Michele Anzaldi (LaPresse)

La Rai e la Lega

Salvini, il canone, l'Italexit della tv. Parla Michele Anzaldi

Marianna Rizzini

“Ma perché, pur potendo, la Lega non ha mai fatto nulla almeno per ridurre la tassa Rai?", si chiede il deputato di Italia viva e segretario della Commissione parlamentare di Vigilanza. Azzerare il canone? "Significherebbe far diventare l’Italia primo paese europeo senza servizio pubblico radiotelevisivo"

“Il canone Rai è la tassa più odiata dagli italiani. Questo è un dato di fatto. Ma bisognerebbe riflettere seriamente sul perché, considerato oltretutto che gli italiani spendono volentieri per Netflix, Disney+ e altro”. Il deputato di Italia Viva e segretario della Commissione parlamentare di Vigilanza Michele Anzaldi, nel giro di due giorni, ha sentito prima Matteo Salvini annunciare l’eventuale azzeramento del canone, in caso di vittoria del centrodestra (“dall’anno prossimo”, ha detto il leader della Lega, “mi impegno perché la tv pubblica campi di pubblicità e ascolti…I radical chic potranno dire cosa sono 90 euro... io penso che si possa azzerare il canone Rai per aiutare qualche italiano a mangiare due volte in più”), e poi ha sentito la Lega dire di volerlo solo togliere dalle bollette della luce, il canone.

 

“Ma perché”, si domanda Anzaldi, “pur potendo, la Lega non ha mai fatto nulla almeno per ridurlo, il canone, questa tassa appunto odiosa per il cittadino? Dico di più: la Lega in un modo o nell’altro governa la Rai da anni, prima con Marcello Foa presidente e ora con l’ad Carlo Fuortes che ha dato alla destra cinque direttori su otto – Tg2, Isoradio, Tgr, Rainews, Rai Parlamento. Poi ci sono le innumerevoli assunzioni esterne. E’ stato lottizzato di tutto e però la parola canone, in questi anni, non è stata pronunciata. Eppure, quando io, tempo fa, ho lanciato su change.org una petizione sul tema, ho raccolto 25 mila firme in pochissimo tempo, segno che l’argomento è sentito”. Ma l’abolizione totale vorrebbe dire azzerare, oltre al canone, anche il servizio pubblico.

 

Significherebbe andare verso l’Italexit della tv”, dice Anzaldi: “Significherebbe far diventare l’Italia primo paese europeo senza servizio pubblico radiotelevisivo, con l’informazione in mano solo alle televisioni private. La Rai deve rispettare il contratto di servizio ed eliminare gli sprechi, questo sì, se non vogliamo che diventi una nuova Alitalia. Io ricordo ancora quando la Rai finiva in prima pagina sui giornali, e quando di Rai volevano scrivere le penne migliori dei quotidiani. Adesso regna il silenzio. E si capisce, da un certo punto di vista: a forza di lottizzare, e di far diventare la tv un marchettificio, nessuno parla perché tutti in qualche modo ci campano, sulla Rai”.

 

Ma insomma che cos’è stata, la sparata di Salvini, vista la fulminea retromarcia? “Salvini dice che la Rai può vivere solo di pubblicità, allora però dovresti togliere il tetto, andando a creare squilibri anche sul fronte privato. Quindi ecco il dietrofront e il rilancio sul tema ‘si tolga il canone dalla bolletta’. Ma ricordo in proposito che la Ue ha già imposto lo scorporo dalla bolletta elettrica, per motivi di trasparenza e rispetto della concorrenza. Su questo siamo in ritardo. Io ho presentato un disegno legge in materia, l’unico”.

Come fare a non far riesplodere l’evasione, diventata tristemente famosa quando per pagare il canone c’era il bollettino postale? Anzaldi spiega che il suo disegno di legge prevede la creazione di una bolletta separata solo per il canone Rai:  un mese (o ogni due mesi se la cadenza è bimestrale) l’utente paga la bolletta elettrica e il successivo la bolletta solo per il canone. “E quando dico che la mia è l’unica proposta in materia”, dice Anzaldi, “lo dico perché è inutile fare dichiarazioni come quella di Salvini a Pontida quando non si è stati in grado, con la Rai piena di persone vicine alla Lega, di riflettere su una soluzione. Vuoi togliere il canone? Vuol dire che vuoi togliere il servizio pubblico. Non lo vuoi togliere? E chi paga? Sempre Pantalone, cioè lo stato. Ripeto: il problema vero è capire perché la Rai non è più competitiva, a cominciare dal web. Per non parlare del tabù: dobbiamo per forza avere tre testate d’informazione? Possibile che in Italia sia impossibile parlare di newsroom? Abbiamo bisogno di un servizio pubblico che funzioni bene e di qualcuno che intervenga con decisione. Sono cose che potrebbero essere fatte da un governo coraggioso che non cerca il consenso, non certo durante una campagna elettorale. Ma si dovrà intervenire, se, lo ribadisco, non si vuole vedere un altro caso Alitalia”. 

 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.