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la città ducale

Parma, tra l'evaporazione M5s e una destra retrò. Chi succederà a Pizzarotti?

Giovanna Pavesi

Il centrosinistra si è raccolto attorno al nome di Michele Guerra, assessore alla Cultura della giunta uscente. Meloni non segue gli alleati sull'ex sindaco Vignali e va da sola, con un proprio uomo. Cinque stelle non pervenuti

Più di 600 persone candidate nelle diverse liste e dieci aspiranti sindaci, tutti maschi. Dieci anni dopo il risultato che ha portato, il 25 maggio 2012, Federico Pizzarotti, all'epoca esponente di punta del Movimento 5 Stelle, alla guida della città, Parma torna alle urne per scegliere il suo nuovo primo cittadino. E lo fa dopo una lunga campagna elettorale, iniziata con qualche ritorno, come quello dell'ex sindaco Pietro Vignali (che oggi corre per il centrodestra), con delle coalizioni unite, come quella del centrosinistra, raccolta sotto il nome di Michele Guerra (attuale assessore alla Cultura della giunta Pizzarotti, ma soprattutto protagonista di Parma Capitale 2020+21), con qualche (inevitabile) dissapore e con la corsa in solitaria di Fratelli d'Italia.

Sarà Michele Guerra il successore di Pizzarotti? Nel frattempo il M5s a Parma è scomparso

Il Movimento 5 Stelle, che con Parma conserva una relazione complicata, dopo la spaccatura avvenuta a seguito dell'espulsione di Pizzarotti nel settembre del 2016, risulta essere il grande assente di questa tornata elettorale, non avendo espresso nessun candidato e non avendo presentato alcuna lista. Michele Guerra, docente universitario di Cinema presso l'ateneo di Parma e candidato per il centrosinistra, è appoggiato dal Partito democratico, Effetto Parma (il progetto politico di cui il sindaco uscente è presidente), Onda progressista liberale ecologista referendaria, Cantiere riformista, Parma La Sinistra Coraggiosa e, infine, dalla lista che porta il suo nome (Michele Guerra sindaco). Ha accettato la possibilità di candidarsi nella primavera scorsa, quando il suo nome è stato probabilmente l'unico in grado di unire le diverse voci dell'area. Tra le “critiche” mosse alla coalizione c'è quella di aver unito partiti e gruppi che, al momento, in Consiglio comunale siedono nei banchi di maggioranza e opposizione.

Lega e Forza Italia sull'ex sindaco Vignali. La Meloni si sceglie un candidato tutto suo

Pietro Vignali, ex primo cittadino (dal 2007 al 2011) e candidato per il centrodestra, ha deciso di ripresentarsi. Nel settembre del 2011 fu costretto alle dimissioni, dopo una serie di accuse e arresti per corruzione che colpirono alcuni funzionari comunali (l'operazione, denominata “Public Money”, indagò diverse persone). Nel 2013 venne messo ai domiciliari per peculato e corruzione e, sempre nello stesso anno, il tribunale del Riesame di Bologna annullò il provvedimento cautelare. Nel 2015 ha patteggiato due anni di reclusione con pena sospesa per i reati di peculato e corruzione, corrispondendo al Comune un risarcimento. Nel marzo 2020, ha ottenuto la riabilitazione dal tribunale di Bologna. L'anno scorso, la Corte d'Appello di Bologna ha condannato il ministero della Giustizia a un risarcimento nei suoi confronti per l'irragionevole durata del procedimento e per i danni non patrimoniali subiti, soprattutto rispetto alla sua carriera politica. Oggi è sostenuto da Forza Italia, dalla Lega, da Sicurezza e decoro per quartieri e frazioni, da Ambiente e salute e dalla lista che porta il suo nome (Vignali sindaco).

Dario Costi, il primissimo in città a decidere di candidarsi, è architetto, docente universitario e direttore del Laboratorio di ricerca sulla Smart City. Per la sua campagna elettorale, ha scelto come simbolo un paio di scarpe da ginnastica, che utilizza a tutti gli incontri pubblici, e si è “autoinvitato” a cena dai cittadini che volessero conoscere il suo progetto. Lo ha sostenuto fin dall'inizio Carlo Calenda con Azione, che, per primo, in primavera, è venuto a Parma ad appoggiarlo. In città, per le comunali, è supportato da Civiltà parmigiana, Un progetto di comunità, Generazione con Parma e Ora (la sua lista).

Ecco tutti i candidati sindaco "minori"

Giampaolo Lavagetto, medico ed ex assessore della giunta Vignali, per questo appuntamento elettorale corre da solo con la lista Per Parma 2032. Priamo Bocchi è il candidato di Fratelli d'Italia, che a Parma ha scelto di non appoggiare il candidato di centrodestra Vignali. Nel novembre 2020 è stato oggetto di polemiche perché, mentre si svolgeva, in streaming, una seduta del Consiglio comunale, Bocchi (allora coordinatore cittadino di FdI) aveva pubblicato, sulla sua pagina Facebook, un fotomontaggio (poi rimosso), in cui si vedeva la schermata di una videoconferenza con, al posto di un partecipante, l'immagine di un uomo, di spalle, senza le mutande. La sua didascalia recitava: “Clamoroso! Durante la discussione della mozione Buetto sul sostegno all'approvazione della proposta di legge sulle misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale e all'identità di genere un hacker ha fatto irruzione nel Consiglio comunale di Parma a distanza”.

Con questo messaggio, Bocchi avrebbe criticato l'oggetto della discussione, specificando che l'uomo in foto non era lui e che il suo gesto era stato pensato per “rimarcare l'inopportunità e l'inutilità di una discussione del genere, svolta all'interno di un Consiglio comunale, riguardante una mozione pretestuosa e relativa all'approvazione di una proposta di legge (la legge Zan) che viene già discussa in Parlamento”. Il giorno seguente alla pubblicazione, Bocchi si è dimesso da coordinatore del partito, che aveva reagito al suo gesto, prendendone le distanze.

 

Enrico Ottolini, ambientalista, è il candidato sindaco di Europa Verde. Andrea Bui, dell'area di sinistra, è sostenuto da Potere al popolo e da Rifondazione Partito Comunista e Pci. Marco Adorni, docente, si candida con L'altra Parma, mentre Gaetano Vilnò, agente finanziario, è appoggiato da Noi siamo davvero. Luca Galardi, infine, si presenta con la lista 3V – Verità Libertà. Al voto andranno 146.939 cittadini, che in queste settimane, oltre ai candidati, hanno visto sfilare, uno dopo l'altro, leader di partito, che hanno tarato questioni nazionali al territorio (da Enrico Letta a Matteo Salvini, da Giorgia Meloni a Matteo Renzi). Dalla tornata elettorale, sono state escluse le uniche due candidate: Michela Canova, ex sindaca di Colorno (Parma), e Roberta Roberti, attualmente in Consiglio comunale, entrambe ricusate dall'Ufficio elettorale, sono state definitivamente tagliate fuori dalla competizione elettorale prima dal Tar, che ha respinto il loro ricorso di essere riammesse alla tornata elettorale, e poi dal Consiglio di Stato.