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L'intervista

Toti apre a Di Maio: "Condivide l’agenda Draghi ed è benvenuto al centro"

Gianluca De Rosa

Il governatore della Liguria è l'ideologo di un grande rassemblement centrista che possa accogliere anche l'ex capo politico del M5s: “È evidente che uno dei tre o quattro ministri che ha lavorato a più a stretto contatto con il presidente non possa essere escluso”. Anche se l'operazione rimane molto complessa

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“Se il perimetro del centro sarà l’agenda Draghi è ovvio che Di Maio ci sta dentro”. Giovanni Toti, governatore della Liguria, ma soprattutto ideologo di un grande rassemblement centrista – “il centro è come l’abito grigio: non passa mai di moda e, soprattutto, è indispensabile”, scherza – non ha alcuna preclusione nei confronti del ministro degli Esteri ed ex capo politico del M5s ormai in rotta totale con il suo partito. “Se il consesso umano del centro sono tutti coloro che hanno sposato l’agenda Draghi e ritengono sia utile proseguirla nella prossima legislatura è evidente che uno dei tre o quattro ministri che ha lavorato a più a stretto contatto con il presidente non possa essere escluso”, ribadisce. “Poi ovviamente sarà lui a dire quel che vorrà fare”.
 

L’ex segretario del Pd Matteo Renzi, l’ex dirigente di Forza Italia Giovanni Toti, ora, forse, anche l’ex capo politico del M5s Luigi Di Maio, questo centro rischia di somigliare sempre di più al partito dei fuoriusciti. “Io – dice Toti – rigirerei la questione: se tante persone oggi sono a disagio nel loro partito evidentemente c’è uno squilibrio nell’attuale geometria politica. La verità è che le scorse elezioni hanno archiviato la seconda Repubblica, incarnata dai grandi duelli Prodi-Berlusconi, ma per adesso non ce n’è una terza. E’ questa la vera origine di questo affollamento al centro”. Chi saranno i prossimi ad aggiungersi alla lista? La domanda sorge spontanea: anche per i “draghiani” della Lega Giancarlo Giorgetti e Massimiliano Fedriga il destino è al centro? Una settimana fa parlando con il Foglio lo auspicava l’ex candidato sindaco del centrodestra a Torino Paolo Damilano (anche lui fuoriuscito dalla coalizione di centrodestra). “Lo so, l’ho sentito dopo la sua decisione”, spiega Toti. “Credo però che la sua rimarrà una speranza e dalla Lega non uscirà nessuno. Come dicevo c’è un disagio dentro tutti i partiti, ma in questo momento c’è chi lo coglie e ne trae le conseguenze e chi invece borbotta nei corridoi, ma al momento del dunque si nasconde sotto il tavolo”. E al governatore ligure, è inutile dirlo, piacciono più i primi. “Se questo nuovo centro deve nascere nello spirito di Draghi – dice – allora è un posto per coloro che ci mettono la faccia, come ha fatto lui che poteva essere ricordato come il salvatore dell’euro e invece è a palazzo Chigi a lavorare per il bene del paese”.


Siamo comunque alla fantapolitica, l’area Draghi esiste, ma il centro per adesso è poco più che un’idea. L’operazione è molto complessa: come si mettono d’accordo i tanti litigiosissimi attori? Toti che con quella aspirazioni ha fondato con il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro Coraggio Italia e con lo stesso è già riuscito a litigare conosce bene il problema. “Mettersi insieme è complicato”, ammette. “Per questo occorre fare una serie di tappe. La prima è individuare il perimetro dell’area Draghi: buon governo, libero mercato, posizionamento internazionale. Poi, dato che in tanti hanno un attaccamento al proprio simbolo, non facciamo un partito, ma costruiamo una federazione di tutte le forze politiche e civiche nazionali e locali che si riconoscono in questo governo. Solo a questo punto si seleziona la classe dirigente”. Il metodo? “Non ci troverei nulla di male se si ricorresse alle primarie come ha suggerito il deputato di Italia viva Luigi Marattin”.

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