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Accordo all'Eurogruppo raggiunto

Una pandemia grave, ma non seria

La schizofrenia sul Mes (viva il Mes!). La svolta che non si vede del Pd. L’Europa amata solo quando si comporta come un bancomat. Recovery, futuro, soldi, visione e modello francese: è ora di occuparsi del contenuto, più che del contenitore

Claudio Cerasa

Il governo francese, due mesi fa, ha presentato quali sono i settori che intende rafforzare nei prossimi due anni con i soldi europei. Il governo italiano doveva fare lo stesso a ottobre. Ha però sempre rimandato: ora lo farà a gennaio. Arriverà prima il vaccino contro il Covid che il piano del governo per costruire il dopo Covid?

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Il progressivo anche se faticoso ritorno alla normalità del nostro paese non è testimoniato solo dalle immagini dei centri commerciali pieni zeppi di gente ma è testimoniato, in attesa delle vecchie e rassicuranti polemiche sul presepe, anche da una ritrovata attitudine della politica italiana: il ritorno dei dibattiti fondati sul nulla. Si parla di cose molto solenni quando la situazione sembra essere molto allarmante. Si torna invece a parlare di cose del tutto trascurabili quando la situazione, come direbbe Flaiano, torna a essere non seria pur essendo ancora piuttosto grave.

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Il progressivo anche se faticoso ritorno alla normalità del nostro paese non è testimoniato solo dalle immagini dei centri commerciali pieni zeppi di gente ma è testimoniato, in attesa delle vecchie e rassicuranti polemiche sul presepe, anche da una ritrovata attitudine della politica italiana: il ritorno dei dibattiti fondati sul nulla. Si parla di cose molto solenni quando la situazione sembra essere molto allarmante. Si torna invece a parlare di cose del tutto trascurabili quando la situazione, come direbbe Flaiano, torna a essere non seria pur essendo ancora piuttosto grave.

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Negli ultimi giorni, i temi piuttosto urgenti affrontati in modo non serio da parte di buona parte della nostra politica hanno avuto a che fare con due ambiti solo apparentemente scollegati. Il primo tema riguarda il futuro del fondo salva stati (il Mes). Il secondo tema è il futuro dei molti miliardi che arriveranno in Italia via Next Generation Eu (209 attraverso il Recovery fund).

 

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Sul futuro del Mes ieri è stata una giornata insieme importante ma anche un po’ ridicola. Ieri mattina, poche ore prima di partecipare all’Eurogruppo, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha anticipato alle commissioni riunite di Bilancio e Politiche Ue le ragioni per cui l’Italia si esprimerà a favore della riforma del trattato istitutivo del Mes – un eventuale veto non sarebbe “coerente”, ha detto Gualtieri, con la risoluzione del Parlamento del dicembre 2019 e non permettere l’introduzione anticipata del “common backstop”, una rete di sicurezza per il settore bancario in caso di crisi – e nel farlo il ministro ha nuovamente ricordato che nel nuovo Mes sono previste linee di credito dedicate alle spese sanitarie “senza condizionalità”. Il M5s, dopo aver passato mesi a sostenere che il Mes era una trappola, ha scelto di far sapere che in Parlamento, pensando al momento in cui il presidente Conte chiederà un voto sulla risoluzione che lo impegnerà al prossimo consiglio europeo su questo tema, “non adotterà un approccio ostruzionistico” sulla ratifica del trattato (ieri intanto l’Eurogruppo ha ufficializzato l’accordo sul nuovo Mes). E di fatto il leader reggente del M5s, Vito Crimi, ha schierato il movimento su questa linea schizofrenica: non ostacoleremo la riforma del Mes a condizione che l’Italia (unico paese in Europa che, visti i tassi di interesse dei titoli di stato a dieci anni, potrebbe trarre giovamento dalla linea di credito del Mes) non utilizzi la linea di credito del Mes. A testimoniare che la situazione sia grave ma non seria non è soltanto la posizione del M5s (l’Europa va bene e va sostenuta solo quando si muove come se fosse un bancomat) ma è anche quella del Partito democratico. Il Pd dice da mesi  di voler utilizzare una linea di credito (il Mes) che il governo di cui fa parte il Pd non sembra però avere la minima intenzione di attivare. E allo stesso tempo il Pd dice da mesi di voler imprimere al governo una svolta, in termini di visione, che resta molto vivace sui giornali ma che risulta essere poco concreta nei fatti.

 

La presenza di un dibattito poco serio, pur essendo la situazione grave, è ben sintetizzata dalla querelle iper-tecnica che ha preso forma attorno al tema della cabina di regia sul Recovery fund. Accanto al presidente del Consiglio, al ministro dell’Economia, al ministro dello Sviluppo e al ministro delle politiche europee responsabile del Comitato interministeriale Ciae, il governo ha annunciato che vi saranno sei manager “con poteri sostitutivi dei soggetti attuatori” – con poteri simili a quelli avuti dal commissario per l’Expo e dal commissario per il ponte di Genova – che dovrebbero vigilare sulle sei missioni chiave del Recovery e che saranno supportati in questo da circa 300 tecnici. Almeno finora, però, il tema della governance è un tema che ha fatto discutere per le ragioni sbagliate – il problema non è chi guida o chi fa parte della task force, tutti i paesi europei si stanno attrezzando per avere una governance che possa gestire i miliardi che arriveranno dall’Europa, ma quali norme si introducono per consentire a chiunque di derogare e surrogare: ai tempi della Tap, come ricorderà certamente chi fece parte di quel governo, un progetto tutto sommato semplice venne reso quasi impossibile a causa dei cortocircuiti quotidiani tra Asl, regione, magistratura. E il dibattito surreale sul tema cabina di regia e Recovery è testimoniato da due punti assenti nell'agenda delle polemiche quotidiane.

 

Qestione numero uno: il tema non è se la cabina di regia serva, ma se questa cabina di regia avrà o no gli strumenti normativi adeguati per fare quello che in condizioni ordinarie l’Italia non è spesso in grado di fare, ovvero sia spendere i soldi europei in progetti credibili ed efficaci.

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Questione numero due: più che discutere del contenitore (come suggerisce un bravo deputato del Pd, la task force nasce da due-tre spinte diverse e convergenti: la necessità di Bruxelles di avere qualcuno con cui interloquire in maniera seria, la volontà di Conte di sfuggire alla stretta dei partiti e la necessità dei ministri di evitare il rimpasto), occorrerebbe discutere finalmente del contenuto e magari dividersi non su come spendere i soldi ma su cosa fare per spenderli bene (la traduzione di Recovery fund in Italia è stata presa in maniera un po’ troppo letterale: un fondo di recupero non della nostra economia ma dei progetti polverosi abbandonati nei cassetti di qualche ministero).

 

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Il governo francese, due mesi fa, ha presentato in comode slide quali sono i settori che intende rafforzare nei prossimi due anni con i soldi europei. Il governo italiano doveva fare lo stesso a ottobre, a ottobre ha detto che lo avrebbe fatto a novembre, a novembre ha detto che lo farà a gennaio (arriverà prima il vaccino contro il Covid che il piano del governo per costruire il dopo Covid). La situazione è dunque grave, ma fino a che non comparirà un qualche adulto nella stanza dei bottoni continuerà a essere terribilmente poco seria. Svegliarsi, please.

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