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Ecco perché ora è il Pd che, nelle città, non digerisce le alleanze col M5s

Gli esperimenti in Campania, e il surreale ballottaggio a Matera. I dirigenti locali del Pd non gradiscono il corteggiamento fuori tempo massimo del M5s

Valerio Valentini

Ora che sono allo sbando, Di Maio e soci chiedono accordi territoriali per le amministrative del 2021. Ma da Roma a Torino, passando per Napoli, i dirigenti locali dem pongono veti e obiezioni. Il nodo irrisolvibile della Raggi

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Ora che sono loro, gli oltranzisti dell’autonomia, i fanatici dell’isolazionismo, a cercarli, a lusingarli, a offrirsi accondiscendenti alle ragioni dell’alleanza, a tanti del Pd verrebbe quasi da mandarli al diavolo, i grillini. “Quando glielo chiedevamo, ci dicevano che erano i territori a dover decidere, ora invece sono loro, da Roma, a disegnare accordi in giro per l’Italia”, ripetono gli uomini vicino a Nicola Zingaretti. Il quale, però, sa che la politica è arte del mediare, rinunciare a stravincere quando s’è già vinto, e insomma sa che un certo accomodamento, col M5s, bisogna trovarlo, in vista delle amministrative dell’anno prossimo. Se non fosse che, dovunque si volti e si giri, il segretario riceve i mugugni dei suoi, da Palermo a Torino

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Ora che sono loro, gli oltranzisti dell’autonomia, i fanatici dell’isolazionismo, a cercarli, a lusingarli, a offrirsi accondiscendenti alle ragioni dell’alleanza, a tanti del Pd verrebbe quasi da mandarli al diavolo, i grillini. “Quando glielo chiedevamo, ci dicevano che erano i territori a dover decidere, ora invece sono loro, da Roma, a disegnare accordi in giro per l’Italia”, ripetono gli uomini vicino a Nicola Zingaretti. Il quale, però, sa che la politica è arte del mediare, rinunciare a stravincere quando s’è già vinto, e insomma sa che un certo accomodamento, col M5s, bisogna trovarlo, in vista delle amministrative dell’anno prossimo. Se non fosse che, dovunque si volti e si giri, il segretario riceve i mugugni dei suoi, da Palermo a Torino

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Nel capoluogo piemontese, per dire, dove il grillismo responsabile di Chiara Appendino s’è rivelato in tutta la sua inconsistenza, al solo orecchiare di “accordi segreti” in base ai quali bisognerebbe scegliere coi grillini il prossimo sindaco, ieri mattina è scoppiato il pandemonio. E di tutta risposta la direzione regionale del Pd ha deciso che lunedì si procederà ad approvare il regolamento per indire le primarie di centrosinistra. E lo si farà sapendo che neanche in quel modo, però, il rischio dell’accordo giallorosso verrà scongiurato. Perché il buon Sergio Chiamparino, e non solo lui tra i grandi vecchi del Pd locale, lavora da tempo alla candidatura di Guido Saracco, il rettore del Politecnico che già viene ribattezzato, per le vie della città, “l’ingegnere del popolo”: riferimento evidente alla sua figura di civico che potrebbe riconciliare dem e grillini, un po’ come Giuseppe Conte a Roma. Candidare Saracco, figura istituzionale molto gradita alla Appendino, significherebbe preparare il terreno a una convergenza giallorossa, magari in vista di un probabile ballottaggio. Uno scenario che però in tanti, soprattutto tra i giovani del Pd, vedono come una iattura da scacciare, magari ricorrendo a una candidatura più politica, come quella del senatore Mauro Laus o dell’attuale capogruppo in Sala Rossa, quello Stefano Lo Russo che insegna pure al Politecnico. 

 

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A Napoli, invece, un’intesa pare più probabile, non fosse altro che per la convinzione diffusa tra i maggiorenti locali che senza un candidato in grado di attrarre il plebeismo solleticato da Luigi De Magistris si rischia di regalare terreno alla destra. Anche in questo senso vanno letti i vari esperimenti fatti nella provincia partenopea, da Caivano fino a Pomigliano, in questa tornata di amministrative, grazie alle buone relazioni intessute dal dimaiano Luigi Iovino col segretario provinciale dem Marco Sarracino, ben disposto verso la teoria dell’amalgama giallorossa come il suo mentore Andrea Orlando. Certo, ci sarà da convincere Vincenzo De Luca, che all’idea di scendere a patti col M5s non si rassegna, e per scombinare i piani di chi quei patti li caldeggia potrebbe arrivare a imporre una candidatura alternativa, arrivando magari a quella conta delle primarie di cui la segreteria cittadina non vuole neppure sentire parlare. E forse è proprio per ammorbidire la contrarietà di De Luca, in vista delle comunali del 2011, che Di Maio ha preteso dalla sua fedelissima in regione, Valeria Ciarambino, di aprire una stagione nuova, con l’odiatissimo governatore: una stagione, se non di cordialità, quantomeno di non belligeranza. Un po’ come in Puglia, dove Michele Emiliano non ha deposto l’ambizione di coinvolgere i consiglieri grillini nella sua maggioranza: e infatti ieri ne ha voluti incontrare più d’uno, per sondarne umori e intenzioni.

  

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Sullo sfondo, c’è la partita più importante: quella di Roma. Su cui, a dispetto delle dichiarazioni d’intenti, tra i vertici nazionali del M5s inizia a diffondersi un certo pessimismo sulla ricandidatura di Virginia Raggi. Farla recedere dalle sue velleità sarà complicato, ma certo un accordo col Pd sulla sua figura è impensabile. “Le possibilità sono meno di zero”, sentenziava il segretario cittadino del Pd, Andrea Casu, lunedì scorso, mentre al Nazareno si festeggiava ancora per gli scrutini in corso. E già si vocifera di una possibile soluzione per scompaginare la già scalcagnata pattuglia del M5s capitolino: e cioè una tornata di primarie in cui, a correre, sarebbe anche un nome che ammicchi al mondo grillino. Qualcuno pronuncia a mezza bocca quello di Luca Bergamo, vicesindaco della Raggi ma di vecchia affiliazione veltroniana, che però si schermisce con fermezza: “E’ un’ipotesi che non esiste”. 

 

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E in attesa di capire come evolveranno le trattative a Milano e Bologna – dove comunque la voce in capitolo dei grillini potrà essere ben poca – qualche esperimento lo si tenterà già nei prossimi giorni. Non senza cedimenti al situazionismo, com’è d’obbligo quando si ha a che fare col M5s. Il cui candidato sindaco di Matera, ad esempio, arrivato secondo in una competizione che si risolverà al ballottaggio, potrebbe ora ricevere il sostegno di un paio di liste di centrosinistra presentatesi divise alle elezioni. “Se, almeno al secondo turno, si volesse riproporre l’alleanza di governo, io che sono uomo di governo non potrei che compiacermene”, dice il sottosegretario ai Trasporti Salvatore Margiotta, lucano del Pd. E lo dice con una punta d’amarezza, visto che al primo turno è stato lo stesso candidato grillino, Domenico Bennardi, a schifare il sostegno di alcune figure del centrosinistra locali. Vecchi arnesi, li aveva considerati. Ora dovrà chiedergli i voti. Coi grillini funziona così.

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