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centrodestra

Freni&Leo, i volti economici di Salvini e Meloni

Marianna Rizzini

Il sottosegretario al Mef che ha sostituito Durigon e il tributarista alla prova della campagna elettorale sono figure che dialogano tra di loro e che sembrano essere l'una l'alter ego dell'altra. Pacati e mesti, hanno poco da condividere con i loro capi di partito

Del centrodestra sono parte integrante, ma è come se venissero da Marte. Nel senso che Federico Freni e Maurizio Leo – il primo sottosegretario al Tesoro succeduto un anno fa al leghista Claudio Durigon, il secondo responsabile economico di Fratelli d’Italia – parlano con toni e modi poco salviniani e poco meloniani, pur restando veicolo e ispirazione di contenuti per i due leader. E insomma chi l’avrebbe mai detto, dicono in zona Mef, che “l’avvocato”, così è chiamato Freni, quarantaduenne esperto di diritto amministrativo e docente, sarebbe diventato uomo chiave per le cosiddette, come sottolinea un insider del Mef, “trattative impossibili”?

 

Fatto sta che nell’estate dello scontento draghiano, dopo la caduta del governo, i collaboratori, consulenti ed estimatori del premier proprio a Freni guardavano, dentro e fuori dal ministero, quando si trattava di tradurre in realtà e compromesso le frasi lanciate in aria, sul web e in piazza da Salvini. “Meno male che c’era Freni…”, andava dicendo uno sconsolato osservatore della non distesa mediazione sul superbonus, alludendo alla relativa pacatezza dell’uomo che Salvini ha scelto, ma che di Salvini non ha né il lessico né una somiglianza di forma, e che persino nell’aspetto è quanto di più diverso possa esistere dal leader leghista (“si guardino gli occhiali e le giacche”, scherza un amico di Freni che lo descrive “vestito come un milanese a Roma”, e non soltanto perché a Milano il sottosegretario ci ha lavorato a lungo).

 

L’altro uomo pacato, Maurizio Leo, già candidato nel 2020 alle suppletive per il collegio di Roma centro contro l’attuale sindaco pd Roberto Gualtieri, è colui che abbassa di un decibel, presso gli avversari, le parole di Giorgia Meloni, ma anche colui che “di tremontiano non ha nulla”, dice un esponente di FdI che pur apprezza il celebre ex ministro del Tesoro ora candidato di punta nel partito che è dipinto dai sondaggi come primo tra i contendenti. È accaduto dunque che, nell’estate di campagna elettorale improvvisa, Leo scrivesse a Repubblica missive come quella pubblicata dal quotidiano il 19 agosto: “Caro Direttore, la flat tax sembra diventato il nuovo tormentone… Le scrivo, quindi, con l’auspicio di meglio illustrare la posizione e le proposte di Fratelli d’Italia e nella speranza di stimolare un dibattito sereno e saldamente ancorato al tecnicismo tributario, avendo quale obiettivo — di certo comune a tutti —  il bene del paese. La posizione di FdI sul tema è chiara da tempo e – voglio rivendicarlo – coerente, nonché responsabile: riteniamo necessario un percorso graduale che, partendo dalla flat tax incrementale, passi per un progressivo appiattimento e semplificazione delle aliquote Irpef, fino ad arrivare, valutata compiutamente la compatibilità finanziaria, ad una aliquota unica…”. 

 

Fatto sta che, fin dai tempi della campagna elettorale a Roma per il seggio lasciato vacante da Paolo Gentiloni, Maurizio Leo si aggirava per la città con il pallino del duello “cavarellesco e di contenuti” con Gualtieri, professore come lui sebbene in campi diversi. Già più volte parlamentare, ex assessore al Bilancio nella giunta Alemanno nei giorni in cui il “problema del debito” diventava spettro fisso in Campidoglio, Leo oggi è considerato papabile per posti economici di peso nel day after elettorale. Esattamente come Freni sul fronte leghista, con la differenza che Freni è già, dice un amico, “al posto giusto per lui”, dopo aver conosciuto la Lega da avvocato, prima, e da consulente, poi, uomo-ponte tra Roma e Milano e tra Nord e Sud.

 

Professore a contratto di diritto processuale amministrativo presso l’università Luiss Guido Carli, da anni Freni parla con gli uomini dei ministeri e delle istituzioni e con il mondo delle Pmi. Non figlio d’arte – il padre lavorava in un banco di frutta e verdura ai mercati generali e la madre come insegnante – Freni è noto, dicono nella Lega, “per essere uno che le norme se le può scrivere da solo”, avendo peraltro difeso il partito in varie vicende. Salvini l’ha conosciuto allora, anche se il suo interlocutore era più spesso Roberto Calderoli.

 

Al momento di sostituire al Mef la colonna laziale di Salvini Claudio Durigon, il suo profilo mite ha vinto su altri più intransigenti. Freni è l’uomo del catasto, nel senso della trattativa sul tema, e del dialogo sulla delega fiscale oltre che sul suddetto superbonus, anche grazie agli ottimi rapporti con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli e con il capo del Dipartimento affari giuridici di Palazzo Chigi Carlo Deodato, già giudice del Consiglio di stato, forse per via del comune passato tribunalizio. Lo si sente dire spesso che la politica “o è compromesso o non è”, almeno quanto si sente Maurizio Leo ritirare fuori termini tipici del “duello cavalleresco” con Gualtieri.

 

E mentre Freni – candidato nella prospettiva post-elettorale di un incarico semi-tecnico, melomane incallito e lettore di classici russi specie ora in tempi di guerra – si trova alle prese con la questione “Aiuti 2” e, in tandem con la moglie avvocato, con i primi giorni di scuola delle figlie di sei e otto anni, Maurizio Leo, che da assessore doveva tenere a bada non pochi colleghi sul tema multe, abusivismo e sicurezza (senza però usare frasi di modello “sceriffo”), oggi è impegnatissimo, sempre in prospettiva post-voto, sul non tranquillo tema “crisi d’impresa”. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.