PUBBLICITÁ

Lockdown e verifica di governo, la zona rossa di Conte

Il rimpallo di responsabilità tra Palazzo Chigi e i senatori di maggioranza. Le convocazioni delle forze politiche in riunioni separate, che fa storcere il naso dalle parti del Nazareno. E la tentazione del premier di tirarla in lungo, per mettere in quarantena, ancora una volta, la politica

Luca Roberto

Accerchiato dai tecnici che chiedono misure rigorose a Natale e dai partiti di maggioranza che da oggi inizieranno a sfilare a Palazzo Chigi per un chiarimento sul programma e un eventuale rimpasto. Perché il premier non è mai stato così debole

PUBBLICITÁ

Paradossalmente, quando tutte le regioni italiane sono fuoriuscite dallo scenario di rischio più alto, nella zona rossa c'è finito lui, il premier Giuseppe Conte. Costretto da una parte a confrontarsi con gli esperti del Comitato tecnico scientifico, e dai capidelegazione di Pd, Leu e M5s, convocati in mattinata per decidere sulle nuove restrizioni del periodo natalizio. Dall'altra accerchiato dai partiti di maggioranza che tra oggi e domani sfileranno a Palazzo Chigi per dar vita alla cosiddetta verifica, preludio forse di un rimpasto di governo non è dato sapere.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Paradossalmente, quando tutte le regioni italiane sono fuoriuscite dallo scenario di rischio più alto, nella zona rossa c'è finito lui, il premier Giuseppe Conte. Costretto da una parte a confrontarsi con gli esperti del Comitato tecnico scientifico, e dai capidelegazione di Pd, Leu e M5s, convocati in mattinata per decidere sulle nuove restrizioni del periodo natalizio. Dall'altra accerchiato dai partiti di maggioranza che tra oggi e domani sfileranno a Palazzo Chigi per dar vita alla cosiddetta verifica, preludio forse di un rimpasto di governo non è dato sapere.

PUBBLICITÁ

 

L'aveva detto in una conferenza stampa primo autunnale: facciamo adesso dei sacrifici per un Natale più sereno. Non aveva messo in conto, il presidente del Consiglio, le rimostranze sulla cabina di regia che dovrà occuparsi della gestione dei fondi europei, il “non abbiamo tolto i pieni poteri a Salvini per darli a lei” urlatogli in faccia da Renzi. Le accuse sulla delega ai servizi segreti tenuta tutta per sé, il non essere riusciti a tenere le scuole aperte nonostante fosse stato l'obiettivo manifesto sbandierato dal governo. Mentre pure il suo ex vicepremier, Salvini per l'appunto, si mostra a un tratto dialogante, non esclude ipotesi di governissimo, al punto che pure Giorgia Meloni è costretta a dire: "Matteo non lo capisco più". 

 

PUBBLICITÁ

E però l'elenco delle debolezze di Conte e del suo governo si è persino arricchito. Perché pure sulla gestione sanitaria, adesso che l'Rt e i contagi scendono ma non come si vorrebbe, e il plateau sembra più esteso di quanto ci si aspettasse, e le immagini delle città stracolme di gente che fa acquisti assembrandosi fanno volare il pensiero alla terza ondata, si è ancora indecisi se adottare una linea intransigente, inasprendo le disposizioni dell'ultimo dpcm di inizio dicembre, o allentare un poco le maglie nei giorni festivi, come chiedevano alcuni componenti della maggioranza come Italia Viva. Pure sulle deroghe agli spostamenti tra i comuni sotto i 5mila abitanti a Natale e Capodanno, decisioni ufficiali non sono state prese: con il premier che si strugge tra chi vorrebbe garantita una libertà di movimento più ampia (Renzi) e chi spinge perché sia il massimo rigore a prevalere sugli istinti aperturisti, anche a costo di tornare a evocare un lockdown generalizzato (i vari Speranza, Boccia e Franceschini)

 

E si finisce così nel più stucchevole dei tatticismi. Con Palazzo Chigi che chiede al Parlamento di prendersi le sue responsabilità votando in Aula un emendamento che acconsenta i ricongiungimenti famigliari, e i partiti di maggioranza che, di tutta risposta, annunciano al Senato la presentazione di una mozione al riguardo, che obbligherebbe di nuovo il governo a fornire un parere, e dunque a metterci la faccia. Il che, in caso di un'eventuale nuova impennata dei contagi, costituirebbe una prova a carico di Conte e dei suoi ministri.

 

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Anche sulla natura degli incontri con i partiti che sostengono il suo governo – il primo oggi alle 15 e 30 con il M5s mentre alle 19 sarà la volta del Pd, domani quella di Renzi –, aleggia più di qualche sospetto. Sul metodo, innanzitutto. Perché convocare le forze politiche in sedi separate, quando il problema del governo è collegiale, ha senso solo nella misura in cui si voglia consentire ai vari leader di avanzare proposte riservate, che è bene che non vengano ascoltate dalle orecchie di altri alleati. E dunque richieste di ministeri? E dunque ridefinizione delle deleghe dei sottosegretari a Palazzo Chigi? Probabile. E però, fanno notare dal Nazareno, sarebbe comunque necessario, poi, trovare di nuovo una sintesi che vada bene a tutti. 

 

PUBBLICITÁ

Senza contare poi, e qui dal metodo si passa al merito, che nel frattempo ci saranno colloqui paralleli anche sulle strette natalizie. Perché l'attualità dei fatti, col suo tragico bollettino quotidiano di contagi e di morti, non asseconda i tempi lunghi di una verifica che forse il premier vorrebbe far diventare ancora più lunghi. E intanto, nella prospettiva di una stretta generale che riporti tutt'Italia in zona rossa sotto le feste, sulla falsariga di quanto deciso dalla cancelliera Merkel in Germania, tentare di riportare in lockdown la politica. Coi suoi riti e le sue verifiche. Il che sarebbe la sintesi perfetta di un Natale che per il presidente del Consiglio si preannuncia tutt'altro che “sereno”. O forse solo la sintesi perfetta della sua resistenza: farsi scudo con la sua insostituibile debolezza. 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ