Foto di Guido Calamosca, via LaPresse 

equilibri interni

Schlein, Bonaccini e la presidenza del Pd. Oggi il confronto decisivo

Redazione

Che il governatore diventi presidente del Partito democratico, non è ancora detto. Dopo la telefonata di ieri tra i due ex sfidanti, oggi l'incontro decisivo che svelerà la scelta della segretaria

"Un ruolo di primo piano". È quello che avrà Stefano Bonaccini. È quello che promette la neosegretaria del Pd Elly Schlein. Oggi l'incontro, mentre il 12, domenica, c'è l'assemblea nazionale. L'appuntamento di questo venerdì sarà sulla presidenza: il tema Schlein l'ha comunicato al suo ex sfidante nella telefonata di ieri sera. Ma in quel colloquio telefonico, promesso entro 48 ore il 3 marzo e arrivato solo all'ultimo, non si è raggiunto nessun accordo. Che il presidente del Pd sarà Stefano Bonaccini perciò non è detto, anche se i suggerimenti interni sembrano convergere verso quella direzione.

  

Secondo Romano Prodi, al quale negli scorsi giorni si è vociferato potesse andare la presidenza del partito, è chiaro che se nelle urne i voti si sono divisi e quasi per metà sono andati a Bonaccini, allora non c'è dubbio che al presidente emiliano debba essere riconosciuta la sua parte. In che forma essa si concretizzi non è per nulla scontato. E i segnali dell'incertezza della segretaria sono ben visibili: "Ce la sta facendo sudare, ma Schlein dovrebbe dare la presidenza a Bonaccini e poi prendersi i due capigruppo" è quanto avrebbe detto, secondo Repubblica, un esponente molto vicino al presidente emiliano.

   

L'esitazione di Elly Schlein ha creato non poca insofferenza in Bonaccini, tanto che ieri mattina, a L'aria che tira, il presidente dell'Emilia-Romagna è arrivato ad alludere a "un'emorragia silenziosa" interna al partito che potrebbe colpire i riformisti dem che non si sentono più rappresentati. Al di là dei malumori, la formazione della segretaria, che continua comunque a giocare sul mistero delle sue scelte, si può intuire. Stefano Bonaccini presidente. Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, rispettivamente capegruppo di Camera e Senato, sostituite - per dare un segnale di discontinuità. E due esponenti riformisti in segreteria, perché anche la loro rappresentazione non venga meno. In questo modo, la leadership di Elly Schlein e il suo orientamento non potranno essere messi in discussione.