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stati confusionali

Così Crimi vuole evitare il voto sul limite dei due mandati

Dopo la riunione coi "facilitatori regionali" di ieri, sembra chiaro che il capo politico del M5s voglia scongiurare l'abbattimento dell'ultimo totem identitario

Valerio Valentini

Stati generali, dibattiti generalissimi. Le riunioni provinciali degli attivisti del M5s produrranno dei documenti di sintesi da portare all'assemblea nazionale del 7 novembre. Ma non ci saranno quesiti specifici: anche per evitare che si metta in discussione il vincolo tanto caro a Casaleggio

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Più che ribadire il punto, Vito Crimi s'è premurato di evitarlo, il punto. Che è poi quello che più di tutti preoccupa e angoscia, nel mondo del M5s. Perché il limite dei due mandati è forse l'ultimo, residuo, tratto distintivo di un movimento che, con buona pace del suo figlio padrone Davide Casaleggio, s'è ormai omologato in tutto e per tutto ai partiti tradizionali. Ed è a quel feticcio che gli attivisti s'aggrappano per illudersi ancora della loro diversità antropologica rispetto agli iscritti di tutte le altre forze politiche; è nel mantenimento di quel vincolo che le nuove leve del M5s, eletti alla loro prima legislatura, sperano per poter liquidare i loro colleghi più anziani e farsi largo tra le prime file; ed è quello lo spauracchio peggiore per i grillini di più lungo corso, quelli arrivati al loro secondo giro di giostra e vedono quella regola come la prefigurazione del ritorno alla loro vita passata, la rinegoziazione del mutuo, quell'anonima fatica quotidiana che a vederla dagli scranni del Parlamento non deve apparire granché auspicabile. 

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Più che ribadire il punto, Vito Crimi s'è premurato di evitarlo, il punto. Che è poi quello che più di tutti preoccupa e angoscia, nel mondo del M5s. Perché il limite dei due mandati è forse l'ultimo, residuo, tratto distintivo di un movimento che, con buona pace del suo figlio padrone Davide Casaleggio, s'è ormai omologato in tutto e per tutto ai partiti tradizionali. Ed è a quel feticcio che gli attivisti s'aggrappano per illudersi ancora della loro diversità antropologica rispetto agli iscritti di tutte le altre forze politiche; è nel mantenimento di quel vincolo che le nuove leve del M5s, eletti alla loro prima legislatura, sperano per poter liquidare i loro colleghi più anziani e farsi largo tra le prime file; ed è quello lo spauracchio peggiore per i grillini di più lungo corso, quelli arrivati al loro secondo giro di giostra e vedono quella regola come la prefigurazione del ritorno alla loro vita passata, la rinegoziazione del mutuo, quell'anonima fatica quotidiana che a vederla dagli scranni del Parlamento non deve apparire granché auspicabile. 

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E così ieri pomeriggio, durante la riunione che il reggente aveva convocato per coordinare i cosiddetti "facilitatori regionali", questa schiera di funzionari nell'organigramma evanescente del M5s a cui è demandato il compito di organizzare l'avvicinamento agli Stati generali del 7 novembre, il tema dei due mandati è rimasto sospeso a mezz'aria, senza che nessuno osasse pretendere dal capo politico pro tempore una risposta chiara. Anzi, Crimi ha deciso di scansarla del tutto, la rogna. E ha spiegato che le discussioni sui territori, le riunioni provinciali e interprovinciali che si terranno a fine ottobre in tutt'Italia, dovranno svolgersi non intorno a dei quesiti precisi (alleanze sì o no? capo politico unico o leadership collegiale?), come alcuni facilitatori chiedevano, ma "in modo più fluido". Discussioni libere, dunque, col conseguente rischio dello sfogatoio collettivo (dalla cura del verde pubblico all'uscito dall'euro), da sviluppare sulla base di tre tracce: la nuova organizzazione del M5s, i nuovi valori programmatici, le nuove regole interne. Spetterà poi ai facilitatori redigere dei documenti di sintesi delle varie province, che potranno poi essere ulteriormente sintetizzati a livello regionale, per poi diventare oggetto di dibattito – e di polemica – nell'assemblea nazionale di Roma del 7 e 8 novembre. "Ci saranno delle griglie tematiche, che però non saranno stringenti", dicono ora dallo staff di Crimi.

 

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Perché, dunque, evitare di indicare dei quesiti specifici? Proprio per scongiurare il rischio, inevitabile, che a quel punto ci si accanisca intorno al rebus dei due mandati. "Quel tema è fuori discussione", ha ribadito Crimi nei giorni scorsi, che del resto interpreta così la convinzione di Casaleggio jr, che poi è la stessa di Casaleggio sr, e che consiste nel dire che "ogni volta che deroghi una norma, la cancelli". E se è vero che tanti altri tabù inviolabili sono stati soppressi, quello dei due mandati ha evidentemente una virtù irrinunciabile, per il proprietario di Rousseau: perché il ricambio ciclico e continuo dei leader veri e presunti del M5s permette che l'unica figura centrale e inamovibile, nella stanza dei bottoni del grillismo, sia proprio lui: Davide Casaleggio. E chissà allora cosa ne pensa Luigi Di Maio, nel sapere che tra due anni e poco più, la sua carriera di politico eletto dovrà considerarsi conclusa. 

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