PUBBLICITÁ

I referendum sulla giustizia

Il sindaco di Mantova, Palazzi, spiega perché voterà  “Sì” malgrado Letta

Gianluca De Rosa

L’elenco degli amminstritatori del Pd pronti ad appellarsi alla libertà di coscienza si allunga: "Su tanti aspetti il Parlamento non ha mosso un passo e dubito lo farà nell’anno elettorale. Per questo che mi sono convinto, su quasi tutti i quesiti, a votare in maniera favorevole", dice il primo cittadino dem

PUBBLICITÁ

L’elenco dei sindaci del Pd pronti ad appellarsi alla libertà di coscienza si allunga. Anche Mattia Palazzi, sindaco Pd di Mantova, il prossimo 12 giugno andrà a votare per i referendum sulla giustizia e lo farà per barrare il Sì. “Andrò a votare sapendo che venuti meno i quesiti di maggiore percezione sociale, legalizzazione della cannabis ed eutanasia, difficilmente sarà raggiunto il quorum”, spiega. E però lo farà contro l’indicazione del suo partito. Il segretario Enrico Letta ha tracciato la strada: il Pd è per il no su tutti e cinque i quesiti.  “Lo capisco”, ci spiazza Palazzi. “La scelta del segretario parte da presupposti giusti: le questioni poste richiamano, per essere sciolte coerentemente e in modo organico, un intervento legislativo. Così come è indubbio che alcuni quesiti chiedono di abrogare norme nelle quali sono contenute anche disposizioni sacrosante, insieme ad altre che invece andrebbero abrogate. Ma c’è un punto che non può essere eluso: su tanti di questi aspetti il Parlamento non ha mosso un passo e dubito lo farà nell’anno elettorale. Per questo che mi sono convinto, su quasi tutti i quesiti, a votare sì, auspicando che sia uno stimolo per le Camere a mettere mano alle storture evidenti presenti in alcune norme”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


L’elenco dei sindaci del Pd pronti ad appellarsi alla libertà di coscienza si allunga. Anche Mattia Palazzi, sindaco Pd di Mantova, il prossimo 12 giugno andrà a votare per i referendum sulla giustizia e lo farà per barrare il Sì. “Andrò a votare sapendo che venuti meno i quesiti di maggiore percezione sociale, legalizzazione della cannabis ed eutanasia, difficilmente sarà raggiunto il quorum”, spiega. E però lo farà contro l’indicazione del suo partito. Il segretario Enrico Letta ha tracciato la strada: il Pd è per il no su tutti e cinque i quesiti.  “Lo capisco”, ci spiazza Palazzi. “La scelta del segretario parte da presupposti giusti: le questioni poste richiamano, per essere sciolte coerentemente e in modo organico, un intervento legislativo. Così come è indubbio che alcuni quesiti chiedono di abrogare norme nelle quali sono contenute anche disposizioni sacrosante, insieme ad altre che invece andrebbero abrogate. Ma c’è un punto che non può essere eluso: su tanti di questi aspetti il Parlamento non ha mosso un passo e dubito lo farà nell’anno elettorale. Per questo che mi sono convinto, su quasi tutti i quesiti, a votare sì, auspicando che sia uno stimolo per le Camere a mettere mano alle storture evidenti presenti in alcune norme”.

PUBBLICITÁ

 

Il sindaco cita anche un precedente. “Nel 1987 gli italiani votarono sì ai quesiti referendari tra i quali quello sulla responsabilità civile dei magistrati. Si schierarono per il sì anche la Dc e il Pci, forse anche per non perdere di fronte a quesiti posti da Psi e radicali. Dopo quella vittoria il Parlamento varò la legge sul ‘Risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati’. Fu una risposta, in realtà diversa dal quesito, ma una che quantomeno riconosceva il problema”. Ma andiamo nel merito. Il punto più sentito dai sindaci è quello della legge Severino, i suo colleghi di Bergamo, Pesaro e Torino – Giorgio Gori, Matteo Ricci e Stefano Lo Russo – dicono che sarebbe stata meglio se a modificarla fosse stato il Parlamento, ma poiché così non è stato, è giusto abolirla. “La penso come loro. La Severino contiene punti sacrosanti, come la incandidabilità con sentenza definitiva ad esempio per reati di mafia, ma anche punti che sono un’evidente ingiustizia. Mi riferisco ovviamente alla sospensione dalle funzioni per pubblici amministratori con condanna di primo grado. Questo punto della Severino abolisce  la presunzione di non colpevolezza solo per i pubblici amministratori e non per i parlamentari. Perché? E’ una estortura che lede un principio costituzionale. Per questo, pur ritenendo mal posta la questione voterò si”.

 

PUBBLICITÁ

Uno dei quesiti più controversi è invece quello sulla custodia cautelare che abroga la possibilità di usare la carcerazione preventiva nel caso di “pericolo di reiterazione del reato”.  C’è chi dice che ci sarebbe il pericolo di lasciare in libertà persone che possono commettere delitti anche gravi. “La mia valutazione su questo punto precede quella sui possibili rischi. O si ritiene che l’elemento della reiterazione del reato sia sbagliato in sé e pertanto va abrogato o si ritiene, come io ritengo, che il problema stia nell’uso che se ne fa. Allora il punto non è togliere questo elemento ai giudici, ma semmai valutarli in caso di eventuale abuso di questo strumento”.

 

Sulla custodia cautelare dunque niente Sì? “Esatto, non ritirerò la scheda perché il problema non credo nasca da una norma troppo ampia sulle esigenze cautelari, ma di un certo modo di vedere l’indagato come già colpevole. Mentre voterò sì al quesito sulla valutazione dei magistrati”. E le ingerenze sull’autonomia dei magistrati? “Il diritto  non è una scienza esatta e nessuna norma, nemmeno la migliore possibile, garantirà dagli errori. Ciò che ci si aspetta è che qualcuno valuti, giudichi e dia un peso a quegli errori. Un chirurgo può sbagliare un intervento e non per questo gli impedisci di operare, ma se sbaglia sovente le valutazioni sull’intervento da eseguire allora qualcuno lo giudica e quantomeno non lo fa più operare. Garantismo per me è questo, è giustizia giusta”.
Infine, la separazione delle carriere. “Il quesito non definisce la separazione delle carriere ma delle funzioni, che è cosa ben diversa. Ma sarebbe comunque un passo avanti, per cui voterò sì”.
 

PUBBLICITÁ