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“Il Pd la smetta di provocarci”. Vaccini, governo e caso Suarez. Parla il ministro Spadafora

“Ben venga un patto sulle riforme con l’opposizione”, dice il ministro dello Sport (M5s). E poi una notizia: "Ho chiesto al Cts di essere audito per lavorare alla riapertura degli sport di base da gennaio”

Claudio Cerasa

“Io spero che quella risoluzione sul Mes passi, ma non vedo automatismi”. Se non c’è alcun automatismo significa che non ci sarebbe alcuno scandalo se la risoluzione dovesse passare anche con i voti dell’opposizione? “Non sarebbe il finimondo. Sarebbe certamente un tema politico, ovvio, ma un un caso come in un altro non determinerebbe la fine di questa maggioranza”, ci dice il ministro 

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Nonostante le molte preoccupazioni dettate dalla già fitta agenda pandemica, la politica italiana, negli ultimi giorni, è riuscita a trovare il tempo per dividersi su alcuni temi che il più delle volte rasentano il limite della comprensibilità. Il dibattito sul rimpasto è uno di questi ma lo è anche, al limite della comprensibilità, il dibattito sul futuro del fondo salva stati, il dibattito sul futuro del Mes, il dibattito sulla governance del Recovery, il dibattito sull’identità dei partiti di governo. Provare a orientarsi all’interno di questa nebbia non è semplice e anche per questa ragione ieri mattina abbiamo chiesto a uno dei ministri forse più trasversali del governo, Vincenzo Spadafora, titolare dello Sport, esponente del M5s da sempre considerato politicamente vicino a Luigi Di Maio, di provare a mettere a fuoco alcuni tra i più importanti temi all’ordine del giorno, per provare a fare chiarezza non solo sulle fibrillazioni del governo ma anche su quelle del M5s.

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Nonostante le molte preoccupazioni dettate dalla già fitta agenda pandemica, la politica italiana, negli ultimi giorni, è riuscita a trovare il tempo per dividersi su alcuni temi che il più delle volte rasentano il limite della comprensibilità. Il dibattito sul rimpasto è uno di questi ma lo è anche, al limite della comprensibilità, il dibattito sul futuro del fondo salva stati, il dibattito sul futuro del Mes, il dibattito sulla governance del Recovery, il dibattito sull’identità dei partiti di governo. Provare a orientarsi all’interno di questa nebbia non è semplice e anche per questa ragione ieri mattina abbiamo chiesto a uno dei ministri forse più trasversali del governo, Vincenzo Spadafora, titolare dello Sport, esponente del M5s da sempre considerato politicamente vicino a Luigi Di Maio, di provare a mettere a fuoco alcuni tra i più importanti temi all’ordine del giorno, per provare a fare chiarezza non solo sulle fibrillazioni del governo ma anche su quelle del M5s.

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Spadafora, in questa chiacchierata con il Foglio, non si nasconde e dice che “sì, è vero, ci sono fibrillazioni, è inutile nasconderlo, e ci sono anche nel nostro movimento”, e le fibrillazioni in questione hanno a che fare principalmente con una battaglia, a nostro avviso non comprensibile, legata al futuro del Mes. “Io sono convinto che sia necessario distinguere tra la utilità della riforma e la scelta dell’utilizzo. Sull’utilità della riforma non ho dubbi: l’Italia non deve mettere il veto al prossimo Consiglio europeo e sono convinto che i deputati e i senatori che hanno firmato qualche giorno fa la lettera per invitare il governo a non firmare quell’accordo troveranno il modo di rivedere almeno in parte la loro posizione. Sull’utilizzo del Mes, so che il vostro giornale è a favore dell’utilizzo della linea di credito per le spese sanitarie, ma anche voi dovreste riconoscere che la situazione nella nostra maggioranza è surreale”. In che senso? A noi sembra surreale la vostra posizione. “E’ surreale il dibattito perché il Partito democratico sa bene qual è la nostra posizione e insistere su una posizione diversa in modo così oltranzistico significa avvelenare il clima e anche i rapporti con il movimento. Quando in fondo è lo stesso ministro dell’Economia, il bravissimo Roberto Gualtieri, ad aver detto più volte che l’Italia in questo momento non ha bisogno di quel fondo. Trovo incomprensibile questo: che il Pd voglia reiterare uno scontro che si potrebbe tranquillamente evitare”.

 

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Sul Mes, la posizione del M5s è chiara, purtroppo. Ma sul futuro del governo, invece, come la mettiamo? Ovverosia: possiamo dire che se la risoluzione che il presidente del Consiglio metterà ai voti la prossima settimana in Parlamento per ratificare al Consiglio europeo la riforma del Mes non avrà la maggioranza questo governo è finito? Spadafora qui si fa prudente: “Io spero che quella risoluzione passi, ma non vedo alcun automatismo”. Se non c’è alcun automatismo significa che non ci sarebbe alcuno scandalo se la risoluzione dovesse passare anche con i voti dell’opposizione? “Non sarebbe il finimondo. Sarebbe certamente un tema politico, ovvio, ma in un caso come in un altro non determinerebbe la fine di questa maggioranza”.

 

I tempi cambiano: avrebbe mai pensato due anni fa di considerare “responsabile” un partito come Forza Italia, che il vostro Movimento ha sempre associato a immagini che a tutto richiamavano tranne che alla responsabilità? “Va riconosciuto che c’è un pezzo di opposizione che ha scelto di fare del dialogo un valore positivo, ma il partito di Berlusconi cambia così tante volte idea che fatico a capire quale sia la linea ufficiale. Attenzione però a non fare pasticci: proporre patti per le riforme non significa voler cambiare maggioranza. Nessuno lo ha mai detto, nessuno lo vorrebbe fare. Cosa diversa sarebbe invece un patto per le riforme, partendo magari dai punti messi insieme sul vostro giornale la scorsa settimana da Luigi Di Maio. Se le forze che si trovano all’opposizione ci volessero stare, ben venga il patto”. Sempre che prima tenga, ministro, il patto di governo. “Su questo, onestamente, non ho dubbi”. (segue a pagina tre) “Premessa. Troverei davvero grave se qualcuno utilizzasse, anche all’interno del governo, questa situazione di criticità per provare a screditare il presidente del Consiglio, con l’obiettivo di sostituirlo. Non dico che non sono stati commessi errori, anche da parte nostra, e quando ci sono 800 o 900 morti al giorno è naturale chiedersi cosa si sarebbe potuto fare meglio, ma dico che nelle condizioni date il governo ha fatto il massimo, si è assunto responsabilità enormi e credo abbia limitato i danni. Ma se mi permette ora la vera sfida sarà quella dei prossimi mesi e sarà una sfida legata alla battaglia delle battaglie: riuscire a organizzare un’efficiente campagna di vaccinazione di massa del paese. Su questo errori non ci potranno e non ci dovranno essere”.

 

Ministro: ma un governo che non è riuscito a trovare i vaccini per proteggere tutta la popolazione con un vaccino anti influenzale che garanzia può dare di farlo con un vaccino che ancora deve arrivare? “E’ vero, ci sono stati dei problemi. Ma anche qui, rispetto ai mesi passati, ci sarà una differenza di fondo importante. I vaccini anti influenzali sono stati gestiti dalle regioni, quelli contro il Covid verranno gestiti da una struttura centrale a livello nazionale. Non ci sarà più disomogeneità nelle scelte”. Ministro, ci sta dicendo che dovremmo dormire sereni perché se ne occuperà il commissario Arcuri? “Se ne occuperà lui, sì”. E lei pensa sia la persona giusta per farlo? Il ministro fa una pausa di qualche secondo. Ministro, c’è ancora? Pausa. Poi il ministro risponde. “Mi auguro che lo sia nell’interesse del paese. L’infallibilità non esiste anche sui super manager, ma il fatto che il presidente Conte si fidi di Arcuri mi porta a dire che sia necessario avere fiducia nell’organizzazione che ci sarà”. Vaccini ma anche Recovery plan: ministro, lo sa che il vostro governo verrà giudicato in modo severo anche su questo? Lo sa che corriamo il rischio che arrivi prima il vaccino contro il Covid che il piano del governo per governare il dopo Covid? “Sul Recovery stiamo lavorando bene. C’è molto da fare, ma non siamo in ritardo, i progetti ci sono, vi sorprenderemo e mi auguro che anche qui si possa collaborare con l’opposizione”. Ministro, giurerebbe che tutti i suoi colleghi hanno scaricato Immuni? “Oddio, ha qualche sospetto?”. Mi dica lei. “Io intanto le mando su Whatsapp la mia app”. Si ma i suoi colleghi? “Al prossimo consiglio dei ministri verificherò personalmente”. Può verificare anche personalmente se il vostro movimento entrerà o meno nel Pse? “Ha una domanda di riserva?”. Ce l’ho, ma prima rispondiamo a questa. “Spero di usare le parole giuste”. Però usiamole. “Dico solo che è un dibattito che dobbiamo chiudere e che stiamo chiudendo”.

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Ma se su Rousseau dovessero chiederle quale famiglia preferirebbe in Europa? “Fino a che non ci sarà una decisione dei nostri organismi, credo – dice con un sorriso Spadafora – che farei di tutto per collegarmi a Rousseau in un posto in cui non c’è la linea…”. La nostra conversazione con il ministro dello Sport si chiude così, sui temi dedicati alla politica, ma non si può chiudere senza affrontare due domande che riguardano il tema dello sport. La prima domanda riguarda la famosa storia dell’esame di italiano del calciatore Suárez (che Suárez avrebbe dovuto svolgere per provare a diventare italiano e passare alla Juve). Ieri sono stati sospesi per otto mesi la rettrice, il dg e due professori dell’Ateneo per stranieri di Perugia ed è stato indagato un dirigente della Juve (Paratici). Il ministro se la cava con una battuta. “E’ una bruttissima vicenda. Ma c’è un processo in corso e vorrei evitare di commentare. Vi posso offrire al massimo un gioco di parole: per chi ha a cuore il Reddito di cittadinanza, non è il massimo vedere un’indagine al centro della quale c’è una cittadinanza a reddito”.

 

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Ministro, in conclusione, ma ci dice quando si potrà tornare a fare sport a livello dilettantistico e quando torneranno a essere aperte palestre e piscine? “Vi do una notizia. Ho chiesto al Cts di essere audito prima di Natale perché vorrei lavorare, con le regioni che continueranno a essere zone gialle dopo Natale, a una graduale riapertura degli sport di base, già da gennaio. Spero si possa fare, sarebbe un bel modo per provare ad aprire il 2021 con un sorriso in più”.

 

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