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nei panni del pd

Com’è difficile fare la vecchia opposizione al nuovo governo

Claudio Cerasa

Giorgia Meloni ha costretto i propri avversari a fare i conti con una realtà molto diversa da come era stata prospettata in campagna elettorale. E di fronte a un sovranismo che cambia, un Pd che non riesce a cambiare è un danno anche per il futuro del paese

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Mettetevi per un attimo nei panni del Pd e provateci voi a fare opposizione a Giorgia Meloni. Provateci voi a dire a Meloni, dopo aver detto per molti anni che la politica ha bisogno di più donne, che la prima donna presidente del Consiglio non offre sufficiente spazio alle donne. Provateci voi a dire a Meloni, dopo aver detto per molti anni che la politica ha bisogno di più giovani ai vertici della cosa pubblica, a condizione che quei giovani non abbiano un nome che inizi con “Matte” e un cognome che finisca con “enzi”, che la destra al potere, guidata da una politica che oltre ad essere la prima donna premier è anche uno dei più giovani capi di governo d’Europa, non si occupa dei giovani. Provateci voi, dopo aver detto per molti mesi che il Pd deve tornare a parlare anche agli elettori non delle Ztl, a dire a Meloni, la quale viene dalla Garbatella, a Roma, e la cui famiglia abita a due passi da Casal Palocco, periferie romane immortalate da Nanni Moretti con la sua Vespetta ai tempi di “Caro diario”, che la destra è al soldo dei ricchi, dei poteri forti, della finanza brutta e cattiva. 

Provateci voi a dire a Meloni, dopo aver detto per molti mesi che l’agenda Draghi è il vangelo della sinistra progressista, che la manovra di Meloni, che come riconoscono gli stessi consiglieri dell’ex premier è al 90 per cento identica alla manovra che avrebbe fatto l’ex premier, è una manovra estremista, irresponsabile, anti europeista. Provateci voi a dire a Meloni che il problema della manovra, come sta dicendo in questi giorni il Pd dopo aver messo per molti mesi al centro della propria agenda politica il rischio che la destra al governo avrebbe sfasciato i conti, è aver speso troppo poco per il caro bollette, lasciando indirettamente intendere che Meloni avrebbe dovuto attingere a pieni mani dal debito pubblico andando inevitabilmente a sfasciare i conti del paese. Provateci voi a dire, dopo aver individuato per molti anni nello spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi il termometro giusto per misurare l’affidabilità di un politico, che Meloni è un pericolo per l’Italia, quando da mesi lo spread sonnecchia che è una meraviglia. Provateci voi, poi, a dire che il Reddito di cittadinanza e il Superbonus non andavano modificati, dopo che a luglio il Pd ha riempito di applausi Mario Draghi quando in Senato, nel suo ultimo discorso da premier, ha sostenuto la necessità assoluta di cambiare i criteri che regolano tanto il Superbonus quanto il Reddito di cittadinanza. Provateci voi, poi, a dire che l’agenda Meloni, sull’energia, è irresponsabile, quando Meloni, anche su questo tema, non ha fatto altro, almeno finora, che sfidare anche i conservatorismi del suo partito, tirando dritto, come si dice, sia sull’indipendenza energetica dalla Russia, come voleva Draghi, sia sui rigassificatori, come voleva Draghi, sia sulle trivellazioni dei fondali italiani alla ricerca di gas, come chiedeva Draghi.

Provateci voi a dire, dopo aver detto per molti mesi che l’elemento più pericoloso della destra di governo era la sua ambiguità sulla Russia, che la destra di governo, che mercoledì scorso ha votato in massa una risoluzione al Parlamento europeo che condanna la Russia di Putin definendola uno stato terrorista e che chiede all’Europa di continuare con la politica delle sanzioni contro la Russia e di non mollare di un centimetro nell’invio di armi all’Ucraina, che la destra di governo è ambigua sulla Russia, quando sono gli alleati potenziali del Pd, oggi, ad aver mostrato ambiguità sul putinismo (il M5s non ha votato a favore della risoluzione in Europa e alcuni dei potenziali leader del Pd, come Elly Schlein, le armi in Ucraina, fosse per loro, smetterebbero di inviarle). Provateci voi, poi, dopo aver considerato come una priorità assoluta per la democrazia italiana sconfiggere alle urne Berlusconi e Salvini, a considerare Meloni, che alle urne ha doppiato Berlusconi e Salvini, come un vero pericolo per l’Italia. Volevano l’agenda Draghi? Eccola. Volevano una premier atlantista? Eccola. Volevano una donna premier? Eccola. Volevano una giovane premier? Eccola. Volevano un volto delle periferie? Eccolo.

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Fare opposizione, oggi, per l’opposizione, è un mestiere complicato, perché Meloni ha costretto i propri avversari a fare i conti con la realtà di una maggioranza che è molto diversa rispetto a come gli avversari l’avevano descritta in campagna elettorale, così diversa che anche il Terzo polo è diviso rispetto alle valutazioni sul futuro della maggioranza, e mentre Carlo Calenda continua a sostenere che il governo “durerà sei mesi” Matteo Renzi è convinto che il governo “arriverà almeno fino alle elezioni del 2024”. Ragioni per combattere la maggioranza post sovranista ci sono, dall’assenza di politiche pro crescita agli occhiolini agli evasori passando poi dal tafazzismo strategico sull’immigrazione e sulla non chiara capacità di emancipare l’Italia dall’abbraccio mortale con i nazionalisti europei, ma dopo un mese di governo si può dire senza paura di essere smentiti che il governo si capisce cosa vuole, nel bene e nel male, mentre per l’opposizione non si può dire lo stesso. La strada è lunga, il tempo c’è ma per costruire lentamente un’alternativa, oltre ad avere delle leadership toste, carismatiche e riconoscibili, il Pd e le opposizioni dovrebbero riconoscere che, di fronte a un sovranismo che cambia, un’opposizione che non riesce a cambiare è un pericolo non solo per il futuro dell’opposizione ma anche per il futuro dell’Italia.

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