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Il caso

Il M5s e il "patto di Bibbona" tra Conte e Grillo: dentro Raggi, salvo Casaleggio

Luca Roberto

Ieri l'incontro nella villa del comico in Toscana. Frenata sull'addio a Rousseau. Entro fine marzo il nuovo simbolo e il nuovo statuto

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Ci sono loro due che discorrono, seduti sulle sedie sdraio, al fondo della spiaggia. Davanti a una staccionata che delimita la rena dall'ingresso di Villa Corallina, va in scena il secondo atto di una rifondazione, il patto di Bibbona tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. Che ha avuto il via con l'incontro di settimana scorsa all'Hotel Forum di Roma, in cui lo stato maggiore dei Cinque stelle ha incaricato l'ex premier di guidare il Movimento che verrà. Ed è proseguito sul litorale toscano, dislocazione marittima dove come a settembre 2019, ai tempi del governo rossogiallo, la democrazia parlamentare si fa democrazia balneare, in una domenica al riparo dai riflettori (ma sul Fatto una foto dei due c'è finita comunque, così come dell'incontro sapevano i cronisti del Tirreno). Di cosa hanno discusso? 

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Ci sono loro due che discorrono, seduti sulle sedie sdraio, al fondo della spiaggia. Davanti a una staccionata che delimita la rena dall'ingresso di Villa Corallina, va in scena il secondo atto di una rifondazione, il patto di Bibbona tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. Che ha avuto il via con l'incontro di settimana scorsa all'Hotel Forum di Roma, in cui lo stato maggiore dei Cinque stelle ha incaricato l'ex premier di guidare il Movimento che verrà. Ed è proseguito sul litorale toscano, dislocazione marittima dove come a settembre 2019, ai tempi del governo rossogiallo, la democrazia parlamentare si fa democrazia balneare, in una domenica al riparo dai riflettori (ma sul Fatto una foto dei due c'è finita comunque, così come dell'incontro sapevano i cronisti del Tirreno). Di cosa hanno discusso? 

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Ufficialmente di quasi tutti i nodi che agitano il Movimento: dal rapporto con Casaleggio, al superamento della regola del doppio mandato. Con un sovrappiù di analisi sulla struttura della nuova segreteria, che dovrà essere qualcosa di molto dissimile ai piani messi sul piatto prima che il giurista pugliese accettasse di guidare la baracca. Conte, di fatti, ha chiesto subito di sbarazzarsi del direttorio a cinque membri che solo qualche settimana fa era stato promosso da un voto sulla piattaforma Rousseau. Vuole una struttura snella, "light", che comprenda pochi membri di sua fiducia – quasi che l'epilogo di questi giorni di Zingaretti abbia suggerito di non organizzarsi in maniero troppo strutturata –. E che però rappresentino l'occasione, è il ragionamento di Conte, per pacificare gli animi all'interno del movimento. Per questo si starebbe pensando a un ruolo di rilievo, come anticipato dall'Adnkronos, per Virginia Raggi. Che ha un ottimo rapporto con la base degli attivisti ed è sempre stata difesa in prima persona dallo stesso Grillo. 

 

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Ci sarebbe la volontà, espressa durante il colloquio in territorio livornese, di non arrivare a una vera e propria esautorazione di Casaleggio. Bensì di porre una serie di limitazioni che non abiurino del tutto il rapporto con la piattaforma Rousseau. Che dovrà essere normato, sicuramente rivisto, ma non abbandonato. Sul tavolo anche l'ipotesi di provvedere al reintegro di una parte dei parlamentari che sono stati espulsi dopo aver negato la fiducia al governo Draghi. E che minacciano di trascinare i vertici del Movimento in lungaggini burocratiche-giudiziarie di cui Conte non ha nessuna voglia di occuparsi nei mesi a venire. 

 

In realtà il capo politico in pectore, che punta a rendere pubblica la nuova veste del M5s entro la fine di marzo, con tanto di simbolo e statuto emendati a sottolineare il carattere di partito "verde", dovrà fare i conti con le rivendicazioni dei gruppi parlamentari. Gli stessi che nelle scorse ore hanno chiesto al reggente Vito Crimi di preparare una mail con cui poter sancire il distacco dai servizi di consulenza offerti da Casaleggio. Dopo la giornata di ieri è emersa la voglia, insomma, di non arrivare a uno scontro frontale. Forse è lo stesso Conte a sapere che il M5s non sarebbe in grado di gestire una vera e propria scissione ancor prima che la sua opera rinnovatrice abbia avuto inizio. 

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