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Il caso

In Puglia, gli (ex) emilianisti invadono il Terzo polo. Candidato Massimo Cassano

Gabriele De Campis

Vane le proteste dei calendiani baresi che contestano l’ingresso di esponenti vicini al governatore Michele Emiliano e le procedure statutarie. Carfagna capolista alla Camera nei quattro listini, con il manager di Arpal numero due nel plurinominale di Bari. Bellanova capolista al Senato

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Da Canossa a Cassano (Massimo). Le aspettative di vedere ai blocchi di partenza delle politiche un terzo polo scevro da commistioni con i trasformismi in Puglia sono evaporate con la diffusione delle liste di Carlo Calenda e Matteo Renzi, e con il disimpegno di parte della dirigenza locale delle varie formazioni liberali. L’ingresso in Azione degli emilianisti di Puglia popolare, capeggiati da Cassano ha avuto un impatto dirompente sulle liste. Alla Camera, nei quattro listini proporzionali, è capolista il ministro Mara Carfagna, con i numeri due appannaggio dei popolari: l’ex sottosegretario occupa il posto d’onore a Bari, Carlo Laurora a Foggia, Antonio Buccoliero a Lecce, a Taranto c’è Massimiliano Stellato, vicino alla Lega nelle ultime comunali ioniche (disastrose per il centrodestra).

Al Senato in extremis è stato cambiato il capolista: non più l’ex premier Matteo Renzi (che aveva annunciato di avviare la campagna elettorale nel borgo di Melendugno, luogo simbolo del Tap), ma il viceministro Teresa Bellanova (capolista anche in Sicilia). Al secondo posto c’è Nunzio Angiola, parlamentare ex 5S e responsabile delle aree interne di Azione, terza Titti Cinone, segretario regionale dei calendiani, quarto il riferimento pugliese dei renziani, Lorenzo Frattarolo.

 

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La protesta contro l’invasione degli “ultracorti” emilianisti, però, ha lasciato tracce. Il direttivo del circolo di Bari - in una riunione surreale tra il capoluogo pugliese e la Colombia, dove si trovava Donato Bonifazi, responsabile locale - ha diffuso un documento feroce contro la leadership nazionale. Eccone alcuni passaggi. Qui il rilievo politico: “La nascita di un polo liberal-democratico non può affondare le sue radici nel trasformismo politico. Il programma presentato il 18 agosto da Carlo Calenda contiene forti contraddizioni con la figura politica del candidato Massimo Cassano, autorevole esponente del governo Emiliano in Regione Puglia. Non si può combattere un sistema di potere clientelare, assistenzialista, inefficace, anti-sviluppo e culturalmente retrogrado, affidandosi ad alcuni dei suoi più autorevoli protagonisti”. Poi una recriminazione procedurale, avendo proposto altri nomi per le liste, tra cui quello della accademica Michela Pellicani, parente del noto sociologo Luciano: “Chiediamo inoltre ai sensi dell’articolo 19.4. del vigente Statuto che il Collegio dei probiviri verifichi la rispondenza delle candidature ai criteri stabiliti dallo Statuto”.

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Anche dirigenti locali renziani protestano contro Cassano (che in una intervista di una paio d’anni fa aveva definito “Michele Emiliano come Berlusconi”), chiedendo a Matteo Renzi “di mantenere integri i valori del progetto”. Ma nelle liste, di fatto, ci saranno i liberi calendiani e renziani e gli emilianisti (fino a un minuto fa) dell’arcipelago cassaniano, con il politico barese che saluta Emiliano con parole tranchant, passando all’opposizione in Regione: “Sono orgoglioso di parlare il linguaggio della verità contro i populismi di destra e di sinistra a cominciare dalla necessità assoluta che ogni territorio sia disponibile a contribuire alla realizzazione di una rete industriale di termovalorizzatori, di gassificatori o rigassificatori. La crisi energetica ha ridicolizzato quanti in Puglia si sono schierati contro il Tap lisciando il pelo ad un ambientalismo datato ed inconcludente”. La reazione del centrosinistra? I consiglieri dem chiedono la convocazione del parlamentino regionale per votare una legge che farebbe decadere Cassano dal ruolo di dg Arpal…

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