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Agenda Mieli

"Conte galleggia. Un governo Draghi si può fare". Parla Paolo Mieli

Carmelo Caruso

"Draghi come De Gaulle. A determinate condizioni potrebbe accettare. Renzi è alla terza minaccia. Conte faccia il leader. Churchill non prometteva ristori e cashback". Intervista all'ex direttore del Corriere della Sera

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Roma. Appunti dall’agenda Mieli: “Ricordare a Giuseppe Conte che Winston Churchill non ha promesso cashback e ristori. Il suo metodo da uomo di gomma è fallimentare. Farglielo sapere. Terza volta in un anno che Matteo Renzi fa la voce grossa. Se non ottiene nulla, che figuraccia. Scriverlo. Suscitare dibattito su ipotesi alleanza Pd-M5s. Presentarsi con Conte dopo aver fatto cadere Conte? Unico modo per resuscitare la destra. Che sbaglio. Dirglielo”. Se è davvero una crisi di governo, c’è allora qualcosa che non funziona. Non è così che si gestisce un passaggio tanto importante. Occorre una agenda. Questa è la più gloriosa. E’ l’agenda di Paolo Mieli. La vera. Parla con Il Foglio l’ex direttore del Corriere della Sera. Il governo cadrà? “Io penso che alla fine galleggerà”. Si può votare? “No. Ma un altro governo sarebbe all’altezza. Sicuramente più di questo. Sarebbe meno votato al compromesso”.
Un esecutivo a guida Mario Draghi? “Non solo lui tra le possibilità. Ma lui sarebbe la migliore soluzione d’emergenza come in Francia con De Gaulle. Accetterebbe”.

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Roma. Appunti dall’agenda Mieli: “Ricordare a Giuseppe Conte che Winston Churchill non ha promesso cashback e ristori. Il suo metodo da uomo di gomma è fallimentare. Farglielo sapere. Terza volta in un anno che Matteo Renzi fa la voce grossa. Se non ottiene nulla, che figuraccia. Scriverlo. Suscitare dibattito su ipotesi alleanza Pd-M5s. Presentarsi con Conte dopo aver fatto cadere Conte? Unico modo per resuscitare la destra. Che sbaglio. Dirglielo”. Se è davvero una crisi di governo, c’è allora qualcosa che non funziona. Non è così che si gestisce un passaggio tanto importante. Occorre una agenda. Questa è la più gloriosa. E’ l’agenda di Paolo Mieli. La vera. Parla con Il Foglio l’ex direttore del Corriere della Sera. Il governo cadrà? “Io penso che alla fine galleggerà”. Si può votare? “No. Ma un altro governo sarebbe all’altezza. Sicuramente più di questo. Sarebbe meno votato al compromesso”.
Un esecutivo a guida Mario Draghi? “Non solo lui tra le possibilità. Ma lui sarebbe la migliore soluzione d’emergenza come in Francia con De Gaulle. Accetterebbe”.

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Siamo riusciti a conversare per mezz’ora con Mieli. Ed è stata una piacevole mezz’ora. Ci ha detto molte cose e noi le riportiamo senza la sua precisione.  “Conte sta prendendo tempo o forse lo sta perdendo, convinto che gli altri si stancheranno. Ma adesso siamo all’apice della pandemia e per di più con un nuovo ceppo. Non si può usare questo metodo e linguaggio”.

 

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Quando gli hanno chiesto, ed era un’intervista, se si potesse parlare di “verifica” o di “crisi”, il premier ha risposto che sono parole che non gli piacciono. E infatti - ma  questa è invece l’agenda Conte - ieri, alle ore 15,30 ha incontrato la delegazione del M5s. Alle ore 19 ha ricevuto il Pd. Oggi è il turno di Italia Viva. Lui non verifica. Incontra.

 

Dice Mieli: “E’ il premier della tattica e dell’astuzia ma adesso sta sbagliando. Il Cts ha chiesto misure più severe. Andava ascoltato. Dobbiamo avere il coraggio di dire la verità anche perché si sta ripetendo quanto è accaduto in passato. Il virus non è scappato di mano perché abbiamo aperto le discoteche in Sardegna questa estate. Abbiamo pagato l’incertezza del governo fra settembre e fine ottobre”. E dice in pratica che se non fosse stato per Angela Merkel, che in Germania ha chiuso tutto facendo scattare l’emulazione, in Italia si sarebbe andati incontro a un Natale di baldoria, anzi, se proprio si vuole dirla alla Conte, verso un “Natale sereno”. Mieli virgolettato: “Che esista all’interno della maggioranza un’ala rigorista composta dai ministri Franceschini, Boccia, Speranza, e un’ala aperturista, io lo trovo francamente sconfortante. Si può andare in guerra con una parte del governo che propone l’avanzata e un’altra che propone di arretrare? Trovo tristissimo che, in un momento d’emergenza come questo, si approvi una finanziaria che prevede (non ci dormo) 1,3 milioni di euro per celebrare il centenario del presepe o i corsi jazz. Con tutto il rispetto per il jazz. E’ imbarazzante”.

 

L’ex direttore del Corriere su questa notizia ci aprirebbe un giornale. Limitiamoci a chiedergli se Matteo Renzi aprirà la crisi. “Se non la apre, sarebbe la terza volta che la minaccia. Ricordo ancora il caso  Bonafede, Iv e la prescrizione. Se non ottiene nulla pure questa volta, e per ottenere intendo che le risorse del Recovery vengano spostate sulla sanità o che si acceda alle risorse del Mes, il suo prestigio elettorale sarebbe minimo”. Come finirà? “E’ probabile che Renzi ottenga delle poltrone nei cda”. Sempre dall’agenda Mieli. “Evidenziare che proseguono nomine nelle partecipate. Dunque minaccia crisi non vera. Scriverlo”. Ma direttore, lei di Renzi cosa ne pensa? “Non ho pregiudizi. Ripeto. Se riuscirà a vincere questa sfida mi congratulerò, se questa crisi invece, come credo finirà, si conclude con un suo passo indietro, non ci sarà nulla di memorabile”.

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Scenari Mieli. “Delega servizi finirà al Pd. Non a Renzi. Dirlo”. Contraddizioni viste da Mieli: “Riproporre Conte alle elezioni? Errore. Evidenziarlo. Dopo Caporetto si cambiò governo. Non siamo a Caporetto, ma vicini. Ricordarlo ma senza esagerare”. Se Conte vuole davvero continuare la sua azione di governo questi sono i consigli del direttore: “Assuma una postura diversa, la smetta di fare l’uomo delle task force, degli Stati generali e parli come un leader autentico. Usi queste frasi: ‘Soffriremo insieme ma io vi porterò fuori dall’emergenza e sarò il primo a farlo in Europa’. E la smetta con la retorica del Natale sereno. Il consulente del ministro Roberto Speranza ha appena dichiarato che aprire le scuole a gennaio sarà difficile. Nessuno sa cosa fare. Non si uscirà dalla pandemia accontentando qualche categoria. Non è con l’Italia in arancione che si vincono le battaglie”.

 

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Ipotesi Mieli: “Un governo di emergenza Draghi di un anno. Condizioni: garanzie assolute sul suo comando. Scriverlo. Approdo successivo al Quirinale, non necessario. Spiegarlo”. Il direttore pensa che Draghi “in determinate condizioni potrebbe accettare. Non si farebbe un partito, non si piegherebbe ai compromessi. L’Europa ci guarderebbe con altri occhi”. Futuri libri Mieli: “Prepararsi a scrivere testo su questo tempo. Raccogliere materiale”. Ha già pensato al titolo? “Un titolo potrebbe essere ‘Quando l’Italia perse la testa’. Dove la testa è anche la metafora della leadership”. Ringraziamenti: “Mandare sms a Cerasa per intervista. Non dimenticarlo”.

 

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