calmiere e sangue freddo

Caro Urso, fermare l'inflazione con obblighi bislacchi e “moral suasion” non funziona

Per contrastare il caro prezzi l'unica cosa da fare è aumentare i tassi di interesse, come sta facendo la Bce, nonostante le critiche dell'Italia e aggredire le rendite, cosa che l'esecutivo non fa, come dimostra il caso taxi

II ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, fa cose e vede gente. Ma in che modo questa sua intensa attività sociale può contribuire alla lotta contro il caro prezzi? Spoiler: in nessun modo. I rincari sono conseguenza di dinamiche diverse e complesse, dalle quotazioni internazionali dei prodotti energetici all’onda lunga della crisi del 2022, dal boom della domanda di voli agli effetti delle politiche monetarie non convenzionali e della spesa pubblica post Covid.

 

Per contrastarla si può fare una sola cosa: aumentare i tassi di interesse, come sta giustamente facendo la Banca centrale europea, nonostante le critiche bipartisan che riceve dall’Italia.

 

L’altra medicina è l’adeguamento dei comportamenti degli individui: l’aumento dei prezzi serve proprio a trasmettere un’informazione cruciale, cioè che bisogna consumare di meno. Urso spera di riuscire a calmierare i prezzi con obblighi bislacchi (come l’esposizione del cartello coi prezzi medi regionali dei carburanti) oppure esercitando la “moral suasion” sugli intermediari.

  

Il ministro, per esempio, ha chiesto ai rappresentanti della grande distribuzione di mettersi una mano sul cuore, ma questi non potranno che educatamente rispondergli che il business dei supermercati è fatto di margini risicatissimi, quindi eventuali aumenti a monte non possono che ribaltarli a valle. Stesso copione coi distributori di carburanti, settore nel quale peraltro perfino l’Antitrust ha certificato che non ci sono stranezze e quindi c’è ben poco da fare o da lamentare. Anzi, è lo stesso ministero di Urso che – mostrando come i prezzi italiani al netto delle tasse seguano la medesima traiettoria degli altri paesi Ue – ha certificato che “non ci sono speculazioni”.

 

L’unica cosa che l’esecutivo potrebbe fare, cioè aggredire le rendite, è del tutto esclusa, come dimostra la vicenda dei tassisti.

 

Insomma: i ministri fanno la voce grossa nei settori in cui non hanno alcun potere, evitano di intervenire dove dovrebbero, e criticano chi, come la Bce, fa il suo mestiere.

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