Foto di Filippo Attili, Palazzo Chigi, via LaPresse 

Quattordici anni dopo

Miliardi e macerie. Per Meloni, L'Aquila è un monito sul Pnrr

Simone Canettieri

I ritardi sulla ricostruzione e quelli sul Recovery (e quelli di La Russa). “Serve semplificare”, dice la premier

L’Aquila, dal nostro inviato. C’è il sindaco amico della generazione Atreju, Pierluigi Biondi. Poi spuntano il governatore e il commissario per il sisma della generazione Colle Oppio, Marco Marsilio e Guido Castelli. E alla fine, con clamoroso ritardo, ecco Ignazio La Russa, generazione nostalgia-Fiuggi, in modalità silenziosa (“parla la mia presenza”). La premier Giorgia Meloni, deputata aquilana perché è stata eletta qui, si presenta nella città del terremoto con il peso di una quasi generazione di promesse evase: 14 anni di burocrazia, bandi sbagliati, soldi sprecati. Meloni guarda L’Aquila e pensa al Pnrr

Dal 2009 a oggi la ricostruzione delle opere pubbliche si è fermata al 69 per cento. Il concetto va ripetuto: quattordici anni, 69 per cento. Su 2 miliardi di euro di finanziamenti è stato speso un miliardo e mezzo. Se si pensa che con il Pnrr si danno 40 miliardi ai comuni italiani da spendere in cinque anni bisogna farsi il segno della croce. 

Meloni vuole puntellare il piano europeo al contrario dei monumenti della città vecchia, ancora imbragati con le impalcature a distanza di quella notte che segnò 309 vittime. Meloni sta qui per onorare loro. E per promettere: velocità, coordinamento, efficienza. Ciò che è mancato finora sui fondi europei, vista la rata da 19 miliardi di euro ferma ancora ai box di Bruxelles. “C’è un tema di semplificazione: la ricostruzione avrà gli stessi iter semplificativi che avrà ad esempio il Pnrr. Quindi c’è ancora un lavoro da fare e siamo impegnati su quello”, dice infatti la premier prima di entrare nella chiesa delle Anime sante per la messa. 

E così L’Aquila diventa, per pigrizia e realtà, una grande metafora italiana: “La città ha dato l’esempio: è stata resiliente”. “Mica tanto – ci racconta Chiara, titolare del Corner pub – io ancora abito nelle casette di Berlusconi, la città non tornerà più com’era prima. Ha dato uno sguardo al centro?”.  Il vecchio municipio, il convitto dove tre ragazzi andarono a dormire senza più svegliarsi la mattina seguente, l’ex ginnasio, le elementari. I riti vanno comunque celebrati, soprattutto se c’è un nuovo governo in perfetta sintonia con le amministrazioni locali. E dunque il sol della speranza è pronto a sorgere anche qui, nonostante l’evidenza e questo freddo che costringe tutti ai berretti di lana.

“Giorgia in pochi mesi ha fatto più di altri governi in tanti anni: trasferimenti straordinari, codice degli appalti, proroga del personale precario e semplificazioni”, ci racconta il sindaco Biondi, 49 anni di cui 25 di militanza al fianco della capa della destra italiana.  “Con il Pnrr sono in ordine. Abbiamo 200 milioni di euro, compresi i fondi complementari, e abbiamo rispettato tutte le scadenze”, aggiunge. “C’è una grande partecipazione del governo”, dice Marsilio. 

Si parlotta a lungo nel parco della Memoria, in attesa che inizi la cerimonia al cospetto di La Russa, che tarda di cinquanta minuti facendo impazzire il cerimoniale (salta infatti la visita a Palazzo Margherita d’Asburgo, madama d’Austria, che abitò anche dove adesso c’è il Senato). 

Sicché nella città della lentezza, per colpa dei ritardi, occorre andar veloce. Il presidente del Senato e quella del Consiglio si salutano, con bacio e abbraccio, davanti alla chiesa. Poi La Russa se ne va, direzione Roma e poi forse Milano. Perché le condizioni del Cav. tengono in ansia tutta la maggioranza

Meloni ha fatto di tutto per essere presente qui a L’Aquila. Nonostante la giornata densa, iniziata con il bilaterale con Pedro Sánchez. Un gioco di specchi nel nome della dissimulazione. In pubblico, nel salone dei Galeoni, reciproca e fredda cortesia istituzionale senza darsi mai del tu  per non irritare los amigos di Vox. Stesso ragionamento, a parti inverse, per l’ospite e leader socialista dello Psoe a  cinque mesi dalle elezioni politiche. Il quale fa sapere di essere a Roma nel nome di un tour che ha già fatto tappa a Malta e Cipro. A tu per tu l’incontro, raccontano a Palazzo Chigi, è andato “in maniera fantastica”. Su immigrazione e flessibilità sui conti europei.

Dopo una mattina impegnativa, la missione aquilana nel tardo pomeriggio. Meloni si commuove in chiesa mentre l’arcivescovo Giuseppe Petrocchi legge i nomi delle 309 vittime. Non promette nulla di inedito in questo rito stanco delle commemorazioni. L’importante è che il Pnrr non faccia la fine della ricostruzione de L’Aquila. O forse che vada tutto bene e i pianeti si allineino.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.