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Conte e il Pd. Chi ha portato Renzi a bullizzare il suo riformismo

Giuliano Ferrara

Caccia all’errore, passi futuri. Tocca ricucire in Parlamento una maggioranza e un governo, cosa possibile e necessaria

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Caccia all’errore. È un gioco da Settimana Enigmistica, ma è anche il normale funzionamento della ragion politica, persino in situazioni che appaiono francamente grottesche. Procediamo.

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Caccia all’errore. È un gioco da Settimana Enigmistica, ma è anche il normale funzionamento della ragion politica, persino in situazioni che appaiono francamente grottesche. Procediamo.

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Renzi, comunque lo si giudichi, antipatia o meno, non è uno sprovveduto. Ha guidato un governo italiano carico di speranze riformiste per tre anni, e si era fatto da solo contro l’establishment del suo partito e contro la supponenza di molti grandi gruppi e della maggioranza degli editori e direttori di giornale. Il suo strappo, di questi tempi, può rivelarsi un azzardo insostenibile. Gli può succedere semplicemente di rimanere escluso dai giochi che contano e dal potere, lui che aveva con coraggio politico aiutato il varo di una maggioranza anomala contro le destre dei pieni poteri e di altre scemenze pericolose. Gli può succedere di essere recuperato in extremis, ma con poco succo e una magra figura. Può forse puntare sulla mera sostituzione di Conte alla guida del governo, ma sembra una prospettiva difficilissima. Gli può succedere, anche questo assai difficile, di fare esplodere tutti gli equilibri e risultare colui che porta l’Italia al voto in un quadro apparentemente favorevole alle destre, ma anche questa è solo un’ipotesi di risulta non credibile allo stato: in questo caso, comunque, sarebbe il portavoce di tutti i nemici di un’alleanza strategica cosiddetta, molto anomala, tra il Pd e i grillini, il che gli darebbe un certo spazio politico, però in una situazione sfavorevole in cui salverebbe forse la sua piccola formazione in un contesto di possibile disfatta del centrosinistra possibile. Non dico che si è messo in un vicolo cieco, certo la sua via, dopo lo strappo, è irta di problemi, con grandi rischi. Ha dunque sbagliato?      

   

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In politica i comportamenti sono vasi comunicanti, in relazione tra loro, ovvio. Ciò che può sembrare un errore, semplicisticamente, può essere un comportamento forzato da errori di altri. E forse è questo il caso. Senza lo strappo, Renzi era destinato a vivacchiare con una posizione di minoranza estrema, e di rachitismo del consenso, in un’alleanza e in un governo che procedevano senza aver stretto un patto con lui, un patto capace di salvare con un compromesso serio le sue idee e le sue truppe risultanti dalla scissione del Pd.

 

Ora, i capi del Pd e le eminenze grigie che affettano sapienza politica dovrebbero sapere che offrire una prospettiva a una formazione e a un gruppo e a una leadership che hanno il potere di coalizione, cioè di danneggiare seriamente la continuità di un governo, è il modo giusto di comportarsi, e fare il contrario, cioè spingere a una radicalizzazione, magari sperando di usarla, un partner riottoso, per motivi politici evidenti, perché così come vanno le cose non ha un orizzonte politico, è un errore.
     

Conclusione. Renzi è stato portato a bullizzare il suo riformismo, cosa che gli viene benissimo, perché Zingaretti, Franceschini, Bettini e, come “alleato strategico”, lo stesso Conte, non gli hanno offerto una via di mediazione responsabile, indicandogli concretamente una strada diversa dallo strappo. Ora lo martellano con l’impopolarità della sua “mossa del caciocavallo”, si capisce, ma corrono anche loro seri rischi. E con loro un paese che gatton gattoni è riuscito a non dico cavarsela, ché nessuno può scommettere in una pandemia su una salvezza solo nazionale, ma a resistere alle successive ondate del virus con una certa decenza e buoni risultati. Dovevano fare del Pd non già un partito risentito che ha subìto una scissione ed è intollerante con i fratelli separati, ma un contenitore aperto e comprensivo. Anche Conte, con le sue arti democristiano-avvocatesche, ha ecceduto in atti che sapevano di esclusione e marginalizzazione del partner “difficile”. Rimettere a posto i cocci di questo errore che rinvia a un azzardo non sarà facile. Ma le linee di forza della politica italiana dovrebbero consentire comunque una soluzione non elettorale, non di sfascio. Il sistema politico portoghese, dove le elezioni sono imminenti, è come un tappo di sughero che galleggia in una condizione laterale a tutto. Il sistema politico israeliano, anche lì alla prova elettorale, è un patto di ferro dentro uno stato-guarnigione in cui tutti gli azzardi sono possibili perché il paese vive su un azzardo esistenziale. Quelli che dicono “facciamo come i portoghesi o gli israeliani” non sanno di che cosa parlano. Rilegittimare e dare forza alla destra trumpiana e un po’ fascista capitanata da un vinto di questa fase politica, il senatore Salvini, sarebbe imperdonabile. Renzi o non Renzi, bisogna ricucire in Parlamento una maggioranza e un governo, cosa possibile e necessaria. Punto. Se non lo si facesse, quello sì sarebbe l’errore finale che causa la rovina comune.

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