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preghiera

Sia beatificato Fabio Picchi, che ha sempre onorato la cucina avita

Camillo Langone

Una preghiera prima del trigesimo per un cuoco di sinistra e reazionario, che sfidava i menù Capra & Cavoli, lunghi e codardi, dei ristoranti senz’anima. che protegga i poveri cuochi oggi stretti fra virus e guerra

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Sia beatificato Fabio Picchi, il cuoco fiorentino che non ha mai ceduto alla tentazione del menù turistico. Un giorno prima del trigesimo prego per questo cuoco di sinistra e però più reazionario di me, che non cucinava pasta secca perché a Firenze gli spaghetti sono arrivati con la modernità, molto meglio servire pappe, passate, minestre, zuppe, e poi polpette e polpettoni, nomi d’altri, artusiani, tempi… Sia beatificato per la sua fedeltà ai piatti rotondi, all’Antico Doccia Richard Ginori disegnato nella Toscana del Settecento: un cerchio di ceramica bianca, perfetto come la O di Giotto. Sia beatificato per aver prosperato nel centro di una città oscenamente turistica senza tradire il quarto comandamento, sempre onorando la cucina avita ossia perfezionandola, realizzandola nel migliore dei modi con i migliori ingredienti (innanzitutto l’ingrediente entusiasmo), sempre sfidando i menù Capra & Cavoli, lunghi e codardi, dei ristoranti senz’anima. Proponendo anzi imponendo, a colpi di carisma, al Cibreo (il ristorante) così come al Cibreino (la trattoria), sapori forti, e dunque l’olio nuovo che sapeva di olio, e spettacoli hard, e dunque il collo di pollo ripieno che sembrava proprio un collo di pollo. Sia beatificato Fabio Picchi e che protegga i poveri cuochi oggi stretti fra virus e guerra, TripAdvisor e bollette.

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