Sull'inflation reduction act americano, la premier non è riuscita finora ad articolare un pensiero diverso dalla coniugazione del verbo “preoccupare”. Quanto ci metterà a capire che non riguarda solo l'Europa ma la competitività dei singoli paesi?
Spinto dall’esigenza umanamente comprensibile di riempire la propria agenda quotidiana di non temi, di argomenti fuffa, di polemiche inventate, e spinto dunque dal dovere per così dire primario di dedicare la propria attenzione ad argomenti rilevanti come il futuro dei rave, il futuro del Pos, il futuro del Mes, il futuro dello Spid, il futuro dei No vax, il futuro dei contanti, il governo italiano, negli ultimi mesi, ha scelto in modo diversamente lungimirante di dedicare a un argomento cruciale per il destino del nostro paese un livello di attenzione simile a quello che si può facilmente riscontrare in un bambino dopo un paio d’ore passate con un joystick in mano per cercare la giusta skin per affrontare l’ultimo Pass battaglia di “Fortnite”. L’argomento cruciale a cui facciamo riferimento coincide con un acronimo di tre lettere: Ira. Ovverosia: l’inflation reduction act, il piano anti inflazione, e ultra protezionista, varato ad agosto dall’Amministrazione Biden per rafforzare la sicurezza economica ed energetica degli Stati Uniti, per convincere le imprese internazionali a investire negli Stati Uniti a colpi di sussidi senza precedenti e per spingere le famiglie americane a comprare americano. Totale del pacchetto: 370 miliardi di dollari.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE