Nuove tensioni all'ombra del Quirinale. A gennaio tra Draghi e Salvini torna il catasto

Valerio Valentini

Alla Camera la delega fiscale entra nel vivo tra un mese: restano da definire la riforma delle rendite e del regime forfettario. Era stata la grande baruffa di ottobre. E ora si riproporrà proprio in coincidenza dell'elezione del capo dello stato, tra il premier che aspira al Colle e il suo possibile grande elettore. La pantomima di Bagnai al Mef

A sorprendere è l’incrocio delle date. Sorprende soprattutto i leghisti, al momento. Che ieri mattina, quando hanno visto il calendario stilato dalla commissione Finanze della Camera, non hanno potuto fare a meno di notare la rischiosa sovrapposizione potenziale di procedure e di accidenti. Perché la discussione della delega fiscale entrerà nel vivo dopo l’Epifania: lunedì 10 gennaio il termine per la presentazione degli emendamenti,  di lì a una settimana l’inizio del voto in commissione, previsto  per martedì 18. Tutto terribilmente vicino alla sfida più decisiva di tutte: quella del Quirinale. E siccome in quella delega restano le scorie non smaltite sulla riforma del catasto, siccome nelle orecchi dei deputati del Carroccio c’è ancora l’eco degli anatemi scagliati da Matteo Salvini all’indirizzo del suo stesso governo, due mesi fa, ecco che la baruffa sulle rendite e le mistificazioni sulla “patrimoniale” da scongiurare prendono tutta un’altra consistenza, adesso. Perché la tensione tra il leader della Lega e Mario Draghi, che sulla necessità di avviare la riforma del catasto era e resta, a quanto pare, fermissimo, potrebbe ora riproporsi sotto forma di scontro tra un candidato presidente della Repubblica e il suo possibile grande elettore. 

Al Mef c’è ora chi in realtà sospetta che una certa cautela, un tentativo di tirarla per le lunghe, da parte del Carroccio, ci sia stato stato fin dall’inizio. Che fosse già ansia da Colle è difficile  crederlo, però l’imbarazzo di Alberto Bagnai in quella mattina del 19 novembre, a Via XX Settembre, se lo ricordano bene. Era la prima riunione organizzata dal ministro Daniele Franco per discutere della riforma del fisco in legge di Bilancio e per avviare il cantiere della delega. E il senatore leghista, responsabile economico del partito, esordì con uno strano discorso. Disse insomma che lui era troppo indaffarato per occuparsi della faccenda come avrebbe voluto. “Ad esempio l’altro giorno col qui presente collega Pichetto”, disse ammiccando al viceministro dello Sviluppo di FI, seduto al suo fianco, “alle 10 ci siamo scritti un messaggio concordando di sentirci subito, e sono riuscito a chiamarlo solo alle 17. Ho talmente tanto da fare”. Tutti restarono basiti. E l’imbarazzo divenne irritazione poco dopo, quando Bagnai dovette scusarsi perché, durante una riunione che doveva restare blindata secondo gli accordi della vigilia, la Lega pubblicò un comunicato per provare a condizionare l’andamento dei lavori. “Ma come?”, chiese Franco. “Un malinteso”, rispose il senatore. E finì lì.

Non è detto che fossero già quelli tentativi di sabotaggio, di ostruzionismo. Legati peraltro anche agli attriti sulla modifica, pure quella da definire all’interno della delega fiscale, del regime forfettario: la cosiddetta flat tax al 15 per cento che al momento si applica sui fatturati fino a 65 mila euro, che il Pd vorrebbe però ridimensionare e la Lega estendere fino a 100 mila euro. Di certo c’è che per Salvini, e forse anche un po’ per Draghi, dover tornare a bisticciare sulla riforma del catasto, propedeutica a una possibile revisione delle rendite, e farlo proprio a ridosso della partita quirinalizia, è un problema. Anche perché, se è prevedibile che il Carroccio tornerà a contestare la norma (“Noi chiederemo lo straccio, punto e basta”, sentenziava Alberto Gusmeroli ancora pochi giorni fa), c’è invece da scommettere che Giorgia Meloni utilizzerà i soliti toni barricaderi, dicendo forse che non è affatto patriottico voler violare la sacralità della casa. Sempre che alla fine non si decida, con sapienza di modi e accortezza di agire, di allungare il calendario della commissione Finanze. Così del catasto se ne riparlerà con un nuovo inquilino al Quirinale. 

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.