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Dibba ha uno strano concetto di cosa vuol dire essere "testimone oculare"

"Sono stato testimone oculare dell'accordo Letta-Conte-Salvini su Belloni al Quirinale", ha detto Alessandro Di Battista a diMartedì. Quindi era lì anche lui? No, spiega: "Leggendo ho visto le cose"

Enrico Cicchetti
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Nei testi di semiotica del testo giornalistico si parla spesso di "effetti di verità". Il corpo fisico del reporter, si spiega, gioca un ruolo rilevante nel garantire la "veridicità del discorso" e a farsi tramite degli "effetti patemici". È l’esserci stesso del giornalista il vero testimone degli eventi, in grado di informarci in quanto direttamente a contatto della realtà che vede e percepisce. Alessandro Di Battista, che di reportage se ne intende – ne ha scritti diversi per il Fatto e ci ha deliziati con le sue spremute d'umanità dall'America latina e dall'Iran – a diMartedì ha portato a un nuovo livello il cosiddetto "effetto di presenza": "Sono stato testimone oculare dell'accordo Letta-Conte-Salvini su Belloni", ha detto Dibba.

Attenzione! Come testimone oculare? Quindi lui era lì accanto ai leader di partito nei giorni caldi della corsa al Quirinale? I giornalisti in studio glielo chiedono subito: sarebbe una notizia rilevante.

"No, leggendo ho visto le cose", risponde lui con aria di sufficienza. Un po' come dire che se uno ha letto Moby Dick è stato testimone oculare del naufragio del Pequod. Sipario.

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