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Ecco cosa pensava dei vaccini il candidato a Roma di Meloni e Salvini

"Non si possono prendere i cittadini come vacche, o come facevano i paesi dell'est con le atlete", l'invettiva di Michetti. Tra campagna d'immunizzazione e "doping di stato" il passo può essere breve (ma poi lui si è vaccinato)

Il centrodestra ha scelto: Enrico Michetti è il nome per la capitale. Che si ritrova con un candidato sindaco free-vax, o quasi: "Si calpesta la libertà", si alterava l'avvocato durante un intervento a Radio Radio. Con questi vaccini "si calpestano i presupposti per porre il cittadino e il lavoratore al centro del paese. Quando invece dovrebbero essere gli artefici della vita politica ed economica. Non sudditi o subalterni da prendere come vacche, da vaccinare coattivamente contro la propria volontà. O a cui somministrare qualsiasi altra cosa, come facevano con le atlete dell'est. E si sono visti i risultati a distanza di anni".

 

Poi Michetti corregge un po' il tiro: "Ben vengano il vaccino, la cura, la prevenzione", concede. "Ma ci dev'essere un orientamento serio, dove la scienza è scienza. Non dove ogni quarto d'ora si cambia indirizzo. Così la gente non ci capisce più nulla, la barca è senza timone. E se non sai governare i processi, allora ti dimetti!" Ma a dispetto delle filippiche, il candidato di Salvini e Meloni alla fine si è comunque sottoposto alla vaccinazione.

 

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