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L'intervista

“Né Quota 100 né Quota 41”. Misiani (Pd) striglia Salvini e sindacati

Ruggiero Montenegro

"Contrari alla misura voluta dalla Lega dall'inizio, costosa e discriminatoria. Le stime dell'Inps devono far riflettere. Il Rdc? Propaganda muscolare e velleità referendarie lascino il posto a proposte concrete. Tempi maturi per un robusto tagliando". Parla il responsabile economico dem

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Da un lato meno demagogia, dall’altro più buon senso e ragionevolezza. “Nessuno vuole tornare alla legge Fornero, tutti vogliamo ragionare su meccanismi di flessibilizzazione dell’età di pensionamento, purché equi e sostenibili dal punto di vista finanziario”. Antonio Misiani, senatore e responsabile economico del Partito democratico, guarda alle scelte che incombono sulla prossima legge di Bilancio e che agitano già la maggioranza di governo.

Il tema delle pensioni è tornato nuovamente d’attualità dopo che per Quota 100 è arrivata martedì l’ennesima bocciatura. Questa volta da parte dell’Ocse, che ha indicato la necessità di lasciar cadere il regime di pensionamento anticipato: “Noi siamo stati sempre contrari, sin dall’introduzione, perché troppo costosa e discriminatoria. Ha mancato gli obiettivi iniziali, mandando in pensione solo una parte dei lavoratori previsti, di sicuro non quelli che stavano peggio, e non ha prodotto nessun turnover”, dice Misiani. Il passo successivo è allora quello di creare un’alternativa, “dialogando con tutte le parti sociali al fine di trovare un equilibrio complessivo”. Il che vuol dire, nella prospettiva dell’ex viceministro all’Economia, lavorare almeno su quattro fronti, attraverso strumenti esistenti, come “l’Ape sociale, che può essere allargata permettendo l’uscita anticipata dei lavoratori fragili e i contratti d’espansione, che consentono il turnover e la ristrutturazione delle imprese”. E ragionando “su agevolazioni contributive e modalità d’uscita anticipata per le donne, in relazione ai carichi familiari, e sulle pensioni di garanzia per i giovani che rischiano, a causa di carriere discontinue e precarie, di ricevere assegni al di sotto della soglia di povertà”. 

 

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E però, ancora pochi giorni fa, Matteo Salvini è tornato alla carica invocando il rifinanziamento di Quota 100, non la premessa migliore per una soluzione condivisa. “Noi crediamo che il presidente Draghi saprà trovare una sintesi”, è il commento di Misiani, quasi a lasciar intendere che al momento della verità anche il leader della Lega dovrà desistere. E poi ci sono i sindacati, che propongono di andare in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età, una misura che per l’Inps costerebbe fino a 9 miliardi di euro: “Io credo che le stime indicate da Tridico debbano far riflettere. Nessuna politica d’austerità, ma è evidente che dobbiamo tornare a livelli sostenibili di deficit e debito”. 

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In questo quadro dovrà anche essere affrontato il dibattito sul Reddito di cittadinanza, un altro tema rispetto al quale la bagarre politica rischia ulteriormente di polarizzarsi: “Mi auguro che la propaganda muscolare e le velleità referendarie lascino il posto a proposte concrete”, sottolinea Misiani. Lo fa con una stoccata a Matteo Renzi, ma anche evidenziando come il Rdc abbia sì aiutato “a contenere la drammatica crisi economica e sociale, ma i tempi sono sicuramente maturi per un robusto tagliando”. In questo senso, “dobbiamo mettere da parte l’ideologia e modificare i criteri d’accesso, perché ci sono tante persone in condizione di bisogno che non percepiscono il reddito”. E non solo. Un’altra criticità riguarda la dimensione dei servizi: “I centri per l’impiego, sicuramente. Ma anche il welfare dei comuni, quelli che conoscono davvero i territori e possono indirizzare i cittadini a seconda della loro reale condizione”. Mentre una quota significativa di percettori del reddito, povera non lo è affatto.

E infine l’ultimo punto, forse il più importante: gli incentivi al lavoro. “Oggi troppo spesso si crea una convenienza nel percepire il reddito e a lavorare in nero”, spiega Misiani, per cui bisogna affrontare “il tema del cumulo tra sussidio e reddito da lavoro, cioè la trasformazione del Rdc in uno strumento d’aiuto per chi percepisce salari bassi. Ma – conclude il senatore – si può lavorare anche sugli incentivi all’auto imprenditorialità”.

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