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Numeri oltre il Colle

Perché la politica può governare l’inflazione solo governando la nuova finanza

Paolo Cirino Pomicino

Ragioni per proteggere il mercato delle materie prime dalla finanziarizzazione che rischia di produrre riflessi pericolosi sulle nostre economie

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Da qualche mese tutta l’attenzione dei circoli politici e dei media è concentrata sulla prossima elezione del presidente della Repubblica. Una concentrazione in parte comprensibile ma per un altro verso esagerata. Siamo in una democrazia parlamentare ed il potere esecutivo è, o forse dovrebbe, essere concentrato nel Parlamento e nel governo. Ma non tutte le dinamiche spiegano la scarsa attenzione su alcune fondamentali questioni che affannano l’Italia e l’Europa. Prima fra tutte la ripresa dell’inflazione che è aumentata oltre ogni previsione e con profili diversi da quelli previsti. In Italia e in Europa si sfiora il 4% mentre negli Usa si sfiora il 7%. Se parte di questa inflazione è legata a fatti transitori come l’esplosione della domanda con una offerta senza scorte e con crescenti difficoltà nel settore del trasporto navale e della logistica, un’altra causa di cui nessuno parla è l’improvviso arrivo sulle materie prime di grandi flussi finanziari speculativi.

Come si sa la liquidità in giro per il mondo è enorme. Gli ultimi dati parlano di 130 trilioni di dollari di liquidità in cerca di approdo (il 153% del pil mondiale). Ebbene gli ultimi dati sulla borsa energetica di Londra fanno emergere un incremento degli scambi sui futures energetici passati da due milioni a cinque milioni di scambi in soli due mesi. Questa impennata di scambi sui derivati energetici hanno fatto aumentare il prezzo dei sottostanti come il petrolio, il gas, il grano e via di questo passo. Il gas ad esempio registra addirittura un aumento di oltre il 700% con danni alla produzione che da un lato fa impennare l’inflazione e dall’altro frena la crescita.

La conferma di questa aggressione finanziaria sulle materie prime viene anche dai risultati della Goldman Sachs che sembra abbia aumentato di due miliardi di dollari i propri ricavi proprio attraverso operazioni sui derivati energetici negli ultimi mesi del 2021. E’ tempo che questa tracimazione della finanza con la sua trasformazione in una industria a se stante venga affrontata con determinazione innanzitutto dall’Europa e poi dal G20. Noi abbiamo la fortuna di avere un presidente del Consiglio che sa di cosa parliamo e sa come affrontare i mercati finanziari. Nel caso delle materie prime bisogna proteggere dalla finanziarizzazione quel mercato che sino a venti anni fa era regolato sostanzialmente solo dalla domanda e dalla offerta. Bisogna proteggerlo dalla speculazione finanziaria perché le materie prime sono la vita del mondo e producono ricchezze che rapidamente si trasformano in dominio. Più tempo passa, poi, più avremo difficoltà con effetti domino su inflazione, crescita, ricchezza elitaria e povertà di massa. In ultimo gli sconsiderati aumenti dei trasporti navali praticati dall’estremo Oriente sono figli della sciagurata scelta di concentrare la produzione di prodotti a basso valore aggiunto in quella parte del pianeta che ora è diventato monopolista di fatto di molti componenti delle varie produzioni industriali. Due temi solo accennati che forse dovrebbero ricevere una maggiore attenzione rispetto alla elezione del presidente della Repubblica visto che la scelta saggia è tra due o tre persone soltanto.

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