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Merkel. Von der Leyen. Harris. Lagarde. Ardern. E poi?

Il vaccino delle donne

La stagione di successo delle leadership femminili non riguarda solo la politica ma anche l’economia. Ecco i dati da sballo delle quotate europee guidate da donne. Ricordarsene in Italia anche per i vaccini

Claudio Cerasa

Se si mettono in fila le performance registrate tra la crisi del 2008 e la crisi del 2020 da ciascuna delle società quotate sullo Stoxx 600 (indice azionario composto da 600 delle principali capitalizzazioni di mercato europee) si scopre che le imprese con più donne ai livelli senior hanno avuto un rendimento relativo al valore delle azioni superiore a tutte le altre: più 2,5 per cento. L'analisi di Goldman Sachs e qualche lezione sul futuro italiano 

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Sharon Bell è una famosa analista di Goldman Sachs, ricopre dal 2015 il ruolo di Global Investment Research della banca d’affari più famosa del mondo e due giorni fa ha offerto al Financial Times un articolo suggestivo dedicato a un tema che è solo apparentemente di carattere economico e che potremmo grossolanamente sintetizzare così: la straordinaria centralità delle leadership femminili tra una crisi e l’altra dell’Europa.

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Sharon Bell è una famosa analista di Goldman Sachs, ricopre dal 2015 il ruolo di Global Investment Research della banca d’affari più famosa del mondo e due giorni fa ha offerto al Financial Times un articolo suggestivo dedicato a un tema che è solo apparentemente di carattere economico e che potremmo grossolanamente sintetizzare così: la straordinaria centralità delle leadership femminili tra una crisi e l’altra dell’Europa.

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Sharon Bell avrebbe potuto affrontare il tema concentrandosi sull’incredibile convergenza nel mondo, in questo momento, di leadership femminili capaci, nella stagione pandemica, di incarnare un modello positivo. Avrebbe potuto parlare del fatto che forse non è solo un caso che la Germania sia diventata il simbolo dell’Europa del futuro sotto la guida di una donna come Angela Merkel. Avrebbe potuto parlare del fatto che forse non è solo un caso che uno dei paesi  che ha saputo gestire meglio la pandemia, oltre alla Germania di Merkel, è la Nuova Zelanda di Jacinda Ardern. Avrebbe potuto parlare del fatto che forse non è solo un caso che l’Unione europea sia entrata in una grande stagione di integrazione grazie alla guida di una donna, come Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, e di un’altra donna come Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, che fino a oggi non ha fatto rimpiangere il suo illustre predecessore, Mario Draghi. Avrebbe potuto parlare del fatto che forse non è solo un caso che il candidato presidente più votato nella storia degli Stati Uniti sia anche il primo ad arrivare alla Casa Bianca con una donna, Kamala Harris, scelta come vicepresidente. Avrebbe potuto parlare di questo, e di molto altro, ma in realtà per argomentare la sua tesi, il modello positivo delle leadership femminili offerto tra una crisi e l’altra, Sharon Bell ha scelto una strada diversa che è quella dei numeri, delle azioni, dei mercati, della Borsa, delle aziende. E i numeri, dice Bell, ci dicono quanto segue: mettendo in fila le performance registrate tra la crisi del 2008 e la crisi del 2020 da ciascuna delle società quotate sullo Stoxx 600 (un indice azionario composto da 600 delle principali capitalizzazioni di mercato europee) si scoprirà che le imprese nel quartile più alto con più donne ai livelli senior hanno avuto un rendimento relativo al valore delle azioni superiore a tutte le altre: più 2,5 per cento (nel 2005, meno del 10 per cento dei membri del consiglio di amministrazione delle prime 600 società quotate in Europa erano donne, oggi quella cifra è superiore al 30 per cento).

  

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L’analista di Goldman Sachs, con onestà, nota che nei mesi specifici della pandemia le società che hanno performato meglio tra il 2008 e il 2020 hanno avuto qualche problema in più di altre per questioni legate al fatto che i settori specifici in cui le donne hanno ruoli di leadership sono proprio i settori più colpiti dalla pandemia (i servizi). Ma seguire il filo del ragionamento di Sharon Bell è interessante anche per un’altra ragione che ha a che fare con la conclusione dell’analisi: perché le società guidate da donne hanno performato più di quelle guidate da uomini? Potrebbe essere qualcosa legato a un approccio diverso della leadership femminile? Potrebbe essere  qualcosa legato a una capacità migliore di integrare i talenti? Forse. Ma ciò che si può dire dai dati raccolti da Goldman Sachs è qualcosa di più: il fatto che tra una crisi e l’altra le aziende andate meglio sui mercati siano quelle guidate da donne non è necessariamente l’effetto di un super potere della leadership femminile (o almeno non solo) ma è il segnale della presenza di un'azienda capace più di altre di premiare il merito.

 

Sintesi del Financial Times: “Companies with more women on board perform better”. Varrebbe la pena forse di pensarci anche in Italia prima di affidare la gestione dei vaccini a un signore che, non essendo stato in grado di aiutare le scuole con i banchi promessi, non si capisce come possa essere in grado ora di non trasformare i vaccini nei nuovi banchi a rotelle. 

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