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"Al voto! Al voto!". Ma lo spauracchio delle elezioni è una minaccia spuntata

La agita Conte per fermare Renzi. La rilanciano al Nazareno per evitare il caos. Ma l'ipotesi di un ritorno alle urne a primavera è alquanto infondata. Gli umori del Quirinale e le frecciate del leader di Italia viva a Mattarella

Domenico Di Sanzo

Da Palazzo Chigi fanno filtrare il pizzino di Conte: "Meglio tornare alle urne". Anche Bettini agita il rischio del precipitare degli eventi. Ma con la pandemia in corso (che spinge a rinviare anche le amministrative di primavera), e il Recovery plan di mezzo, l'ipotesi di elezioni anticipate è assai improbabile 

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Il tòpos è collaudato. La minaccia da ripetere alla bisogna, giusto per vedere l'effetto che fa. Ed ecco che quando le cose sembrano mettersi male arriva l'avvertimento, puntuale, per sedare quelli che evidentemente vengono considerati i capricci di Matteo Renzi oppure, dall'altro canto, le pretese di un Giuseppe Conte che sarebbe divenuto un implacabile accentratore di potere. Nella testa di chi ne agita lo spettro, l'evocazione dello scenario del "liberi tutti" può fungere da elemento stabilizzatore di un quadro in perenne agitazione.

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Il tòpos è collaudato. La minaccia da ripetere alla bisogna, giusto per vedere l'effetto che fa. Ed ecco che quando le cose sembrano mettersi male arriva l'avvertimento, puntuale, per sedare quelli che evidentemente vengono considerati i capricci di Matteo Renzi oppure, dall'altro canto, le pretese di un Giuseppe Conte che sarebbe divenuto un implacabile accentratore di potere. Nella testa di chi ne agita lo spettro, l'evocazione dello scenario del "liberi tutti" può fungere da elemento stabilizzatore di un quadro in perenne agitazione.

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Negli scorsi giorni, in piena fibrillazione sulla riforma del Mes, è arrivato il messaggio del Quirinale. Indiscrezioni calibrate per i ventriloqui giornalistici di Sergio Mattarella. "Se non passa il Mes, si va alle elezioni". Nel frattempo la riforma dell'ex Salva-Stati ha scavallato il passaggio parlamentare, ma è cominciato il pressing di Italia Viva sul Recovery Plan e la task force ideata da Palazzo Chigi per gestire i 209 miliardi dell'Europa. Così stavolta il "pizzino" porta la firma di Conte. "A questo punto sarebbe meglio andare a votare", queste le parole del premier riportate nei retroscena fatti filtrare dallo staff del premier. Non è difficile ipotizzare che i destinatari dell'avvertimento siano i renziani e il Pd, che secondo le voci di Palazzo avrebbe armato la mano dell'ex rottamatore, lanciatosi come un kamikaze all'assalto del premier. Quindi il controcanto di Goffredo Bettini in un'intervista al Corriere della Sera. Il messaggio in bottiglia del Richielieu di Nicola Zingaretti è diretto al presidente del Consiglio. "Conte ascolti tutti. Se il governo implode elezioni inevitabili". È il teorico principe dell'asse rossogiallo a parlare, quindi la minaccia sembrerebbe da prendere sul serio.

 

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E però ci sono i fatti, oltre le dichiarazioni. Una crisi al buio, con lo scioglimento delle Camere, è impensabile. Innanzitutto l'Italia è ancora nel mezzo di un'emergenza sanitaria. Difficile immaginare le code ai seggi per il rinnovo del Parlamento. Proprio a causa della pandemia, infatti, si sta valutando perfino di rinviare le elezioni amministrative di maggio 2021 a fine settembre dell'anno prossimo. Poi ci sono i soldi del Recovery da gestire, infine c'è la manovra. Una crisi di governo in piena sessione di bilancio, con il Covid che ancora imperversa, sarebbe uno scenario per cuori forti. Molto lontano dalla realtà e, forse, dal buon senso. Perciò tocca a Renzi l'onere di smontare la narrazione delle elezioni anticipate. La sua intervista al Messaggero è una replica involontaria alle parole di Conte e Bettini. In caso di crisi si andrà al voto? "Mi accusano di cercare la rottura ma lavoro per salvare il Paese - dice il leader di Iv - scommetto su ampia compagine parlamentare per andare a elezioni nel 2023". Insomma, una maggioranza si trova. Altro che la minaccia spuntata del voto in anticipo.

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