PUBBLICITÁ

Conte in trasferta a Siena, città dei crocevia a sinistra

David Allegranti

L’ex premier si schermisce, Zingaretti pure. Storia di una candidatura di coalizione complicata

PUBBLICITÁ

Roma. Non ne sa nulla Giuseppe Conte del suo futuro senese. “Non se n’è parlato. Nel senso che non me lo hanno chiesto né tantomeno mi sono mai proposto… ”, dice all’AdnKronos. Da Palazzo Chigi glissano, spiegando con dispiacere che a Conte viene attribuito di tutto anche quando sta fermo e immobile. Non ne sa nulla nemmeno Nicola Zingaretti, così almeno ha detto martedì ai vertici del Pd toscano che lo hanno interpellato. Si guarda dunque altrove, citofonare Goffredo Bettini, per conoscere dettagli sul piano che potrebbe condurre Conte a Siena in nome dell’alleanza Pd-M5s-Leu, al posto di Pier Carlo Padoan, nel frattempo diventato presidente di Unicredit (la stessa Unicredit che potrebbe comprarsi Mps). Il Pd toscano di ogni ordine e grado – da Simona Bonafè a Dario Nardella ai dirigenti senesi – dice che Conte non è gradito a Siena, perché serve un “candidato che sia espressione del territorio”. 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. Non ne sa nulla Giuseppe Conte del suo futuro senese. “Non se n’è parlato. Nel senso che non me lo hanno chiesto né tantomeno mi sono mai proposto… ”, dice all’AdnKronos. Da Palazzo Chigi glissano, spiegando con dispiacere che a Conte viene attribuito di tutto anche quando sta fermo e immobile. Non ne sa nulla nemmeno Nicola Zingaretti, così almeno ha detto martedì ai vertici del Pd toscano che lo hanno interpellato. Si guarda dunque altrove, citofonare Goffredo Bettini, per conoscere dettagli sul piano che potrebbe condurre Conte a Siena in nome dell’alleanza Pd-M5s-Leu, al posto di Pier Carlo Padoan, nel frattempo diventato presidente di Unicredit (la stessa Unicredit che potrebbe comprarsi Mps). Il Pd toscano di ogni ordine e grado – da Simona Bonafè a Dario Nardella ai dirigenti senesi – dice che Conte non è gradito a Siena, perché serve un “candidato che sia espressione del territorio”. 

PUBBLICITÁ

 

 

PUBBLICITÁ

Chi conosce i senesi sa quanto ci tengano alla propria indipendenza di “Repubblica autonoma”, quindi non c’è dubbio che sia vero. Così come non c’è dubbio che attendano risposte per salvare la banca, che dal 2017 è partecipata al 64 per cento dal Mef, quindi dai contribuenti italiani. Risposte urgenti, oltretutto: è di ieri la notizia che Mps ha chiuso il 2020 in rosso, con una perdita di 1,689 miliardi di euro, in crescita rispetto al miliardo e 33 milioni nel 2019. In più, il Tesoro dovrà vendere Mps entro il 2021, come spiegato dallo stesso Conte a fine dicembre, con disappunto del presidente toscano Eugenio Giani, che da mesi chiede il rinvio della vendita, preoccupato da eventuali ricadute occupazionali. Ma tutto questo potrebbe anche interessare poco al possibile futuro deputato Conte, che improvvisamente si trova senza presidenza del Consiglio e con un futuro incerto da presunto capo politico del M5s: l’ex premier, che non intende tornare a insegnare a Novoli, quartiere fiorentino dove c’è Giurisprudenza, ha bisogno di una collocazione politica. E ne ha bisogno in fretta, perché più passa il tempo e più il “punto di riferimento fortissimo di tutti i progressisti” potrebbe anche diventare un altro (Mario Draghi). Per questo è stata scelta Siena, che è a portata di mano e di vacatio e da sempre è intersezione di strapotere e strapaese. Quale luogo migliore, secondo il Pd romano, per sperimentare la futura Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile, al secolo Ass? Certo, osservano in Toscana, questo è il disegno che piace a Zingaretti e Bettini, “ma se c’è la legge proporzionale e Conte diventa il capo del M5s, noi perché dovremmo regalare un seggio a quelli che diventerebbero i nostri avversari?”. Il Senese alle ultime elezioni regionali è stato generoso (una delle poche zone a esserlo, in realtà) con Italia viva di Matteo Renzi, che si presentava in coppia con +Europa, e questo non è sfuggito al Pd toscano, che pur non avendo partecipato alla scissione mantiene comunque buoni rapporti con l’ex segretario. Candidare Conte alle suppletive, dunque, vorrebbe dire – secondo l’espressione di un alto dirigente toscano del Pd – “mettere due dita negli occhi a Renzi”. 

 

 

Non va dimenticato che Pd e Iv in regione governano insieme e Giani non vuole avere problemi con l’alleato (Renzi già si era adontato parecchio per certe sue sortite a inizio mandato). Comunque, già soltanto aver pensato a questa candidatura sta attivando tutta una ricca serie di incroci politicamente pericolosi. Conte, espressione del M5s, diventerebbe candidato deputato di una maggioranza che sostiene l’ex governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, considerato fino a poco tempo fa corresponsabile – secondo la vulgata del senatore grillino Elio Lannutti – nella vicenda Antonveneta, la banca acquistata da Mps nel 2008 per ben nove miliardi. Agevoliamo il filmato. “Se Bankitalia e Draghi hanno sbagliato devono essere chiamati sul banco degli imputati”, diceva Lannutti nel 2013. E nel 2016, si chiedeva Lannutti, “Draghi autorizzò quella rischiosissima operazione con Antonveneta per non pregiudicare gli appoggi politici del Pd e di ambienti di Forza Italia tutti legati a Mps nel groviglio armonioso del ‘sistema Siena’, visto che avrebbero potuto ostacolare le proprie ambizioni alla presidenza della Bce?”.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Come dimenticare poi le sortite di Beppe Grillo, che a Siena c’è stato spesso, anche radunando folle ai giardini La Lizza ma senza mai vincere niente alle elezioni? Nel 2018, il M5s non si è nemmeno presentato alle amministrative e alle ultime regionali, nella circoscrizione di Siena, ha preso il 6,4 per cento. Nel 2014, Grillo si presentò all’assemblea dei piccoli azionisti – all’epoca c’era Alessandro Profumo presidente di Mps – e concionò contro la “morte dei Paschi”, per citare il titolo di un libro di Lannutti e Franco Fracassi uscito nel 2017 con prefazione di Luigi Di Maio e Daniele Pesco. “Noi veniamo qui, facciamo un po’ di casino e così facciamo trasparenza. Questa è la mafia del capitalismo, non la Sicilia. Qui siamo nel cuore della peste rossa e del voto di scambio”, disse Grillo nel 2014, spiegando secondo lui come era stata distrutta Mps. Grazie a Giuseppe Mussari, sottolineò, una persona che “non era capace nemmeno di fare un bonifico”, e al Pd: “Dentro la Fondazione c’era tutto il Pd. Allora bisogna prendere tutti i vertici del Pd, dal 2005 a oggi e processarli”. Con loro, secondo Grillo, andavano processati anche “la Consob, la Banca d’Italia e forse anche Draghi, che sono i maggiori responsabili. quelli che dovevano controllare”. Sette anni dopo, Conte potrebbe essere candidato del Pd e del M5s nella città che Grillo e i suoi volevano portare in tribunale insieme all’uomo, Mario Draghi, che ora vogliono premier al posto di Conte.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ