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La rivincita dei varchi attivi

Caro Pd, chi cerca voti fuori dalle Ztl dovrebbe avere il coraggio di proporle a modello

Giuseppe De Filippi

L'infelice definizione dà un’idea di ingiustizia perfino maggiore delle reali differenze economiche o culturali

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“Non siamo più il partito delle Ztl”, dice Enrico Letta e, quasi contemporaneamente, Andrea Orlando modula sul tema, specificando che “abbiamo messo la testa fuori dalle Ztl”. Ma, se due esponenti di punta del Pd, a cominciare dal segretario, pensano di caratterizzare l’ottimo risultato delle comunali con una frase giornalisticamente trita e politicamente poco sensata, allora bisogna occuparsene. Sì, quella del “voto Ztl” è stata una buona trovata per definire un pezzo di elettorato, cui, a forza di strategie per dissimulare le differenze sociali e culturali, non si sapeva più che nome dare. Non si poteva dire né che erano più ricchi, magari usando il più distaccato “redditi medi più alti”, né più colti. “Urbanisticamente avvantaggiati”, ecco, questa espressione poteva andare, almeno quanto a senso, ma non possiamo nascondere che è una definizione con troppe lettere, non adatta ai tempi della comunicazione. Però teniamola a mente, perché coglie il punto aggiuntivo, e forse fastidioso, rispetto a ricchezza e cultura. Perché dà un’idea di ingiustizia perfino maggiore delle differenze economiche o culturali. 

L’imbarazzo definitorio è spia di una più generale difficoltà nelle relazioni con le proprie constituencies, ma ci fa anche capire che è il momento di guardarsi negli occhi, di ragionare, di analizzare. E, poi, chiedersi perché uno dovrebbe scaricare proprio l’elettorato più fedele e più stabile che ha. Regoliamoci su Roma, come modello replicabile anche altrove, e anche perché dotata della Ztl più grande d’Italia. Perché mettere la testa altrove o, addirittura, lettianamente, gioire di non essere più il partito delle Ztl (intendeva in esclusiva, ovviamente, ma poteva essere meno brutale)? Sembra che questi elettori possano essere presi e lasciati senza nessun rispetto. Proprio loro che, invece, si sono sempre comportati seguendo una strategia politica intelligente, una strategia che dovrebbe essere proposta a esempio e non dileggiata. Intanto sono fedeli alle opzioni politiche progressiste o riformiste, senza mollare la sinistra in nessuna sua stagione. Sono elettori maturi, che non scelgono l’ottimo, ma puntano sul bene, e non vogliono stravincere. Sono già, come dicevamo, urbanisticamente avvantaggiati, ma non puntano a schiacciare gli altri, anzi, scelgono opzioni politiche dalle quali ci si potrebbe aspettare un riequilibrio, a esempio, della disponibilità di servizi urbani tra le varie zone della città. 

Ma, poi, attenti alla confusione. Roma ci offre una serie di variazioni sul concetto di Ztl. Perché c’è quella storica, molto grande, e c’è quella rafforzata del Tridente (le tre vie che partono da Piazza del Popolo). Ma poi è Ztl anche Trastevere e, la sera, anche il popolare (ma dagli alti valori immobiliari) Testaccio e lo studentesco e molto antagonista San Lorenzo. Chi cerca voti fuori dalle Ztl dovrebbe avere il coraggio di proporle a modello, non di abbandonarle dopo averne incassato il voto. Detto con meno ironia è una strategia che nelle città italiane è stata adottata con successo e che ha permesso di dare rappresentanza politica, e di ottenere risultati in termini di miglioramento urbanistico e sociale. Ma, appunto, era uno schema simile a quello che i famosi elettori Ztl non fanno altro che applicare da soli e a loro stessi, con un avveduto uso della rappresentanza politica. 

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Si tratta, banalmente, di recuperarlo quello schema. E forse è questo che intendono dire, confusi dall’obbligo di sintesi, Letta e Orlando. Perché, poi, l’unico municipio andato a destra a Roma è il sesto, detto delle Torri (che poi le torri medievali belle, perfino abitate, a Roma sono in centro, specialmente nel rione Monti), e caratterizzato non solo da torri dai nomi truci, quelle che divertivano Ennio Flaiano, ma anche da alcune con nomi gentili, come Torre Gaia o Torre Angela, e percorso da una strada, summa del genere turrito, chiamata via del Torraccio di Torrenova. Se vi state chiedendo che ne è della famosa e un po’ famigerata Tor Bella Monaca, sappiate che solo una parte della zona a essa intestata fa parte del sesto, mentre è pienamente nel territorio del municipio destrorso il distretto più intellettualmente creativo e a sinistra della città, quel Pigneto, privo di torri o quasi, ma in buona relazione con l’Acquedotto Alessandrino (meravijoso). Ignazio La Russa, per rinforzare con banalità le frasi trite di cui sopra, ha aggiunto, in tv, al concetto di Ztl quello di radical chic. Dicendo, appunto, che il Pd prende solo i voti delle Ztl e dei radical chic. Ma il Pigneto lo ha surclassato ed è finito a destra.

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