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In sicilia

La rumba di Musumeci: "Pronto a fare un passa di lato. Sono un presidente scomodo ma non mi dimetto"

Ruggiero Montenegro

"Non è una resa, è una scelta di responsabilità. Ricevuto attacchi indicibili dal fuoco amico", ha detto il presidente meloniano, che tuttavia non ha chiuso alla possibiltà di ripresentarsi. La scelta del centrodestra sul prossimo candidato all'Ars potrebbe avere effetti fino in Lombardia

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Tolgo il disturbo, anzi no. Vediamo. È la rumba di Nello Musumeci, ormai da settimane al centro della polemica siciliana, sponda centrodestra, con vista sulle regionali dell'autunno. "Dopo i ballottaggi si riuniranno a Roma i leader del centrodestra. Ho detto alla mia leader Giorgia Meloni, che ringrazio per la tenacia la perseveranza e la passione con cui ha difeso la mia ricandidatura, se al tavolo nazionale il mio nome dovesse risultare divisivo sono pronto a fare un passo di lato": prende tempo, ne fa una questione di responsabilità, il presidente della Sicilia che questa mattina, in conferenza stampa a Palermo, ha provato a fare chiarezza sulle prossime mosse. 

Ma il futuro a quanto pare può attendere ancora un po': "Non mi sono mai arreso nella mia vita pubblica e privata, tranne quando il Padreterno ha voluto chiamarsi mio figlio. Non so cosa sia la resa, non è una resa e neppure mi dimetto: ho un impegno con il popolo siciliano e fino all'ultimo giorno continuerà il mio impegno", ha assicurato Musumeci, allontandando così le ipotesi di dimissioni circolate in questi giorni dopo che, intervenendo tra i fischi all'inagurazione di una mostra all'Università di Catania aveva detto: "Presto Toglierò il disturbo".

Una dichiarazione che seguiva di qualche ora l'ennesimo attacco del presidente forzista dell'Assemblea regionale siciliana Ginafranco Micciché - "ricandidando Musumeci il rischio di perdere è altissimo”. Parole su cui il governatore è tornato oggi.  "Ho ricevuto attacchi indicibili dal fuoco amico. Sono un presidente scomodo ma credo nella coalizione del centrodestra, ritengo che l'unità del centrodestra sia un valore da tutelare e salvaguardare", ha aggiunto, allontanando ogni ipotesi romana: "Io non svendo la mia terra per un posto al parlamento nazionale, io sono di un'altra pasta".

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E allora: "O vengo messo nelle condizioni di raccogliere nei prossimi 5 anni quello che abbiamo seminato o altrimenti mi metto da parte", ha ribadito Musumeci sottolineando la volontà "che la coalizione torni a vincere e a continuare lungo la strada del cambiamento".  Il come poi si vedrà, nessuna porta sembra chiusa per davvero, lascia intendere il governatore, che in fondo non ha escluso nemmeno un colpo di coda. 

Ma nel frattempo la partita va avanti, con il centrodestra chiamato a individuare la candidatura alternativa. E sarà una partita delicata - la candidatura di Lagalla a Palermo lo ha insegnato - perché ancora una volta la caolizione dovrà pesarsi, con effetti che potrebbero arrivare fino a Milano. Fino a oggi la consuetudine nel centrodestra era quella di ricandidare il presidente uscente. Oggi questo metodo potrebbe non esserci più e presto ragionamenti analoghi toccheranno alla Lombardia. Più volte in questi mesi Fratelli d'Italia ha agitato la minaccia di non sostenere Attilio Fontana e rimettere tutto in discussione. Tensioni acuite dal risultato delle recenti amministrative che hanno aumentato la forza elettorale dei meloniani. 

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