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"United we stand"

A Genova il centrodestra ha vinto e governato senza tensioni. Parla il sindaco Bucci

Marianna Rizzini

Un profilo "diversamente civico" dai civici inutilmente cercati o messi in campo in questi anni. Qual è la ricetta, se ce n’è una?

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Sono giorni difficili per il centrodestra. Gli insuccessi a Roma e Torino pesano. I successi (vedi la Calabria) sono successi che non danno garanzia di potersi ripetere. Poi c’è l’esperienza di Genova: città dove il centrodestra governa dal 2017 con Marco Bucci, già imprenditore e dirigente d’azienda. Un profilo per così dire “civico”, ma diversamente civico dai civici inutilmente cercati o messi in campo dal centrodestra anni dopo, cioè oggi, e altrove. Genova: ovvero la città dove i problemi sono stati tanti, in questi anni, a partire dal crollo del ponte Morandi.

 

Marco Bucci: "A Genova il centrodestra ha vinto e governa senza tensioni"

Qual è la ricetta di Bucci, se ce n’è una? Intanto il sindaco cita George Washington sul fiume Potomac: “United we stand, divided we fall”. E lo ripete, Bucci, nel ripercorrere la sua esperienza da sindaco, fin dalla campagna elettorale del 2017. I partiti lo sostenevano, uniti, “e compatta è stata la coalizione in tutti i momenti difficili che abbiamo attraversato, dal crollo del ponte Morandi all’alluvione, fino ai momenti in cui abbiamo pensato alla ricostruzione e alla rigenerazione di alcuni quartieri, dopo la demolizione di case popolari che erano diventate ghetti”, dice Bucci, sottolineando “il valore del poter gestire le cose potendo contare sull’unione delle forze. Un esempio: delle oltre 4.500 votazioni fatte, non ne abbiamo persa neanche una. E mai c’è stato un partito della coalizione che si è messo di traverso in un momento in cui bisognava prendere decisioni complicate. E se è vero che un amministratore deve saper gestire la sua maggioranza, il compito è più facile se non c’è conflittualità ma dialogo e sostegno reciproco”.

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Nei prossimi anni, dice Bucci, “Genova avrà cinque miliardi di euro da spendere, e potrebbe dunque proiettarsi nel futuro. Dobbiamo fare in modo che i cantieri partano e che i lavori siano conclusi. Dobbiamo ridare fiducia ai genovesi. Altro che gestire il declino della città, filo conduttore delle amministrazioni precedenti. Abbiamo cercato di cambiare il mood di Genova, e mi sembra che la città stia uscendo con grande energia dalle difficoltà, e che abbia ricominciato ad attrarre turisti”.

 

Bucci, oltre che sindaco, è commissario straordinario per la ricostruzione dopo il crollo ponte Morandi. In un’intervista a Telenord parlava del “grande vantaggio” di avere due ruoli: “Il commissario può fare leva su quella che è la struttura del comune e il comune può fare leva sulla struttura commissariale per utilizzare un diverso modo di operare, una diversa mentalità non indirizzata al processo ma soprattutto al risultato finale. Questa è la grande differenza. E ripetere questa esperienza sarà un altro grande vantaggio per la città. Al prossimo sindaco di Genova, chiunque sia, suggerisco e consiglio di essere commissario e sindaco assieme. Certo la vita si complica perché dalle 7 di mattina a mezzanotte si deve lavorare”.

 

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Ci sarà un Bucci bis? Intanto il governatore della Liguria Giovanni Toti, qualche tempo fa, sui social, si proiettava oltre il presente: “Il lavoro straordinario fatto a Genova da Marco Bucci non si tocca. Prima di parlare di qualsiasi altra formula, bisogna prepararsi a portare avanti l’era Bucci in città”.
 

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