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caos a 5 stelle

La guerra per bande nel M5s intorno a Rousseau, e il giallo sui quesiti

Il ministro Patuanelli ha provato di compattare le delegazioni di M5s, Pd e Leu: "Andiamo insieme da Draghi, così dimostriamo di voler portare avanti la nostra agenda". Al Nazareno c'hanno pensato, poi non se n'è fatto niente. E intanto parte lo scontro frontale su Rousseau dentro il Movimento

Valerio Valentini

Casaleggio voleva tre domande. Grillo, spinto da Fico e Di Maio, ne ha imposto una sola. Il giudizio non sarà solo su Draghi, ma su un governo ecologista che dovrà realizzare il Recovery e la campagna vaccinale

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Per dire della distanza tra la politica reale e il suo casallegesco surrogato virtuale, nel M5s c'è chi lavora addirittura per arrivarci di slancio alle consultazioni con Mario Draghi. Stefano Patuanelli, ministro dello sviluppo uscente e gran teorico dell'ancoraggio del grillismo nel campo del centrosinistra, ci lavora da giorni. Ne parla coi colleghi del suo partito, lo accenna a Giuseppe Conte, poi sonda i dirigenti del Pd: "E se dal premier incaricato andassimo insieme, come coalizione?". L'idea pare piaccia anche al capogruppo alla Camera del M5s, Davide Crippa. E convince quella parte di Pd che nell'intesa organica rossogialla credono davvero. "Servirebbe anche per dimostrare - sussurravano ieri mattina dalle parti del Nazareno - che noi in questo governo così eterogeneo ci entriamo rivendicando il lavoro svolto nel Conte II, e con una piattaforma programmatica chiara e condivisa". 

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Per dire della distanza tra la politica reale e il suo casallegesco surrogato virtuale, nel M5s c'è chi lavora addirittura per arrivarci di slancio alle consultazioni con Mario Draghi. Stefano Patuanelli, ministro dello sviluppo uscente e gran teorico dell'ancoraggio del grillismo nel campo del centrosinistra, ci lavora da giorni. Ne parla coi colleghi del suo partito, lo accenna a Giuseppe Conte, poi sonda i dirigenti del Pd: "E se dal premier incaricato andassimo insieme, come coalizione?". L'idea pare piaccia anche al capogruppo alla Camera del M5s, Davide Crippa. E convince quella parte di Pd che nell'intesa organica rossogialla credono davvero. "Servirebbe anche per dimostrare - sussurravano ieri mattina dalle parti del Nazareno - che noi in questo governo così eterogeneo ci entriamo rivendicando il lavoro svolto nel Conte II, e con una piattaforma programmatica chiara e condivisa". 

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Alla fine non se n'è fatto niente. E così, oggi, le delegazioni dei partiti della vecchia maggioranza andranno separate a parlare con Draghi. Anche perché, nel frattempo, sulle logiche della politica reale s'è abbattuto la solita interferenza digitale: e Davide Casaleggio è arrivato a rivendicare il suo quarto d'ora di celebrità, a pretendere che anche un ex presidente della Bce deve rimettersi al giudizio insindacabile di Rousseau. Vito Crimi ne aveva parlato con gli altri maggiorenti del M5s. E un po' tutti s'erano guardati allargando le barccia: "Sarà inevitabile ricorrere al voto degli iscritti". Anche per questo avevano fatto in modo che Beppe Grillo desse la sua benedizione sul governissimo che verrà, per spuntare le armi dell'ortodossia più intransigente, quella della claque di Dibba. Solo che poi Casaleggio ci ha messo del suo: e ieri, quando da Via Morone hanno contattato Crimi, gli hanno sottoposto dei quesiti già scritti. Il reggente s'è impuntato, ha ribadito che spetterebbe a lui vagliare sulla formulazione delle domande da sottoporre agli attivisti, che è inaccettabile essere messo di fronte al fatto compiuto.

 

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Ne è seguito un convulso giro di telefonate. Luigi Di Maio ha contattato i suoi fedelissimi alla Camera e al Senato, con tutti condividendo il suo sconcerto. "Vorrà dire che ognuno si prenderà le sue responsabilità, e ognuno di noi sarà chiamato a dire chi vuole farlo nascere, questo governo, e chi invece vuole andare contro un appello del capo dello stato", s'è sfogato il ministro degli Esteri uscente. Al Quirinale, in effetti,  la notizia della consultazione su Rousseau l'hanno accolta con un sospiro: nulla di troppo sorprendente, visto che è così che è andata anche nei precedenti due governi col M5s dentro, ma non per questo Sergio Mattarella e i suoi consiglieri hanno sorriso di fronte a questa bizzarra consuetudine. E non è un caso che alla fine sia intervenuto anche Roberto Fico, il presidente della Camera che ha un filo diretto col Colle e che tra i maggiorenti del M5s è anche il più ascoltato - in questa fase - da Grillo. Che da Genova a quel punto s'è fatto sentire.

 

Inaccettabile, per il garante del M5s, avallare una consultazione che, stando a quanto trapela, avrebbe previsto tre domande, tra loro collegate. La prima sul Sì o No al governo Draghi. La seconda sulla natura di questo governo: tecnico o politico. La terza per decidere, in caso di vittoria dei contrari, se questo mancato sostegno al banchiere romano dovesse configurarsi come un'opposizione dura e pura o con una forma di astensione. Troppo azzardato, per Grillo: un campo minato per Draghi e per il M5s stesso. Così, a quanto pare, il quesito dovrebbe ridursi a uno solo: e da domani alle 13, fino a giovedì, gli attivisti saranno chiamati a esprimersi sulla partecipazione a un governo politico, guidato da Mario Draghi, che abbia a fondamento della sua agenda l'europeismo e l'ambientalismo, la realizzazione del Recovery plan con un'attenzione particolare alle politiche green e la lotta alla pandemia attraverso il completamento di una campagna vaccinale. Insomma, si cercherà d'indorare la pillola, comme il faut, di cospargere di zucchero l'orlo di un bicchiero al cui interno ci sarà una medicina amara. 

 

E in effetti le dichiarazioni di voto sono già iniziate. Speci al Senato, dove gli equilibri de M5s sono più precari. A ieri mattina, sul taccuino di chi tiene il pallottoliere del malumore, quelli pronti a negare la fiducia a Draghi erano quindici: Botto, Matrisciano, Lupo, Lanzi, Pirro, Airola, Crucioli, Angrisani, Lezzi, Pellegrini, Nocerino, Granato, Mantero e Moronese. "E' anche per contenere questa diaspora che dobbiamo ricorrere a Rousseau: se gli attivisti ci danno il via libera, la protesta rientra", spiegava ieri Crimi. Ma nel frattempo alcuni degli scettici hanno già preso posizione: i liguri Mantero, Botto e Crucioli hanno annunciato il loro No su Rousseau. Anche la calabrese Granato s'è accodata, così come l'ex ministra salentina Lezzi. Stasera alle nove la fronda degli oltranzisti di Palazzo Madama ha convocato un'assemblea su Zoom. E nel frattempo, però, anche la componente dei governisti, largamente maggioritaria alla Camera, si sta organizzando: e in giornata, sotto la benedizione di Di Maio e dello stesso Grillo, partirà la batteria di dichiarazioni a favore dell'esecutivo Draghi. 

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