Dal Cdm al 31 marzo e oltre

La road map verso la fine dell'emergenza Covid. Parla il sottosegretario Pierpaolo Sileri

Marianna Rizzini

"L’incremento dei casi è in corso in molti paesi comparabili all’Italia e in nessuno di essi si notano al momento particolari criticità di salute pubblica", in ogni caso tutte le decisioni saranno "prese basandoci sui dati scientifici” dice l'esponente di governo

E’ il giorno in cui (oggi) in Consiglio dei ministri sarà definito un crono-programma di accompagnamento di uscita dallo stato di emergenza. “Grazie al green pass abbiamo evitato chiusure come invece accaduto in altri paesi. Se siamo in una fase nuova è grazie alla campagna di vaccinazione e dobbiamo insistere perché milioni di persone devono fare ancora la prima dose”, ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, aggiungendo che il 91 per cento degli over 12 ha ricevuto la prima dose. Ma mentre ci si avvicina alla fine ufficiale dello stato di emergenza (31 marzo), si assiste a una sorta di resurrezione del Covid, con aumento dei contagi.

Il premier Mario Draghi ha già ribadito di non voler prorogare l’emergenza, e al momento la pressione sugli ospedali e sulle terapie intensive resta entro i limiti, ma c’è chi teme: e se la quinta ondata non fosse controllabile nella “normalità” come si spera? Ci si domanda intanto se ci si poteva e doveva aspettare una recrudescenza del virus. “Vedremo nei prossimi giorni e settimane se questo rimbalzo dei casi si consoliderà”, dice il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: “Soprattutto, vedremo se e quanto si rifletterà sul sistema sanitario. Le ragioni? Direi soprattutto la progressiva diffusione della sottovariante BA.2, ancora più contagiosa di Omicron, e il rallentamento delle terze dosi. L’incremento dei casi peraltro è in corso in molti altri paesi comparabili all’Italia: Francia, Germania e Gran Bretagna – tra gli altri. In nessuno di essi si notano al momento particolari criticità di salute pubblica”.

 

In questi giorni si deve però comunque pensare a quale possa essere la road map per contenere i contagi e gestire i ricoveri, ferma restando la linea della fine-emergenza. “Come sempre”, dice Sileri, “sarà presa una decisione basandoci sui dati scientifici e tenendo sempre sotto controllo i dati sui ricoveri, ma sicuramente verrà utilizzata la stessa gradualità e proporzionalità che è stata adottata nell’introdurre le misure di contenimento, alcune delle quali, come le misure di distanziamento o il green pass rafforzato, rispondono a esigenze che oggi sono venute meno”.

C’è chi si chiede se ci sarà bisogno di una quarta dose (anche per i non fragili) o se l’estate e i vaccini fatti dalla maggioranza degli over 12 continueranno a lavorare per noi. Sileri più che di quarta dose parlerebbe “di richiamo, come quello influenzale — che ogni anno viene indicato per le fasce di età e le categorie a rischio. Stiamo passando dalla pandemia all’endemia, dalla fase di emergenza alla fase di convivenza col virus. Dopo l’estate ci potrà essere una ripresa della circolazione del virus: è necessario quindi spingere adesso sulle terze dosi, che hanno dimostrato di garantire un’elevata protezione nei confronti delle forme gravi della malattia, e prepararsi a un sistema di sorveglianza internazionale che rilevi le varianti prevalenti e adatti a esse il vaccino stagionale”.

 

D’altronde, lo dicono i dati di ieri, si assiste a un calo delle terapie intensive e dei ricoverati. Resta il nodo del monitoraggio e del sequenziamento, come evidenziato da Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema, già consulente (verso l’addio) del commissario all’emergenza Coronavirus, generale Francesco Paolo Figliuolo. L’aumento dei casi registrato nell’ultima settimana segnala, dice Rasi, “la necessità di stare molto attenti. E’ ancora un aumento disomogeneo di contagi e se vogliamo vedere la situazione in modo ottimistico potrebbe essere un assestamento, ma c’è anche il rischio di una ripresa della curva. Quindi in questa fase di incertezza occorre un monitoraggio e aumentare il sequenziamento per verificare la presenza di sottovarianti. E poi vedere se nelle persone che finiscono ricoverate, soprattutto se vaccinate, c’è una prevalenza di sottovarianti”. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.