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Dal collegio al Colle

Serve Draghi al Quirinale e poi governo politico. Parlano Nobili e Paita (Italia viva)

Annalisa Chirico

La “bella sconfitta” alle suppletive di Roma 1 galvanizza i renziani: “Ci davano per morti, invece Iv ha raccolto il 13 per cento dei voti". Per i due deputati è ora di ragionare con il centrodestra sulle alternative al Cav. "Avanti con il governo dei leader"

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Il deputato di Italia viva Luciano Nobili è felicissimo perché il suo candidato alle suppletive del collegio Roma 1, Valerio Casini, ha perso ma ha perso con dignità. “Ci davano per morti, invece Iv ha raccolto il 13 per cento dei voti. I riformisti ci sono”. Ma l’affluenza è stata bassina. “La scarsa partecipazione, di norma, penalizza i piccoli partiti, invece il nostro è un risultato di tutto rispetto”. Onorevole, si avvicina il 24 gennaio. “Il miglior candidato in campo, anzi lo sbocco naturale di questa fase, porta il nome di Mario Draghi. Ma l’ascesa del premier al Colle è possibile solo a condizione che si stringa un patto di ferro tra le forze politiche”.

 

Che cosa intende? “Una soluzione intelligente, nella quale mi riconosco, l’ha indicata il leader della Lega Matteo Salvini. Lo ha chiamato il ‘governo dei leader’, vale a dire un esecutivo che veda il coinvolgimento diretto dei capi partito e garantisca il prosieguo della legislatura”. Lo immagina come un esecutivo di soli politici o anche tecnici? “Ci vedrei bene un tecnico come Vittorio Colao. Per il resto, penso che la forza del governo in carica sia legata esclusivamente a Draghi, non ad altri”. Intanto resta in piedi la candidatura, ancora non formalizzata, di Silvio Berlusconi. “La prima proposta spetta al centrodestra: non è una constatazione politica ma numerica. È lo schieramento con la maggioranza relativa più ampia, tra parlamentari e delegati regionali. Serve però una candidatura unitaria, Berlusconi non è tale. Mi sembra del resto che gli stessi Salvini, Meloni, persino Gianni Letta ragionino di piani B e alternative, non sono convinti neanche loro”. Matteo Renzi ha chiarito che Berlusconi non è un’opzione. “Anche stavolta tocca a Renzi prendersi il coraggio anche per gli altri. Il nome di Berlusconi non ha il consenso dei suoi, ma tocca a noi spezzare il sogno. Se il centrodestra mette in campo un nome diverso, è legittimo e noi possiamo ragionare”.

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Si torna a Draghi? “Draghi, ripeto, è lo sbocco naturale della fase che viviamo. Noi di Iv, contro il parere di tutti, abbiamo rischiato la cancellazione politica per porre fine alla stagione di Giuseppe Conte e accompagnare Draghi a Palazzo Chigi. L’elezione del premier al Quirinale significherebbe assicurare all’Italia la sua guida autorevole e super partes per i prossimi sette anni. Non possiamo dimenticare però che esiste un paese da governare, c’è il Pnrr da amministrare con le sue scadenze e i suoi progetti”. Insomma, a Palazzo Chigi serve un esecutivo di livello. “Ci sarebbe da compensare l’assenza di Draghi, con la ferma volontà di non rovinare ciò che di buono è stato realizzato, non possiamo rallentare la crescita economica di fronte alla variante Omicron, dobbiamo sbloccare i cantieri e riformare l’intero sistema delle stazioni appaltanti perché i due decreti semplificazioni, già approvati, si sono rivelati insufficienti”.

 

Sarà il “governo dei leader”? “L’idea di Salvini è intelligente ma apre alcuni interrogativi: per il M5s chi è il leader tra Conte e Di Maio? Chi rivestirebbe l’incarico di premier? E poi toccherebbe fare i conti con l’ipocrisia della sinistra che è disposta a fare un governo con Salvini ma non a sedersi al tavolo con Salvini”. Lei è sicuro che, in caso di mancata elezione di Draghi al Quirinale, il governo resterà in piedi? “Penso di sì, il presidente ha preso un impegno davanti ai cittadini e all’Europa”. 

 

Sulla stessa linea si attesta la deputata di Iv Raffaella Paita che al Foglio dice: “Draghi sarebbe il nome ideale per il Quirinale: vanta un’autorevolezza internazionale, può svolgere un ruolo di primo piano in Europa, il presidente, lungi dall’essere un tecnico, ha dimostrato di essere un raffinatissimo politico. Anche in un ruolo super partes, potrebbe esercitare straordinarie qualità per incarnare l'unità della nazione”. Al momento, Draghi non è il candidato di nessuno. “Lega, Fdi e Fi, insieme, partono favoriti, perciò hanno il sacrosanto diritto di avanzare la prima candidatura. Lo ha detto bene Renzi: l’indicazione di Berlusconi preclude qualsiasi possibile intesa. Serve un nome che raccolga consensi oltre gli steccati di appartenenza. Serve un nome in una logica ‘espansiva’, com’è appunto quello di  Draghi. Noi di Iv abbiamo fatto del nostro meglio per chiudere l’esperienza di Conte e portare il premier a Palazzo Chigi. Poter contare su di lui, come figura di garanzia, per i prossimi sette anni sarebbe un bene per il paese”.

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Un ostacolo sulla via di Draghi al Colle è il terrore di elezioni anticipate. “Come ha spiegato Renzi, non ci possiamo permettere elezioni politiche nel 2022 e nemmeno un governo fotocopia dell’attuale”. Salvini ha proposto il “governo dei leader”. Ha senso politico, non è l’unica soluzione possibile ma sarebbe un modo per tenere in piedi la la legislatura, per ottemperare agli impegni assunti con il Pnrr e per responsabilizzare i partiti limitando le frizioni che si sono manifestate negli ultimi mesi”. 
 

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