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Che fare dei grillini?

Giuliano Ferrara

Alleati occasionali sì, è riuscita. Strategici? Troppo. Compagni di strada? Forse. Vita dopo il vaffa

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Che fare dei grillini? C’è chi dice che bisogna prenderseli in carico per un’alleanza strategica contro il centrodestra, c’è chi dice che bisogna prendersi i loro voti, se possibile, e puntare, si parla ovviamente del Pd, su un’alleanza politica e elettorale con il centro riformista rappresentato da Renzi, Calenda e Bonino, e c’è chi dice che bisogna gettarsi mani e piedi nel sociale, riattivare in forme nuove la lotta delle classi, schierarsi decisamente non con i moderati ma con gli arrabbiati (Mario, ma Tronti). Io i grillini li ho sempre trattati male, loro mi hanno trattato peggio, ma non sono ossessionato dalla loro presenza, anche perché non li guardo, non li leggo, mi limito a aspettare le loro mosse opportunistiche o obbligate che convengono alla mia idea di governabilità del paese, di buon senso, di funzionamento performativo, trasformazionale se non trasformista, del sistema politico italiano, il più forte del mondo a eccezione di tutti gli altri, migliori sulla carta ma up to a point nella pratica (da noi il trumpismo minore è durato un annetto e si è letteralmente spiaggiato).

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Che fare dei grillini? C’è chi dice che bisogna prenderseli in carico per un’alleanza strategica contro il centrodestra, c’è chi dice che bisogna prendersi i loro voti, se possibile, e puntare, si parla ovviamente del Pd, su un’alleanza politica e elettorale con il centro riformista rappresentato da Renzi, Calenda e Bonino, e c’è chi dice che bisogna gettarsi mani e piedi nel sociale, riattivare in forme nuove la lotta delle classi, schierarsi decisamente non con i moderati ma con gli arrabbiati (Mario, ma Tronti). Io i grillini li ho sempre trattati male, loro mi hanno trattato peggio, ma non sono ossessionato dalla loro presenza, anche perché non li guardo, non li leggo, mi limito a aspettare le loro mosse opportunistiche o obbligate che convengono alla mia idea di governabilità del paese, di buon senso, di funzionamento performativo, trasformazionale se non trasformista, del sistema politico italiano, il più forte del mondo a eccezione di tutti gli altri, migliori sulla carta ma up to a point nella pratica (da noi il trumpismo minore è durato un annetto e si è letteralmente spiaggiato).

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I grillini sono stati cialtroni, inquietanti, minacciosi, antidemocratici perché antipolitici e antipolitici perché antidemocratici, sempre anticulturali perché per lo più crassamente ignoranti e incompetenti. Ma all’appuntamento con l’antipopulismo sono arrivati puntuali, dopo aver rischiato la pelle sotto la prepotenza del Truce, e per il resto si sono spesso rivelati in sorprendente anticipo. Il Reddito di cittadinanza era e resta una soluzione dubbia, pigra, ma nessuno si sentirebbe ora di tornare indietro, nemmeno i teorici e i praticoni del libero mercato. L’ecologismo con il suo risvolto scientista e antiscientifico, con il suo corteggio di novaxite e balle varie apocalittiche, è uno scandalo intellettuale e morale, ma la transizione ecologica blue&green sembra premiare la loro nuova ambizione verdastra, e così i grillini e quella nebulosa da cabaret che è il grillismo, anzi Grillo, si rimpannucciano sotto i jeans portati con disinvoltura dal ministro Cingolani.

 

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Conte, che è stato il grillismo istituzionalizzato, europeizzato, normalizzato e banalizzato con modestia e pragmatismo, ha fatto la migliore performance nel degrillizzare il grillismo con l’aiuto del suo fondatore vaffanculista. Dunque: che fare dei grillini? Alleati occasionali sì, è riuscita. Strategici mi sembra un po’ tanto. Prendere i loro voti non è così facile, e poi non ne restano moltissimi. Farli convergere in una concentrazione con il riformismo liberal-moderato, che di voti ne ha ancora meno, un risultato così così. Considerarli compagni di strada, compagnons de route, ecco. Questo è possibile. Un’alleanza puntuta ma limitata negli obiettivi. Stimolando quelli tra loro che non smentiscono l’allunaggio, l’ammartaggio e Bruxelles e i vaccini. Programma minimo. Forse efficace, chissà. Bisogna stare calmi e sapere che il successo di Mario Draghi, se sarà un successo lo si vedrà presto, non lavora per l’Infiltrato. Una destra governativa, dalle regioni a Giorgetti, con il contributo brechtiano della sora Meloni e la cara immagine del Cav. sullo sfondo, ingombrante, è nell’interesse di tutti. E quel che resta della Democrazia cristiana di sinistra e dell’ex o postcomunismo faccia pure il suo bagno sociale, identitario, recuperi la fiducia del popolo incazzato, ma senza dimenticare che il popolo i risultati li pretende da Mario Draghi, non da Mario Tronti.

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