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L'intervista

“In Forza Italia non hanno coraggio. Le coalizioni? Cooperative elettorali”. Parla Toti

Giampiero Timossi

Il leader di Italia al Centro e presidente della Liguria vede il tramonto del partito del Cav.: "Quel che resta della sua classe dirigente ha come unico scopo salvaguardare la sopravvivenza della specie. Da anni l’unica costante è quella di non contraddire mai Berlusconi, almeno in sua presenza”

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Goodbye Forza Italia. Per capire cosa sta davvero accadendo nell’universo forzista non basta far tappa ad Arcore o aver applaudito gli interventi della convention di Napoli.  Può invece aiutare l’esperienza di chi doveva rinnovare il partito e disegnare un futuro dopo Silvio Berlusconi, “portando a termine il rito della successione, quello che in Francia è stato fatto da Pompidou con De Gaulle, quando il gollismo si è rinnovato, il Generale è salito nell’olimpo della storia Repubblica e ha lasciato spazio a una nuova classe dirigente”, racconta Giovanni Toti, leader di Italia al Centro e governatore della Liguria. “E oggi possiamo dire che la Francia sia stata salvata dal macronismo”, continua l’ex esponente di Forza Italia. Qualche sera prima un altro centrista, il senatore di Italia Viva Matteo Renzi aveva citato Macron, a “Porta a Porta”, più o meno le stesse volte nelle quali domenica il Cagliari aveva tirato nella porta del Venezia: una decina.

 

Il presidente della Liguria sorride: “Magari soffriamo di provincialismo, però credo che due anni di pandemia e una guerra scatenata dalla Russia invadendo l’Ucraina richiedano risposte complesse”. Ora Toti non lo fa ma si potrebbe citare ancora il presidente George Pompidou: “Non è sufficiente essere un grande uomo, serve esserlo nel momento giusto”. Questione di tempi. “Quanto accaduto alla vigilia della convention di Napoli sembra davvero il delitto perfetto, una serie di errori clamorosi, qualcosa che non apparteneva in passato alla storia di un partito che sulla comunicazione sapeva cosa fare. Mettiamo tutto in fila: prima della convention di Napoli, Berlusconi va a Treviglio, cambia linea su Putin e sull’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina, l’ufficio stampa di Forza Italia prova ad aggiustare il tiro e peggiora le cose, intanto la convention napoletana ovviamente si sgonfia. Si poteva fare peggio?”

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Difficile, ma quel che vede Toti è un quadro decisamente decadente, “Berlusconi è stato un grande statista europeo, ha ottantacinque anni ed è naturale che sia meno presente sulla scena internazionale, purtroppo credo che gli venga raccontato un quadro non propriamente conforme alla realtà”. Come la trama di ‘Goodbye Lenin’”, un film, dove a una donna della Germania Est veniva nascosta la caduta del Muro di Berlino. “Qualcosa di simile, il fatto è che quel che resta della classe dirigente di Forza Italia ha come unico scopo quello di salvaguardare la sopravvivenza della specie, una sorta di evoluzione darwiniana, che prevede da anni un’unica costante, quella di non contraddire mai Berlusconi, almeno in sua presenza”. Questione di altri appuntamenti persi. “Salvini? E’ lui che potrebbe portare a termine il rito della successione, però ora che non si possa armare l’Ucraina per garantirle il diritto alla difesa, prima sosteneva che uno doveva imbracciare il fucile contro chi gli aveva parcheggiato l’auto davanti al passo carrabile. Sembrava già destinato a diventare il leader del centrodestra, poi si è come distratto. In questo momento Giorgia Meloni è almeno l’unica che dice la verità, ma centrodestra e centrosinistra ormai sono solo cooperative elettorali”.
 

Così prima e dopo aver incontrato Mario Draghi a Palazzo Chigi, Toti ha pochi dubbi: “Mi sembra che Forza Italia sia alla resa dei conti. Cosa faranno donne e uomini come Gelmini, Carfagna, Brunetta, Gianni Letta probabilmente meno ascoltato di prima, lo stesso Tajani? Come prima cosa dovrebbero avere un progetto politico e idee coerenti. Ripeto: mi risulta che facciano parte di una formazione che vuole la resa dell’Ucraina. Il dissenso della Gelmini probabilmente rientrerà, nasce dalla necessità di dare risposte a un seguito fatto di parlamentari, consiglieri regionali, sindaci che lei indubbiamente ha. Carfagna è brava a sostenere la propria immagine, saprà aspettare, per il momento non vedo la possibilità di un loro passaggio altrove. Per il futuro del paese invece vedo solo due risposte: proporzionale e Draghi-bis dopo, perché, solo per citare un aspetto, non è affatto semplice realizzare entro i 2026 tutte i progetti finanziati dal Pnrr.  A problemi complessi servono risposte complesse e politici in grado di fornirle”. Come diceva quel presidente francese “ogni problema risolto ne fa nascere altri, in genere più difficili”. Au revoir Pompidou.

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