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Risiko delle nomine

Stefano Cingolani

Funiciello, Panucci, Chieppa. Le mosse ai ministeri mostrano la prima direzione del governo

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C’è “il metodo Machiavelli”, consigliere del Principe, e c’è anche “il nuovo dilemma di Antigone”. Al segretario fiorentino, nel senso di Machiavelli, ha dedicato un libro Antonio Funiciello, 45 anni, laureato in Filosofia alla Federico II di Napoli, fogliante, esperto di comunicazione e braccio destro di Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi, che Mario Draghi ha nominato capo di gabinetto. Antigone incerta se ubbidire alle leggi terrene o a quelle degli dèi, esce dalle riflessioni di Carlo Deodato.

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C’è “il metodo Machiavelli”, consigliere del Principe, e c’è anche “il nuovo dilemma di Antigone”. Al segretario fiorentino, nel senso di Machiavelli, ha dedicato un libro Antonio Funiciello, 45 anni, laureato in Filosofia alla Federico II di Napoli, fogliante, esperto di comunicazione e braccio destro di Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi, che Mario Draghi ha nominato capo di gabinetto. Antigone incerta se ubbidire alle leggi terrene o a quelle degli dèi, esce dalle riflessioni di Carlo Deodato.

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Nominato capo degli Affari giuridici e legislativi, il quale anche lui sul Foglio aveva scritto che “senza élite non si governa”. Già segretario generale della Consob con Paolo Savona, sarà il braccio destro di Roberto Chieppa che resta segretario generale della presidenza del Consiglio. Figlio d’arte (il padre Riccardo è stato presidente della Consulta e la madre Raffaella Solimena proviene da una delle maggiori dinastie notarili della Liguria) su Chieppa aveva riposto la sua fiducia Giuseppe Conte e molti sono rimasti sorpresi dalla conferma. Ma il fatto è che con il governo Draghi sono tornati i professionisti del potere e le ultime nomine degli alti burocrati ai quali spetta un ruolo tanto strategico quanto complesso, hanno il segno di una solidità trasversale.

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Nell’Italia repubblicana non c’è lo spoils system come nell’Italia liberale del secondo Ottocento (quando la sinistra storica prese il comando fece fuori i segretari generali nominati dalla destra). Durante la Prima Repubblica funzionava l’arcinoto manuale Cencelli. Arrivato Silvio Berlusconi fu Cesare Previti a tuonare: “Non facciamo prigionieri”. In realtà, venne confermato un terzo degli alti funzionati scelti dal centrosinistra. I populisti a 5 stelle hanno cercato di aprire come una scatoletta anche la macchina dello stato e non ci sono riusciti. Ora il bilancino tra competenza e appartenenza si è fatto più attento. Il primo segnale è stato la nomina come sottosegretario alla presidenza del Consiglio di Roberto Garofoli, bersaglio delle ire funeste di Rocco Casalino. Aveva esordito con Enrico Letta a Palazzo Chigi, poi ha gestito il ministero dell’Economia con Pier Carlo Padoan che lo porta in palmo di mano, ma anche con Giovanni Tria, ed è considerato un fuoriclasse. Con lui ci sarà Daria Perrotta già al fianco, nell’ordine, di Maria Elena Boschi con la quale era scattato un particolare feeling professionale, di Giancarlo Giorgetti e di Dario Franceschini. All’Economia Daniele Franco avrà Giuseppe Chiné consigliere giuridico con Giulio Tremonti, sotto l’ala protettrice del potentissimo Vincenzo Fortunato anche lui calabrese che, si dice, poteva scrivere da solo una legge Finanziaria. Chiné ha lavorato anche come capo di gabinetto al ministero della Salute con Beatrice Lorenzin, durante i governi Letta, Renzi e Gentiloni, mostrandosi un decisionista cordiale, dice chi lo ha visto all’opera. Tornando indietro nel tempo ha consigliato sia Roberto Calderoli sia Antonio Di Pietro. Nel 2019 è stato nominato procuratore federale della Figc per amministrare la giustizia calcistica ed è alle prese con il Covid, le bolle, gli stadi vuoti, il disastro economico delle società di serie A.

 

Al ministero dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti si affiderà a Paolo Visca capo di gabinetto di Matteo Salvini a Palazzo Chigi durante il governo gialloverde, proveniente dalla Camera dei deputati dove si era occupato dei rapporti con l’Unione europea dal 2012 al 2018. Prende il posto di Francesco Fortuna il quale segue all’Agricoltura Stefano Patuanelli con il quale ha stretto un rapporto di reciproca fiducia. Dalla Consob degli anni di Giuseppe Vegas, viene Gaetano Caputi che Massimo Garavaglia porta al Turismo. Magistrato, nato a Bisceglie è passato anche lui attraverso la dura scuola di Palazzo Sella con Giulio Tremonti, come vicecapo di gabinetto e poi come capo dell’Ufficio legislativo prima di Chiné. Ha sorpreso molti, ancora una volta, Renato Brunetta: al ministero della Pubblica amministrazione ha scelto Marcella Panucci già direttrice generale della Confindustria, che Stefano Patuanelli, al tempo del Conte 2, avrebbe voluto come suo segretario generale al Mise, salvo non riuscire a liberarsi in tempo utile del suo passato segretario generale (Salvatore Barca). Con la Confindustria di Panucci, Brunetta ha battagliato a lungo negli anni del governo Berlusconi. Oggi, come molti altri, si ritrovano insieme. E’ la pacificazione, bellezza.

 

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