ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

L'intervista

Storace: "Cara Meloni ti saluto, ecco perché ora preferisco Salvini"

Parla lo storico esponente della destra: "Fratelli d'Italia mi ha escluso, Matteo mi ascolta, ma non gli chiedo nulla. Nella Lega si può parlare"

Salvatore Merlo

“Non capisco più Giorgia. Ma Salvini sì: fa bene ad appoggiare Draghi. Il vero errore fu il sostegno a Monti, Meloni compresa”

Mario Draghi è di destra o di sinistra? “Sta facendo cose che piacciono a noi di destra: ha rivoluzionato il Cts, ha cacciato Arcuri, ha riformato la Protezione civile, ora rottamerà le cartelle esattoriali al di sotto dei cinque mila euro... E’ in totale discontinuità con la sinistra”. Dunque è di destra. “Draghi è Draghi. Ma la destra non può che stare con lui”. Però Giorgia Meloni è fuori. “Non voglio polemizzare, ma non capisco più cosa fa la Meloni. E’ il leader di una forza che prende il 15 o il 20 per cento. E i voti si raccolgono per governare. Poi lei dice ‘mai con i 5 stelle’, e intanto oggi s’è presa tre grillini nel gruppo di Fratelli d’Italia. Boh. Sta giocando a dare più fastidio alla destra che alla sinistra. Io è alla sinistra nel pallone che romperei i coglioni”.

 

Dunque Francesco Storace, una vita nel Msi, poi in An, oggi vicedirettore del Tempo - “senza tessera e senza obbligo di faziosità” - si sente più vicino a Matteo Salvini che a Giorgia Meloni, che pure è la sua famiglia. “Se ti senti un peso, la famiglia la lasci”, dice. “Senza polemiche”, ripete. “Forse con un po’ di delusione”, aggiunge. “Ma comunque senza rancori”. Dunque Storace leghista? Chissà. Potenza di Draghi, forse, l’uomo che tutto rimescola. “Salvini è un protagonista in questo governo. Basta osservare la scena. Il Pd è stralunato, non sa nemmeno dove si trova. I Cinque stelle sembrano l’aereo più pazzo del mondo”. E la Lega? “La Lega può dare al popolo di destra ciò di cui il popolo di destra ha bisogno: una grande forza di governo”. Tutto grazie a Draghi, il premier scelto da Mattarella. Paradossale? “Ma è così. Con Draghi, Salvini è tornato centrale. Prima aveva i voti ma era periferico”. E ora? “E ora Letta se l’è pure scelto come nemico. Vuole specchiarsi in Salvini. Vuole essere l’antagonista. Solo che è difficilissimo, perché per fare l’anti-Salvini devi proporre lo ius soli, magari l’innalzamento delle tasse e una politica schiacciata sui sindacati. E Letta così va a sbattere”.

 

E allora Storace dice che Salvini “è intelligente, è affabile, parla di politica volentieri anche con me che non conto nulla. All’inizio non avevo un giudizio esaltante su di lui, ma poi mi è bastato conoscerlo”. Ci parli? “Ogni tanto conversiamo, disinteressatamente”. E se le malelingue sibilano che Storace voglia provare a entrare nel cda Rai - dove un tempo lo chiamavano “Epurator" - lui dice: "A Salvini non ho nulla da chiedere. Gli mando soltanto dei messaggini”. E lui? “E lui risponde. Incredibile in questa epoca in cui per avere l’attenzione di un leader devi supplicare”.

 

Però Salvini lo ha subìto Draghi. Lo dicono in molti. “Secondo me è diverso: lo ha accettato. E si sta impegnando. Questi giri d’incontri che fa con ministri e sottosegretari non sono una trovata pubblicitaria. Li fa per capire cosa stanno facendo al governo. Salvini vuole capire come capitalizzare i risultati di questo governo. Questa è politica. E ora si prende anche delle soddisfazioni, come l’assoluzione di Edoardo Rixi, che fu costretto alle dimissioni da sottosegretario per una storia che non c’era. Magari ora, con i soldi del Recovery, il governo si occuperà anche di Giustizia. Come si fa a non vedere che Salvini è centrale?”.

 

Ma non è strano che uno che viene dal Msi si ritrovi attratto dalla Lega? Quelli volevano appendere il tricolore nel gabinetto. “A me avrebbe dato più fastidio stare dalla parte di Mario Monti. Eppure c’era una destra che ci stava con Monti”. E Storace si riferisce al Pdl. Di cui Meloni era una dirigente. E’ come la lingua che batte su un dente malato: hai chiuso con Fratelli d’Italia? “Sono stato escluso. Non mi veniva nemmeno consentito di dire che secondo me stavano sbagliando. E non solo su Draghi”. E su cosa? “Fossi in Giorgia io mi candiderei sindaco di Roma. Lei è brava, ma deve saper osare e dovrebbe anche un po’ guardarsi da chi ha intorno”. A Roma vincerebbe? “In carrozza. E avrebbe un peso nazionale. Chi potrebbe mai dirle di no? Chi potrebbe mai negare qualcosa alla capitale?”. Forse Meloni invece pensa di non poter fare politica dal Campidoglio. “Ma se non è politica quella, cos’è la politica? Eppure se glielo ricordi, lei s’incazza”. Salvini no. Questione di carattere? “Anche”.

 

Ultima domanda: Draghi sarà portato al Quirinale dalla destra? “Draghi, con il suo silenzio, ci fa capire che non vuole fare politica. E’ fuori dalle contese. E ha un mazzo di carte da cui può scegliere: la presidenza della Repubblica, la commissione europea, il Fmi. Se il governo fa quello che deve, ce lo portano a spalla. Tutti”.

 

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.