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Trasformista sarà lei!

Giuliano Ferrara

La crisi e le differenze tra un trasformismo evolutivo e uno degenerativo  

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Trasformismo è un’altra parola equivoca o malata. E’ usata moralisticamente per descrivere un fenomeno evolutivo della politica, tipico in particolare dei regimi di democrazia parlamentare. Settori della maggioranza o dell’opposizione cambiano posizione, favoriscono nuovi progetti di governabilità e di potere, e in questo cambio si realizza lo spazio trasformistico o metamorfico paragonato a una palude. Tutti dovrebbero sapere, visto che l’ignoranza è solo facoltativa, che all’origine dell’Unità d’Italia, per fare un esempio solo e ravvicinato, sta un atto di trasformismo, il famoso connubio destra-sinistra, al centro, tra Cavour e Rattazzi. E che cosa illumina il trasformismo e ne fa una cosa seria, una procedura di grande orizzonte e non un caso di opportunismo banale o, come direbbero i cretini collettivi, di poltrone? Lo scopo, l’efficacia rispetto a un progetto (nel caso storico in questione l’unità del paese, scusate se è poco).  

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Trasformismo è un’altra parola equivoca o malata. E’ usata moralisticamente per descrivere un fenomeno evolutivo della politica, tipico in particolare dei regimi di democrazia parlamentare. Settori della maggioranza o dell’opposizione cambiano posizione, favoriscono nuovi progetti di governabilità e di potere, e in questo cambio si realizza lo spazio trasformistico o metamorfico paragonato a una palude. Tutti dovrebbero sapere, visto che l’ignoranza è solo facoltativa, che all’origine dell’Unità d’Italia, per fare un esempio solo e ravvicinato, sta un atto di trasformismo, il famoso connubio destra-sinistra, al centro, tra Cavour e Rattazzi. E che cosa illumina il trasformismo e ne fa una cosa seria, una procedura di grande orizzonte e non un caso di opportunismo banale o, come direbbero i cretini collettivi, di poltrone? Lo scopo, l’efficacia rispetto a un progetto (nel caso storico in questione l’unità del paese, scusate se è poco).  

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La mia tesi, non così azzardata, è che se dalla crisi si esce con un TrisConte, si conferma un itinerario legittimo, trasformista per necessità, che parte dalla cacciata di Salvini, auspice Renzi, e dalla torsione dei 5 stelle vincitori delle elezioni del 2018, mediante l’avvocato di Volturara Appula, delizioso paesino carico di storia, da gruppazzo di scassinatori a partito un po’ grottesco ma europeista. Conte, l’avvocato del popolo e dell’Europa, tra Padre Pio e Rocco Casalino, ha fatto due cosette o ne è stato al centro: il lockdown e la svolta dell’indebitamento comune di cui l’Italia è beneficiaria per un terzo. Se continua lui, TrisConte, con all’ingrosso il suo governo e la sua maggioranza di base, per dirla con i censori moralistici del trasformismo, l’atto originario di svolta con le sue buone, ottime conseguenze è sviluppato e legittimato in un trasformismo buono. Si fa un governo per tirarne le somme in coerenza, vaccini e Recovery plan.

       

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Se invece si impasticcia un nuovo nome per Palazzo Chigi, una nuova squadra che dà soddisfazione a questo o a quello, e un soi disant nuovo programma perfezionista, ecco che il trasformismo diventa cattivo, diventa impostura, corrisponde ai tratti che gli affibbiano i moralisti più incalliti, si stacca dall’origine politica del BisConte e dagli scopi perseguiti e impostati per oltre un anno. Conte non è insostituibile per principio, ovviamente, con tutti i suoi difetti e i suoi notevoli meriti. Ma nessuno sarebbe mai in grado di indicare, per un esecutivo diversamente guidato, una base di legittimazione politica come quella che portò alla svolta post Papeete. E che ha prodotto la battaglia contro la pandemia e la trasformazione dell’Italia nel laboratorio privilegiato di una grande svolta europea nel segno del riequilibrio e dell’addio alla nozione più gretta di austerità (la frugalità). Sarebbero premiate le ambizioni di piccole formazioni, di grandi intelligenze, di gruppi editoriali e giornalistici in cerca di bellurie, di correnti e gruppi di potere, di confindustriali frustrati, di personalità in ascesa ripida e improbabile. Con la sola eccezione di un governo Draghi di unità nazionale, supertecnico e superpolitico, che però non è nelle cose e nelle aspirazioni degli stessi protagonisti. Trasformista a mmia? Trasformista sarà lei.

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