i nuovi assessori di Roma

Chi è Monica Lucarelli, la manager assessore alle Attività produttive e pari opportunità

Lorenzo Marini

“Per Roma non occorre un Ad, ma una leadership democratica”, sostiene l'ingegnere e imprenditrice. Si dice che il primo cittadino l’avrebbe voluta vice sindaco, ma gli zingarettiani abbiano alzato le barricate

La prima volta che si parla di lei è durante un rimpasto della giunta di Gianni Alemanno, nel 2012, ma non se ne fece niente. Poi il suo nome è spuntato nel comitato organizzatore delle Olimpiadi, appuntamento cestinato da Virginia Raggi. Infine, eccola tornare al timone della lista civica per Gualtieri sindaco, la più votata in città dopo il Pd. Così Monica Lucarelli, ingegnere e imprenditrice romana, è entrata in giunta come assessore alle attività produttive e alle pari opportunità. “Il passo indietro sui Giochi è stato ideologico: si temevano sprechi e predominio degli interessi. Di fatto un’ammissione d’incapacità”, commentò all’epoca. Quasi una bestemmia per una come lei cresciuta a pane e azienda. Dopo la laurea in ingegneria meccanica e master in ingegneria dell’impresa, Lucarelli lavora nell’azienda di famiglia, la Ised, che si occupa di information technology. “Ma ho iniziato dal gradino più basso…”, racconta. Prima, come si confà all’educazione dei giovani rampolli, fa esperienze in casa d’altri: Fiat, Ntv (Italo) e Passoni (biciclette in titanio). Negli ultimi anni è stata direttore generale dell’azienda informatica Ns12. Dal 2010 al 2012 è presidente dei giovani industriali di Roma, ruolo che gli consente di intrattenere i primi rapporti con politica e istituzioni, poi guida la Fondazione Insieme per Roma.

   
A Gualtieri viene presentata da Raffaele Ranucci, ex senatore Pd ideatore della lista civica, che ha piazzato in giunta pure l’ex pupillo di Alfio Marchini, Alessandro Onorato. Una gallery su Formiche.net li ritrae tutti insieme appassionatamente a un brindisi prenatalizio a Palazzo Ferrajoli: Gualtieri, Ranucci, Lucarelli e Onorato in pose alla tre moschettieri. Una tecnica prestata alla politica o il piede degli industriali in Campidoglio? Giorgio Meletti, su Domani, la tocca piano, paragonando la sua candidatura a quella di Massimo Calearo, big di Confindustria piazzato in Parlamento da Walter Veltroni nel 2008: “I padroni non hanno mai smesso di fare lotta di classe. Delegando la rappresentanza a esponenti confindustriali, il Pd si sta sempre più suicidando”. 

  
Lucarelli, però, è meno falco di Calearo. “Non mi piacciono gli ambienti di lavoro iper-competitivi”, dice. “Sono nata a Roma nel 1972, anno in cui Enrico Berlinguer viene eletto segretario del Pci e un ragazzo di nome Bill Gates fonda una società che di lì a qualche anno avrebbe mutato i destini del mondo…”, scrive, un po’ civettuola, presentando se stessa. Nonostante i mille impegni, riesce a metter su famiglia. Ha tre figli (Alberto, Alessandro e Turchese) e tiene alla privacy: il profilo Twitter è privato, chiuso agli estranei. 

  
Gualtieri su di lei ha messo la mano sul fuoco e nel Pd si son fidati, ma fino a un certo punto. Si dice, infatti, che il primo cittadino l’avrebbe voluta vice sindaco, ma gli zingarettiani abbiano alzato le barricate. Mentre nella squadra, per tenerla d’occhio (come ha scritto su questo giornale Simone Canettieri), i dem le hanno affiancato Jacopo Pescetelli (ex assessore al I municipio) e Emanuela Mino, fedelissima di Claudio Mancini. “Per Roma non occorre un Ad, ma una leadership democratica”, sottolinea. Contraria alle quote rosa (“mi fanno rabbrividire”), nel 2012 disse: “Io in politica? Non penso sia il momento per me di fare scelte così radicali. In futuro, vedremo…”. 
 

Di più su questi argomenti: