scontiamo. Governo e Regioni avrebbero dovuto prepararsi per tempo. Già in primavera scrissi che la app Immuni che sarebbe stato un fallimento. Avrebbero dovuto pensare a organizzare meglio la medicina sul territorio e ad aumentare i posti in terapia intensiva. Tutte cose che negli ultimi quattro mesi si sarebbero potute fare”.

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Ora c’è un vaccino in arrivo, sarà risolutivo? “Le persone stanno aspettando il vaccino come un miracolo. Ma se il governo non comincia ad organizzarne l’uso fin da ora, si rischia di perdere altro tempo e allora sì che questa storia non finirà più. Uno dei diversi vaccini in allestimento arriverà probabilmente entro la primavera, forse anche prima. È a uno stadio molto avanzato. Ma quando arriverà ci saranno alcune questioni da risolvere e quindi bisogna prepararsi fin da ora. Il vaccino in fase più avanzata deve essere conservato a meno ottanta gradi fino al momento dell’iniezione. Questo significa che serve una organizzazione fin da adesso; dobbiamo pensare già ora ad avere i freezer dove mantenerlo e anche alle strutture idonee per trasportarlo, individuare le sedi in cui verrà fatta vaccinazione e avere chiare le categorie di persone da cui iniziare a inocularlo. Per ora non sappiamo neppure se il governo abbia pronta una lista di tutte le persone che sono già state infettate dal virus e che quindi non avranno necessità di essere inserite prioritariamente, anche se anziane o ammalate, tra coloro che dovranno avere a disposizione le prime dosi del vaccino. Le categorie da individuare come prioritarie, tra coloro che non sono stati finora infettati, ci sono i medici, tutti gli operatori del comparto sanitario, le persone anziane e soprattutto quelle con altre malattie. Il lavoro in previsione del vaccino va cominciato adesso, non si deve aspettare di arrivare impreparati a primavera. Altrimenti ci troveremo di fronte a una nuova situazione di confusione”.

  

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La questione della conservazione, dice Romagnani che ha fatto il ricercatore per tutta la vita, è fondamentale, perché ci sono alcuni reagenti che si conservano solo a meno ottanta gradi fino al momento dell’uso. La fase del trasporto è solo una, ma ce ne sono anche altre. “In Italia dovrebbero arrivare un milione e settecentomila dosi. Non sono poche, ma se la scelta non è stata ben organizzata fin per tempo rischiano di non essere sufficienti. I modi e i tempi sono fondamentali, ma alla base di tutto ci deve essere una strategia organizzativa”.

 

Quella che è mancata finora a livello di prevenzione. Quali sono i rischi adesso in attesa dell’arrivo del vaccino? “Nella previsione più nera nelle prossime settimane o mesi si arriverà al collasso del sistema sanitario. Il che potrebbe significare che quando una persona di una certa età con malattia Covid-19 arriva in ospedale, potrebbe essere necessario decidere se fare di tutto per farlo vivere oppure se sarà impossibile utilizzare tutte le possibilità per evitarne la morte, per carenza di posti in terapia intensiva dedicati. Ritengo che saremo ben presto a questo livello, se la situazione dei contagi continuerà così. E’ vero che diverse attività sono state chiuse, ma questo forse non servirà a risolvere il problema che appare in continuo aggravamento. Probabilmente, un lockdown totale avrebbe lo stesso effetto di marzo e aprile, cioè farebbe crollare drammaticamente i numeri dei contagi nel giro di due tre settimane”.

  

Ma questo andava fatto prima, dice il professor Romagnani. E il tracciamento? “È saltato. Il Cts contava sulla app Immuni, ma questa è stata scaricato solo da 8-9 milioni di persone, un numero assolutamente insufficiente, come del resto era prevedibile nel nostro paese. Aver riaperto le discoteche, cito uno dei casi più eclatanti, è stato un grave errore. Infatti nel periodo agosto-settembre sono stati i contagiati sono stati in grave maggioranza asintomatici, perché erano giovani e non si sono accorti di niente, ma hanno diffuso estesamente l’infezione e questo ci ha fatto entrare in un circuito ormai irreversibile. Infatti quando ci sono tanti casi di persone contagiate e contagiosi ma non riconoscibili come tali, l’entità del contagio diventa irrefrenabile”.

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