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Dilemma Draghi: l'Italia boicotterà le Olimpiadi di Pechino 2022? Nì

Il boicottaggio diplomatico delle Olimpiadi cinesi è un bel dilemma per il governo Draghi. La decisione sarà probabilmente affidata a Bruxelles

Giulia Pompili

Roma è in una situazione piuttosto complicata. Alle Olimpiadi cinesi prenderà il testimone per Milano-Cortina 2026, e sarà difficile ignorare le pressioni cinesi e quelle americane. Draghi l'atlantista alla prova

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È uno dei dilemmi di politica estera più complicati da sciogliere per il governo Draghi. Che fare con i Giochi olimpici di Pechino 2022? Dopo l’annuncio della Casa Bianca di un “boicottaggio diplomatico” delle Olimpiadi invernali che si apriranno tra due mesi nella capitale cinese, diversi paesi occidentali si sono uniti all’America. L’Australia, il Canada, il Regno Unito hanno deciso di mandare i loro atleti ma non i rappresentanti istituzionali a Pechino, per protestare contro le violazioni dei diritti umani in Cina.

Dall’Unione europea c’è esitazione. I primi a parlarne ufficialmente sono stati i francesi, con un po’ di confusione: questa mattina la ministra dello Sport Roxana Maracineanu, durante un’intervista a Bfm tv, ha detto che andrà a Pechino, perché “lo sport non c’entra con la politica”. Nelle stesse ore il ministro degli Esteri francese  Jean-Yves Le Drian ha incontrato a Parigi la nuova ministra degli Esteri tedesca,  Annalena Baerbock – considerata su posizioni molto anti-cinesi. Durante la conferenza stampa congiunta dei due capi della diplomazia europei, Le Drian ha detto che per quanto riguarda il boicottaggio istituzionale delle Olimpiadi di Pechino “ci sono consultazioni in corso a livello europeo”. Dunque nulla di deciso ancora.

L’Italia si trova in una situazione particolarmente complicata, e ci sono già state alcune consultazioni tra la Farnesina e il Comitato olimpico italiano. Sarà infatti l’Italia a prendere il testimone di Pechino 2022 in quanto paese ospitante dei Giochi olimpici invernali successivi, quelli di Milano-Cortina 2026. Il leader cinese Xi Jinping, durante la sua unica telefonata ufficiale con Draghi, sembra abbia parlato soprattutto di questo. E il presidente del Coni Giovanni Malagò da mesi lavora sulla collaborazione con la Cina. 

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C’è un precedente piuttosto spaventoso per il Comitato olimpico italiano: nel 1980, quando l’America decise per un boicottaggio più duro, cioè la non partecipazione alle Olimpiadi di Mosca, le Olimpiadi successive, ospitate dalla città di Los Angeles, furono boicottate a loro volta dai paesi alleati dell’Unione sovietica.

Del resto, a capo della diplomazia italiana c’è Luigi Di Maio, l’uomo che nel marzo del 2019 tecnicamente firmò l’ingresso dell’Italia nella Via della Seta cinese, salvo poi trasformarsi in un atlantista di ferro con l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Pechino si aspetta sostegno da parte dell’Italia, ma se lo aspetta anche Washington. In più c’è un problema di competenze: il governo Draghi ha eliminato il ministero dello Sport, assegnando le deleghe sportive alla sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Valentina Vezzali – cioè a Palazzo Chigi. In più ci sono le pressioni del Coni. Quindi, chi decide?

Diverse fonti del governo hanno detto all’Ansa e all’AdnKronos che l’Italia per il momento non ha intenzione di unirsi al boicottaggio. Fonti del Foglio, invece, restano possibiliste: tutto potrebbe cambiare nel giro di due mesi.

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E’ possibile che la questione si risolva per l’Europa, e per l’Italia, con una soluzione di comodo: mandare in rappresentanza dei governi dei paesi membri solo profili di basso livello, e non ministri. Il che non scontenterebbe Pechino, ma forse nemmeno Washington.

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