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cav. forever

Berlusconi ora gioca a governare

L'impressione è che Berlusconi ci sarà sempre, comunque vada a finire, oltre la politica e la biologia

Salvatore Merlo

I corteggiamenti di Zingaretti e lo sgambetto di Salvini. L’assente più presente della politica è riabilitato dai nemici politici e televisivi. Proprio come quei personaggi di Beckett che si manifestavano solo attraverso le bobine d’un magnetofono, anche Berlusconi infatti è tornato solido e ubiquo attraverso il solo uso della voce. È l’assente incombente

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Poiché il caso è notoriamente capriccioso – si diverte cioè con le inverosimiglianze e con la surrealtà – ecco che il luogo in cui l’apoteosi berlusconiana in questi giorni è totale, il luogo in cui il trionfo va in carrozza, è tra i nemici della sua vita, nei salotti televisivi che al Cavaliere hanno fatto la guerra, e persino nella segreteria del Pd un tempo Pds, insomma tra coloro i quali un tempo coltivavano la filosofia della diversità antropologica. E allora eccolo Silvio Berlusconi che domenica, dopo aver già ricevuto attestati da Carlo De Benedetti e Romano Prodi, va persino ospite telefonico da Fabio Fazio (“dottor Fazio le auguro decenni di permanenza televisiva”). Ed eccolo martedì sempre al telefono da Giovanni Floris, cinguettante con Ilaria Capua (“presidente, il suo ruolo è molto molto importante”).

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Poiché il caso è notoriamente capriccioso – si diverte cioè con le inverosimiglianze e con la surrealtà – ecco che il luogo in cui l’apoteosi berlusconiana in questi giorni è totale, il luogo in cui il trionfo va in carrozza, è tra i nemici della sua vita, nei salotti televisivi che al Cavaliere hanno fatto la guerra, e persino nella segreteria del Pd un tempo Pds, insomma tra coloro i quali un tempo coltivavano la filosofia della diversità antropologica. E allora eccolo Silvio Berlusconi che domenica, dopo aver già ricevuto attestati da Carlo De Benedetti e Romano Prodi, va persino ospite telefonico da Fabio Fazio (“dottor Fazio le auguro decenni di permanenza televisiva”). Ed eccolo martedì sempre al telefono da Giovanni Floris, cinguettante con Ilaria Capua (“presidente, il suo ruolo è molto molto importante”).

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E infine eccolo ancora, mercoledì, che viene invitato alla collaborazione parlamentare da Nicola Zingaretti. Una strana, forse inaspettata centralità riconquistata pur nella non presenza che – attenzione – non è ancora una assenza. E infatti il ricercatissimo Berlusconi si sente, ma non si vede. Parla a telefono con Fazio e con Floris, che lo coccolano mentre lo schermo televisivo manda in onda immagini di repertorio davanti a una sedia vuota: lui dieci anni fa a Palazzo Chigi, lui con George W. Bush, lui in Parlamento prima della decadenza dal Senato… C’è ma non c’è.

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E davvero mai, negli ultimi solidissimi trent’anni, il Cavaliere dev’essersi sentito così benvoluto, persino oggetto d’un fenomeno di riabilitazione, come adesso che però si muove nella dimensione dell’incorporeità. Proprio come quei personaggi di Beckett che si manifestavano solo attraverso le bobine d’un magnetofono, anche Berlusconi infatti è tornato solido e ubiquo attraverso il solo uso della voce. E’ l’assente incombente. Onnipresente nelle conversazioni tra leghisti e democratici, grillini e fratelli d’Italia, renziani e contiani. La sinistra lo riscopre, persino in televisione lì dove lo malediva: “Silvio I love you”.

 

Pure Giuseppe Conte dicono lo vorrebbe al governo al posto del mal sopportato Matteo Renzi. E forse anche Zingaretti la pensa così. Mentre Matteo Salvini al contrario si preoccupa (“Silvio stai attento”) e allora prova addirittura a fargli sentire, a modo suo, di che erba è fatta la scopa, al punto da far votare la Lega in Parlamento contro quella legge che serviva a proteggere Mediaset dai tentativi di scalata del colosso francese Vivendi.

 

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Ma come si fa a intimidire un uomo che ha fatto dell’incorporeità la sua cifra? Si può minacciare un corpo, ma con una voce come si fa? E infatti ieri, dalle colonne del Giornale di famiglia, persino Alessandro Sallusti, scriveva che “l’invito di Zingaretti a una stesura collegiale della legge Finanziaria è un segnale da non sottovalutare”. E d’altra parte al telefono con Fazio, Berlusconi – mentre intanto definiva Trump, beniamino di Salvini, “troppo arrogante” – l’aveva già detto: “Non ci sono limiti alla nostra disponibilità di collaborazione con il governo, purché sia per il bene dell’Italia”.

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Si accendono così i lumi e le leggende d’un uomo refrattario al capriccioso comportamento delle percentuali elettorali, alle arbitrarie mattane dei numeri, insomma incapace di subire la tirannia del tempo che passa, con le sue minacciose lancette. Solo Berlusconi poteva conquistare in vita il consenso dei suoi nemici. E ormai non gli serve nemmeno esserci per esistere. E’ un busto del Pincio. Anzi, l’impressione è che Berlusconi ci sarà sempre, comunque vada a finire, oltre la politica e la biologia. Silvio forever. Come Lenin nel mausoleo. Per sempre, attraverso un’efflorescenza, un’emanazione, una telefonata, un messaggio registrato al magnetofono. Una voce immortale e un conto in banca.

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