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Il retroscena

Rifiuti, il no di Grillo. Draghi va avanti: "Ora Gualtieri costruisca l'impianto"

Il termovalorizzatore della Capitale manda in tilt la maggioranza: il test alle Camere

Simone Canettieri

Dietro allo strappo del M5s in Cdm c'è stato l'input del Garante prima che di Conte. Adesso i grillini sono pronti a non partecipare al voto quando il Dl arriverà in Parlamento

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E’ tornato “Beppe Kirill”. Il patriarca della chiesa ortodossa del M5s, capelli bianchi anche lui come Cirillo I di Mosca ma senza barbone, è l’ispiratore dello strappo grillino in consiglio dei ministri sull’inceneritore di Roma. Altro che Giuseppe Conte. Certo, l’ex premier va in tv. Capitalizza il distinguo. Dice che si è sentito “umiliato e ricattato” e che la transizione ecologica prima di tutto. Ma dietro all’astensione del M5s sul dl Energia – l’articolo 13 dà potere al sindaco della capitale  in veste di commissario  del Giubileo di costruire il termovalorizzatore – c’è proprio il garante del Movimento. Grillo lo aveva promesso la settimana scorsa all’adorata Virginia Raggi, l’ex regina del Campidoglio (e dei rifiuti). E’ stata la mano di Beppe, e il governo si è disunito. 

Il capo del M5s dunque è tornato. A contratto, come si sa. Ma non diteglielo, altrimenti si infuria. E ieri, pensando di essere finito in un anno lontano, comunque prima del 2018, si è esibito in un piccolo show. Con un breve video, inviato al convegno del M5s sulle comunità energetiche, ha rivendicato l’input sull’inceneritore dato ai suoi ragazzi. Se l’è presa con “i competenti della spazzatura, dei termovalorizzatori e del vecchio”. E alla fine ha definito il M5s “gli incompetenti del nuovo”. Quanta nostalgia per queste parole polverose.

Diventate finanche grottesche quando sempre Grillo ha attaccato i giornalisti presenti in sala. A bordo di una macchina del tempo ha parlato di titoloni, li ha definiti competenti del nulla, ha fatto la vittima nei confronti della stampa, ha detto che tutti vogliono attaccare il M5s (cose da far sganasciare i polli, e anche Conte, che per due anni e mezzo da premier è stato riverito e sventolato, specie dalla tv pubblica). Ma questo è folclore.

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Adesso c’è una questione politica non banale sulla storia dei rifiuti romani, diventata una questione nazionale. Al punto da volare sopra la testa del governatore del Lazio Nicola Zingaretti (i poteri attributi dal governo al sindaco permettono di andare in deroga al piano regionale dei rifiuti che non prevede questo tipo di tecnologia, avversata dal M5s laziale che fa parte della giunta regionale). L’altro giorno in Consiglio dei ministri Draghi ha tenuto il punto. Non ha fatto scorporare l’articolo 13 dal decreto, come chiedevano M5s e Dario Franceschini. Tanto che qualcuno, a fine seduta, ha sentito dire al premier: “Adesso però Gualtieri lo dovrà costruire davvero questo impianto perché noi lo abbiamo difeso, e ci siamo impegnati”. 
Poco prima, in Cdm, la discussione sui poteri da conferire al sindaco in versione commissario del Giubileo era stata accompagnata da un dibattito serrato fra la delegazione grillina e il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani. I ministri M5s, capitanati da Stefano Patuanelli, hanno precisato così: “Incenerire è obsoleto a prescindere, e Gualtieri ha già dichiarato l’intenzione di volere un termovalorizzatore. Di cosa parliamo?”. Cingolani, che al momento della nomina venne considerato del M5s, si è rivolto alla fronda: “Allora capisco che la vostra è un’opposizione preventiva”. Il premier però ha tenuto il punto ed è andato avanti: niente scorporo dell’articolo che conteneva il passaggio contestato. Da qui l’astensione pentastellata, che ricorda una dinamica simile a quella che già vide protagonista la Lega sul  coprifuoco.

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Cosa succederà adesso a questo decreto? I ministri grillini assicurano che non ci sarà una crisi di governo sui rifiuti della Capitale. E che insomma una soluzione si troverà. L’iter del provvedimento inizierà dalla Camera. La data non è stata ancora fissata. Al momento la linea dei vertici del M5s è quella di non partecipare al voto quando sarà in discussione l’articolo su Roma. Per la gioia di “Beppe Kirill”, il patriarca tornato a comandare la chiesa ortodossa del M5s. Come da contratto.
 

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