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Passeggiate romane

Letta ha vinto, ma eviterà lo scontro con le correnti interne al Pd. Ecco perché

Sulla partita del Quirinale il segretario dem realizza il suo piano B (la rielezione di Mattarella) e riesce a sventare l’operazione Casini. Nessuno al momento può insediare la sua leadership ma non andrà alla prova di forza. Agirà invece sulle liste per le prossime politiche

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Giorgia Meloni a parte (ma lei aveva gioco facile, anzi facilissimo, perché sta all’opposizione e poteva allegramente infischiarsene delle ricadute sulla maggioranza e sul governo dopo la vicenda del Quirinale), l’unico leader che ha portato a casa la pelle è indubbiamente Enrico Letta. Il leader del Partito democratico al contrario dei suoi colleghi ha raggiunto almeno uno degli obiettivi che si era prefisso. Il piano B, ossia la rielezione di Sergio Mattarella, è andato in porto, anche se è fallito l’obiettivo di portare al Colle Mario Draghi. Ma sin dall’inizio il segretario pd sapeva che si trattava di una “mission impossible” a cui però non voleva sottrarsi perché si rendeva perfettamente conto che c’era il rischio di perdere Draghi anche da Palazzo Chigi se la soluzione scelta per il Quirinale fosse stata interpretata come una sorta di sgarbo al premier. In più Letta è riuscito a sventare l’operazione Casini, che era invece portata avanti da buona parte dei dem e che il leader temeva avrebbe avuto conseguenze sul governo. 

 
Dunque ora Letta è in una relativa posizione di forza nel suo partito. Nessuno al momento può insediare la sua leadership. Per questa ragione l’ala dura del lettismo gli consiglia di andare subito all’incasso. Come? Chiedendo un rimpasto di governo per mettere dentro almeno un ministro che faccia riferimento a lui e convocando un congresso. Ma il leader dem, che è uomo prudente e accorto, ha deciso che non andrà alla prova di forza con le correnti interne nemmeno se è sicuro di vincere la partita. Per quanto riguarda il governo, il segretario del Partito democratico sa che, al di là delle dichiarazioni rituali sulla sua saldezza, dall’elezione del presidente della Repubblica è meno forte e quindi è meglio non provocare nessun contraccolpo che possa minarne ulteriormente la stabilità. Per quel che riguarda il congresso, invece, Letta ha deciso di soprassedere. Il centrodestra sta esplodendo, i 5 stelle si stanno preparando a una guerra fratricida, meglio evitare di innescare ulteriori fibrillazioni. Avrebbero come unico sbocco possibile l’indebolimento del governo.

   
Enrico Letta ha perciò deciso di rinunciare a rafforzare ulteriormente la sua posizione? Assolutamente no, ma il segretario pd sa che può ottenere gli stessi obiettivi senza mesi e mesi di polemiche e fibrillazioni. Infatti sarà Letta, visto che è il segretario, a fare le liste del Partito democratico per le prossime elezioni politiche. Sarà quella l’occasione per arginare lo strapotere delle correnti interne. Basterà limitare il numero delle candidature delle componenti dem più agguerrite, anche inserendo esponenti che formalmente appartengono a una corrente e che in realtà sono già passati con il segretario. E quelli di Base riformista ne sanno qualcosa…

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Letta ha deciso di muoversi in questo modo e le varie fazioni del Partito democratico si stanno agitando. Per questo motivo la loro vulgata è che la partita con il segretario (loro portavano Pier Ferdinando Casini, Letta portava Draghi) è finita zero a zero perché nessuno dei rispettivi candidati è poi salito al Quirinale. Un modo per mettere le mani avanti, per scalfire la posizione di forza del leader, nella speranza che poi non faccia veramente tutto di testa sua quando sarà il momento di stilare le liste per le elezioni politiche.      

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