Il caso

Musumeci: "Presto toglierò il disturbo". Si riapre la lotta fratricida nel centrodestra

Redazione

Il governatore siciliano ha annunciato che non si rincadiderà alle prossime elezioni regionali. Se l'uscita di scena fosse confermata si riaprirebbe la partita per la scelta del nuovo candidato del centrodestra

Nello Musumeci non si ricandiderà alle prossime elezioni regionali siciliane. “Presto toglierò il disturbo”, ha dichiarato in tono sibillino durante il suo intervento per l’inaugurazione di una mostra su Sant’Agata all’Università di Catania. Con questa mossa il governatore, in campagna elettorale da cinque anni, cambia all’improvviso gli scenari politici per le prossime regionali in Sicilia. Musumeci pare quindi pronto a fare un passo indietro, logorato com'è dagli attacchi da parte della sua maggioranza di centrodestra e in particolare del presidente dell’Ars e leader di Fi in Sicilia, Gaetano Micciché – che nell’ennesima intervista al Corriere della Sera lo ha accusato di non “passare la palla”.

 
L’uscita di scena del governatore, se confermata, riaprirebbe la partita per la scelta del nuovo candidato del centrodestra, sulla quale si peseranno i rapporti di forza anche tra i leader nazionali della coalizione, con Giorgia Meloni che ha sostenuto la ricandidatura di Musumeci e che contesterà a Lega e Forza Italia l’aver costretto all’eventuale passo indietro il governatore uscente. Potrebbe ripresentarsi quello che è già successo a Verona, con la coalizione che ha corso divisa: FdI a sostenere Sboarina – che è al ballottaggio – FI e Lega con Tosi. Secondo i vertici siciliani di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni non era al corrente della decisione presa da Musumeci ed è rimasta spiazzata. Mentre Ignazio La Russa ha improvvisato una spiegazione: “Non ho parlato ancora con lui, né con Giorgia e i dirigenti del centrodestra. Noto che si tratta di una dichiarazione al futuro e non al presente”.

  
E se la minaccia di non ricandidarsi fosse un bluff per stanare gli alleati? Per il momento non ha sortito l’effetto sperato, a giudicare dal silenzio che regna in tutta la coalizione. Rotto soltanto da fonti leghiste: “Tenere il centrodestra unito, con una candidatura condivisa e vincente, era e rimane il nostro impegno con i siciliani”. Come a dire: per noi non cambia nulla, morto un Musumeci se ne fa un altro.

  
La situazione è tutt’altro che idilliaca anche nel centrosinistra. Il via libera alle primarie non sta acquietando il campo progressista. Anzi. Pd e M5s stanno gestendo problemi non indifferenti; i Dem sul nome da lanciare per le consultazioni e il M5s che, nome a parte - Luigi Sunseri, Nuccio Di Paola e soprattutto Giancarlo Cancelleri - si deve misurare anche con l’ipotesi scissione. Per inciso, Cancelleri era una creatura di Luigi Di Maio, che per non perdere il treno regionali ha quasi ultimato la trasformazione “contiana”. A pesare come una spada di Damocle sul grillino è però l’incognita terzo mandato – essendo Cancelleri al secondo-, tema che fa tremare tutto l’ambiente M5s e sul quale si prevedono nuove bagarre interne.

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