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L'Eurogruppo vara il nuovo Mes. E per Di Maio, ora, diventa un problema di firma

Gualtieri a Bruxelles per l'ok al nuovo trattato, su cui Conte riferirà in Aula il 9 dicembre. E i sovranisti del M5s già annunciano voto contrario e organizzano la conta

Valerio Valentini

Spetterebbe al ministro degli Esteri, a gennaio, sottoscrivere il nuovo trattato. Ecco perché l'ex capo grillino vorrebbe placare l'inutile cagnara dei suoi sul Fondo salva stati: "Tanto i numeri in Parlamento non ci sono". Ma la fronda sovranista del M5s è pronta a votare in dissenso

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Qualcuno c’ha provato a squarciare il cielo di carta della propaganda. Quando i capigruppo di Camera e Senato, domenica, hanno riunito i parlamentari attesi dall’impegno dell’indomani, la verità indicibile è stata rivelata. “Ché l’urgenza di questa riforma del Mes sta nella creazione del backstop bancario”, ha spiegato il leader dei senatori del M5s, Ettore Licheri, che le materie europea le mastica. “E accogliendo questa richiesta della Germania, poi sarà più facile sbloccare lo stallo sul Recovery e sul bilancio”, ha aggiunto Sergio Battelli, presidente grillino della commissione Affari europei alla Camera. Insomma i più accorti lo sanno bene che ipotizzare fantomatici veti italiani in sede di Eurogruppo sulla riforma del Mes è pura velleità. E infatti in serata dall’Ecofin arriverà il via libera.

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Qualcuno c’ha provato a squarciare il cielo di carta della propaganda. Quando i capigruppo di Camera e Senato, domenica, hanno riunito i parlamentari attesi dall’impegno dell’indomani, la verità indicibile è stata rivelata. “Ché l’urgenza di questa riforma del Mes sta nella creazione del backstop bancario”, ha spiegato il leader dei senatori del M5s, Ettore Licheri, che le materie europea le mastica. “E accogliendo questa richiesta della Germania, poi sarà più facile sbloccare lo stallo sul Recovery e sul bilancio”, ha aggiunto Sergio Battelli, presidente grillino della commissione Affari europei alla Camera. Insomma i più accorti lo sanno bene che ipotizzare fantomatici veti italiani in sede di Eurogruppo sulla riforma del Mes è pura velleità. E infatti in serata dall’Ecofin arriverà il via libera.

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E però, nonostante l’ovvio sia stato svelato, ciò non basta a sedare i bollori parasovranisti della falange grillina dura e pura: quella che ancora ricorda delle promesse fatte in campagna elettorale nel 2018, quando nel programma di governo si scriveva che "il M5s si impegnerà per lo smabtellamento del Mes". Altro che riforma. E allora ecco che, durante l’audizione di Roberto Gualtieri in Parlamento, la recita procede secondo copione: Elio Lannutti, già noto per aver accostato la Merkel ai “nipotini di Hitler”, parla di “cleptocrazia della troika”; Alvise Maniero intima al ministro dell’Economia di non firmare la riforma, Raphanel Raduzzi e Laura Bottici corredano le critiche con ulteriori accuse, ulteriori sospetti per cui dietro a ogni manovra di Bruxelles ci sarebbe l’ombra di un burocrate desideroso di veder fallire l’Italia. E non contenti di venire smentiti nel merito da Gualtieri, subito cantano vittoria sui social, si vantano di aver spezzato le reni al ministro del Pd, gridano all’inciucio del Nazareno per far fuori gli irriducibili del grillismo. Al punto che a, metà pomeriggio, tocca a Vito Crimi correggere il tiro, ribadendo, sì, “l’assoluta contrarietà del M5s all’utilizzo del Mes”, ma precisando che “non intendiamo adottare un approccio ostruzionistico e non impediremo l’approvazione delle modifiche al trattato”. L’ovvio, appunto.

 

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Lo stesso che condivide pure Luigi Di Maio. Il quale infatti va ripetendo ai suoi parlamentari che accanirsi sul Mes è inutile, anche perché “i numeri per una sua eventuale attivazione, in Parlamento, non ci sono”. E dunque converrebbe semmai abbassare i toni, evitare isterismi che poi renderanno più complicata la ratifica del nuovo trattato, a metà gennaio. Anche perché Di Maio sa che, a rigore, la firma definitiva sul nuovo Mes spetterebbe al ministro degli Esteri. E passare, lui, come colui che sottoscrive l’abiura non sarebbe il massimo. 

 

Solo che, tra i parlamentari del M5s, la fronda oltranzista cresce. E così, in vista del voto in Aula del 9 dicembre, quando Giuseppe Conte verrà a riferire alla vigilia del Consiglio europeo, i falangisti anti-Mes già hanno fatto partire una petizione carbonara per vagliare la presentazione di una risoluzione alternativa a quella della maggioranza. "Non voterò mai una risoluzione che autorizzi a ratifica. È un trattato dannoso, pericoloso, anacronistico, e basta. Non va fatto, sopratutto ora. Come abbiamo sempre detto"; sentenzia Maniero. E quando poi, a gennaio, si voterà per la ratifica del trattato, la conta ci sarà per forza: “Lì è sicuro che voteremo contro”, dice Raduzzi

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