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Perché la settimana prossima potrebbe essere quella del lockdown nazionale

redazione

Dal 15 novembre in poi ci si aspetta un appiattimento della curva per effetto delle misure introdotte. In caso contrario l'ipotesi di uniformazione tra regioni non è esclusa

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Ancora dieci giorni, forse anche meno, per valutare se la strategia di un'Italia a colori diversificati sia sufficiente oppure no. Se insomma il lockdown sartoriale cucito su misura dei diversi scenari di rischio, com'è stato ribattezzato, sia riuscito nell'intento di non farci ripiombare in piena primavera. In caso contrario, come ha raccontato al direttore Claudio Cerasa Flavia Petrini, presidente della Società italiana di anestesia, rianimazione e terapia intensiva, “non so se sarà ancora possibile avere regioni con un colore diverso dal rosso”.

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Ancora dieci giorni, forse anche meno, per valutare se la strategia di un'Italia a colori diversificati sia sufficiente oppure no. Se insomma il lockdown sartoriale cucito su misura dei diversi scenari di rischio, com'è stato ribattezzato, sia riuscito nell'intento di non farci ripiombare in piena primavera. In caso contrario, come ha raccontato al direttore Claudio Cerasa Flavia Petrini, presidente della Società italiana di anestesia, rianimazione e terapia intensiva, “non so se sarà ancora possibile avere regioni con un colore diverso dal rosso”.

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Il monitoraggio sul riempimento delle terapie intensive e sub-intensive, che in un numero sempre maggiore di regioni accelera superando le soglie critiche, e il rapporto tra tamponi e positivi in crescita costante (escludendo i tamponi di conferma, le positività sono più del 20 per cento), sono tra le ragioni che hanno fatto chiedere a Filippo Anelli, presidente dell'Ordine dei medici, un lockdown nazionale di almeno un mese. Come ha spiegato lo stesso Anelli sul Corriere, “fra Natale e l’inizio del 2021 i casi di influenza si sommeranno a quelli di Covid e i pronto soccorso saranno pieni di persone con gli stessi sintomi e la paura di aver preso il coronavirus”. Opinione peraltro condivisa dal segretario dell'Anaao Carlo Palermo, secondo cui sarebbe “meglio chiudere per 5 o 6 settimane cercando di abbattere la curva dei contagi”. E in fondo quando Gianni Rezza, responsabile della Prevenzione al ministero della Salute, dice che la “situazione epidemiologica continua a peggiorare in tutto il Paese”, l'intento è anche quello di far capire come niente possa essere più escluso a priori: nemmeno rendere la cartina del paese un monocolore.

 

Oggi il supplemento di indagine sui dati della Campania dovrebbe portare a un'ulteriore inasprimento delle restrizioni che vanno dall'inserimento nella zona arancione all'imposizione della zona rossa, com'è stato chiesto tra gli altri anche dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Ma rimane che l'analisi della cabina di regia non andrà in stand-by. Continuerà a raccogliere dati per tutta la settimana, e tra sabato e domenica potrebbe aggiornare il quadro epidemiologico riferito alla settimana fino al 7 novembre.

 

Il 15, domenica, non è una data casuale: saranno trascorse 3 settimane dall'imposizione delle misure restrittive contenute nel dpcm del 24 ottobre, che già chiudeva bar e ristoranti alle 18. Oltre alla serrata generalizzata per piscine, palestre, teatri e cinema. E nella settimana successiva il dato dei contagi dovrebbe già risentire dell'abbattimento prodotto dal sistema di lockdown locali, entrato in vigore il 4 novembre.

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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è mostrato sempre piuttosto risoluto nello sgombrare il campo da un lockdown generalizzato. Ma se interventi così mirati non dovessero sortire gli effetti sperati, anche per un certo frazionamento di responsabilità che rischia di creare solo confusione nella popolazione, – e con effetti sperati si intende un rapporto tra tamponi e nuovi positivi al ribasso – la settimana prossima potrebbe essere quella in cui tutte le regioni si ritroveranno nella stessa condizione. E il paese in lockdown. 

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