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Il cantiere delle riforme

Il Pd, sulla riforma del fisco, si perde per strada la dote ai diciottenni

Valerio Valentini

Era stata presentata come la battaglia campale. E invece, dopo lo strappo con Draghi, Letta non ottiene di ottenere la tassa di successione nel documento parlamentare sulla riforma del fisco. I compromessi tentati e finiti male. L'asse mancato col M5s. E ora il dossier passa a Palazzo Chigi

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Al Nazareno dicono che comunque c’hanno provato. “La proposta l’abbiamo avanzata, ma siamo rimasti soli”. E però, per essere la riforma epocale, quella su cui si è accettato di consumare anche lo strappo con Mario Draghi, ci si sarebbe forse aspettato un po’ di furore in più. E invece nel documento conclusivo redatto dalle commissioni Finanze di Camera e Senato, quelle in cui sono contenute le linee guida offerte dal Parlamento al governo per la riforma del fisco, della tassa di successione e della dote ai diciottenni non c’è traccia. “Questione di metodo”, precisa il dem Gian Mario Fragomeli, che ha seguito il dossier a Montecitorio. “L’accordo era di non indicare interventi che prevedano delle spese dirette”. Ma è indubbio che a suggerire al Pd la via della cautela c’è stato anche il realismo politico. “Perché il M5s lo abbiamo sondato”, dicono i senatori dem, “ma non c’è stato verso di convincerli a darci una mano, sulla dote ai diciottenni”.

 

E così alla fine l’unica misura specificamente pensata per i giovani, nel documento inviato dalle Camere al governo, è l’incremento della soglia minima di esenzione Irpef per gli under 35. Quanto alla lotta alla rendita, alla fine è saltato perfino il compromesso minimo. Quello, cioè, che proponeva all’esecutivo di riequilibrare la fiscalità patrimoniale procedendo a una revisione del catasto. Un punto su cui la Lega s’è impuntata, per timore che il tutto apparisse come il preludio a una nuova tassa sugli immobili. E così a nulla è valso neppure l’inserimento della postilla che garantiva che il tutto sarebbe dovuto avvenire a parità di gettito, senza insomma alcun accenno a una patrimoniale: la mediazione è abortita e non se n’è fatto niente.

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Al che viene da chiedersi in che modo si possa ora chiedere a Draghi di spingersi a sposare una proposta, quella sulla tassa di successione, su cui il Pd non è riuscito a trovare alcuna convergenza alle Camere. Se il Parlamento è sovrano, come può una legge di delega parlamentare aggirare le indicazioni di deputati e senatori?
 

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