Foto LaPresse

Calenda è peggio di Renzi. Parla Francesco Boccia

Michele De Feudis

Il responsabile enti locali del Pd rivendica l'intesa con il M5s: "Letta ha indicato una rotta: unità del centrosinistra in tutta Italia"

Teorizza l’efficacia del campo largo del “centrosinistra più riformisti”, la solidità del percorso intrapreso con i 5 stelle e riserva una frecciata velenosa a Carlo Calenda in chiave romana, paragonando il leader di Azione a Matteo Renzi, nonché difende con arguzia le geometrie variabili in Puglia di Michele Emiliano: Francesco Boccia, responsabile enti locali del Pd, è in tour elettorale tra Puglia e Basilicata per poi chiudere in Calabria.

Lo raggiungiamo mentre sfreccia per la Murgia. La scommessa dem per le amministrative? “Nessuna previsione. Il giorno dopo la chiusura delle urne conta se avremo un sindaco in più rispetto alla precedente tornata”. Sul piano politico? “Il riferimento è al 2016. Lì iniziò il dirupo di Renzi: passò la linea dell’autosufficienza arrogante e il centrosinistra non si presentò unito. A Torino e Roma la sinistra presentò Airaudo e Fassina. Noi provammo a unire tutti, ma la segreteria di allora (renziana, ndr) disse: ‘Noi siamo quelli del 41 per cento…’. Fu un disastro”. Adesso la linea è differente: “Siamo ripartiti - spiega l’ex ministro al Foglio - dall’approccio opposto. Letta ha indicato una rotta: unità del centrosinistra in tutta Italia”. A Roma? “Lì ritorna l’eccezione sbagliata di una costola di quella autosufficienza arrogante, che è Calenda. Non è diverso da Renzi”.

  

Boccia rivendica la sintonia con il M5s. “In 39 città su 135 il centrosinistra - argomenta - è alleato con i 5 stelle; in 58 siamo divisi con centrosinistra e 5s rivali; nei restanti municipi i grillini non ha presentato un candidato, e sostengono il nostro, come a Cesenatico. Puntiamo a unire l’elettorato riformista e progressista alternativo alla destra, quella di governo 'pentita' come l’opzione Giorgetti, o quella degli ignavi che si unisce per disperazione nelle città”.

I comuni simbolo dell’alleanza larga? “Sono tanti, sicuramente Bologna e Napoli, dove ci sono alleanze incentrate sulla giustizia sociale, mentre Lega e Fdi sono all’opposto. Non c’è una terza via. O di qua o di là. E al secondo turno saranno tutti di qua…”.

 

Sui ballottaggi Boccia fotografa lo stato dell’arte con i grillini: “L’intesa è la cosa più naturale e sta già avvenendo. Basta rilevare le parole di Conte o Taverna. Gli elettori del M5s non voteranno mai a destra, e al secondo turno uniremo la comunità dem a quella pentastellata. Dobbiamo evitare che nel post Covid ci siano sindaci anti-Ue, anti vaccini, pro fili spinati”.

Quindi la stessa linea di sintesi ci sarà tra Raggi e Gualtieri? “Il ragionamento vale anche su Roma. L’ex ministro andrà al ballottaggio, è stato uno dei protagonisti del negoziato storico in Ue che ci fatto ottenere il Recovery che la destra avversa. E’ riferimento di una vasta parte della città che vuole tornare capitale forte e autorevole. Raggi ha lasciato la città in emergenza permanente. E al secondo turno ci rivolgeremo a tutti”.

Restano da decifrare le geometrie variabili del centrosinistra nell’emirato emilianista delle Puglie (a Nardò il governatore va al fianco del sindaco uscente di destra, Pippi Mellone; a Gallipoli Stefano Minerva, dem, sta con la Lega). Boccia dribbla la querelle con un guizzo alla Dybala: “La Puglia non è un caso nazionale per il Pd. Alle regionali solo i velleitari postulano l’autosufficienza. Emiliano, come De Luca, ha vinto con una coalizione del centrosinistra più il civismo”. Tutto si tiene: “Ci sono esponenti che hanno lasciato il centrodestra e contribuiscono a politiche di sinistra. Questo non va visto con snobismo: è politica”. E in questo civismo c’è anche il “destro" Mellone: “Chiariamo: a Nardò voto il dem Falangone. L’endorsement di Emiliano per l’ex An? Non sarebbe accettabile se fosse iscritto al Pd, ma non lo è". A Gallipoli Pd e Carroccio vanno a braccetto: “Il nostro Minerva è un ragazzo di sinistra. E poi in Puglia non esistono leghisti, ma - come dice Checco Zalone - solo confusi che scambiano Alberto da Giussano per un Power Ranger…”. La crisi Giorgetti-Salvini? “Un guaio per la Lega, pensano cose opposte. Qualcuno dovrà chiedersi che senso ha avuto allargare il perimetro della maggioranza ai salviniani”. Per il premier Draghi dopo Palazzo Chigi, c’è il Colle? “Come Letta sono per una moratoria. Ne parliamo dopo il 3 febbraio”, chiosa Boccia, mentre la linea telefonica evapora nelle colline lucane.